Nel sessantesimo anniversario della storica enciclica di Giovanni xxiii «Pacem in terris»

Rilettura di drammatica attualità

 Rilettura  di drammatica attualità  QUO-076
31 marzo 2023

La formazione dell’enciclica, il testo della stessa e i commenti dei Pontefici successori di Giovanni xxiii: è articolato in tre capitoli Pacem in Terris, volumetto curato dal religioso rogazionista reggente della Prefettura della Casa pontificia (Edizioni Viverein, Monopoli, 2023, pagine 134), dato alle stampe in occasione del 60° anniversario della pubblicazione dello storico documento di Papa Roncalli. Di seguito l’introduzione dell’autore.

La prima guerra mondiale fu definita «la guerra per terminare tutte le guerre» (H.G. Wells). E, tuttavia, gli uomini hanno usato il ventesimo secolo per decimare sistematicamente la vita umana, con tante altre guerre e con l’aumento di arsenali sempre più massicci e sofisticati di armi.

Così che qualcuno, amaramente, ha dovuto ammettere che «la guerra non ci lascerà mai!».

Uno studio dell’Institute for Economics and peace (iep) rileva che solo undici Paesi, dalla Svizzera al Botswana, sono senza guerre o del tutto privi di conflitti.

Ed è stato anche calcolato che dalla fine della prima guerra mondiale l’umanità ha potuto godere solo di due settimane senza guerre.

E Papa Francesco ripete spesso che «stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzetti» (18 dicembre 2022). E, ancora: «La guerra è una pazzia della quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione. Dopo la prima guerra mondiale ce n’è stata un’altra mondiale e tante altre sono in corso... La risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte» (14 settembre 2014).

Dobbiamo guardarci dal rischio dell’assuefazione dell’abitudine alla guerra. Un giornale titolava: «Il silenzio uccide in 169 guerre. Nel disinteresse totale del mondo, ogni anno si combattono conflitti nascosti o ben lontani dai riflettori dei media».

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La guerra in Ucraina ha reso la fine del mondo imminente. L’Armagheddon segnato dall’Orologio dell’Apocalisse — il Doomsday clock, creato nel 1947, durante la Guerra fredda, che scandisce il tempo che l’umanità ha davanti a sé per evitare una catastrofe dovuta alle armi nucleari o ai cambiamenti climatici — è stato anticipato: mancano 90 secondi a mezzanotte, rispetto ai 100 indicati nel 2022.

L’orologio viene aggiornato ogni anno, e con lo spostamento in avanti delle lancette gli esperti del Bullettin of Atomic Scientists hanno voluto segnalare che l’apocalisse non è mai stata così vicina.

Si deve dare ragione all’economista e filantropo statunitense Warren Buffett, che ha detto: «Quello che abbiamo imparato dalla storia è che le persone non imparano nulla dalla storia». Ma senza comprendere la storia, non si può parlare di futuro.

E siamo ancora oggi a parlare di guerra!

E Papa Francesco mette in guardia che «con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra, tutto è sconfitto» (23 marzo 2022). E, ancora: «La pagina storica del primo conflitto mondiale è per tutti un severo monito a respingere la cultura della guerra e a ricercare ogni mezzo legittimo per porre fine ai conflitti che ancora insanguinano parecchie regioni del mondo. Sembra che noi non impariamo... investiamo sulla pace, non sulla guerra» (11 novembre 2018).

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In questa situazione critica è sembrato utile, allora, ripresentare l’Enciclica Pacem in terris del Santo Papa Giovanni xxiii , nel 60° anniversario della pubblicazione.

Con questo documento, rivolto per la prima volta «a tutti gli uomini di buona volontà», Papa Giovanni si proponeva di esporre il bene della pace, analizzando e denunciando i mali che la contrastano in campo socio-politico, ambientale, economico-finanziario, alimentare, occupazionale, familiare.

La casa della pace si fonda su quattro pilastri: la verità, la giustizia, la solidarietà operante e la libertà.

Promuovendo questi principi, l’azione della Chiesa non ha un carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone. Ricordando a tutti che la pace non è un sogno, né utopia, ma è cosa possibile.

Seguendo l’insegnamento di Giovanni xxiii , l’8 dicembre 1967 Paolo vi annunciava l’istituzione della Giornata mondiale della Pace, da celebrarsi ogni anno il 1° gennaio. «La pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei popoli, una nuova mentalità circa l’uomo e i suoi doveri e i suoi destini», scriveva Papa Montini.

La causa della pace è tuttora in pericolo. Giovanni xxiii e, dopo di lui, i suoi Successori, non cessano di invitare tutte le parti in causa a fermarsi, finché c’è tempo.

Il mondo aspetta e chiede pace; il mondo ha bisogno di pace; il mondo esige pace, vera, stabile, duratura, dopo tutte le sofferenze di tante guerre che continuano a sconvolgere le vite di tante popolazioni.

La pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita: la verità, la giustizia, la libertà, l’amore.

Per questo, occorre sempre parlare di pace. Occorre educare il mondo ad amare la pace, a costruirla, a difenderla; perché il mondo non può rinunciare al suo sogno di pace universale.

Il Concilio Ecumenico Vaticano ii , aperto da Giovanni xxiii , scrive nella Gaudium et spes: «Tutti i cristiani sono pressantemente chiamati a praticare la verità nell’amore e ad unirsi a tutti gli uomini sinceramente amanti della pace per implorarla dal cielo e per attuarla» (n. 79).

Dobbiamo riflettere su quanto scriveva Don Primo Mazzolari, altra figura profetica con Giovanni xxiii : «Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi o di quelli, ma di tutti. Se dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di colpa... Il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace; fare la pace è la sua vocazione!».

La rilettura della Pacem in Terris, tornata di drammatica attualità, ci ricorda che non vi è civiltà senza pace; che la pace è doverosa, è possibile. Che la pace si afferma solo con la pace!

di Leonardo Sapienza