Il parroco di Rho racconta emozioni e ricordi dopo l’udienza con Papa Francesco

Quel missionario
“in incognito” che voleva conoscere l’oratorio

 Quel missionario “in incognito” che voleva conoscere l’oratorio  QUO-075
30 marzo 2023

Papa Francesco come sempre ha superato abbondantemente i nostri desideri e le nostre aspettative. L’incontro di sabato 25 marzo, preparato con tutte le due comunità — la parrocchia di San Giovanni Battista e la parrocchia di Sant’Ambrogio ad Nemus in Passirana — per rispondere al suo desiderio di conoscere le persone di questa porzione di chiesa della città di Rho, è stata una vera benedizione del Signore.

Le nostre comunità si sono sentite chiamate ad un incontro con il Papa e soprattutto desiderate. Abbiamo davvero sperimentato cosa significa essere sorpresi dai gesti e dalle parole del nostro Santo Padre. Io stesso posso affermare, pur conoscendolo da tanti anni, di essere rimasto senza parole per il suo affetto, la sua stima, la sua gratitudine, la sua riconoscenza.

Ancora oggi mi ritorna alla mente quel pomeriggio di aprile, in cui tutto è iniziato. Una mia catechista mi chiese se avevo tempo da dedicare ad un missionario suo amico, perché voleva sapere cosa fosse l’oratorio. Rimase per tre ore ad ascoltare e a fare domande, sul perché e su come l’oratorio insegni innanzitutto uno stile di amicizia con Gesù e prepari alla vita, prima di fare tante iniziative. Poi la rivelazione: era il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. E l’indicazione di non dirlo a nessuno.

Dopo è stato silenzio fino a quando non è stato eletto Papa. E allora, in un incontro voluto dalla Provvidenza, mentre ero responsabile diocesano dell’insegnamento della religione cattolica e della pastorale scolastica dell’arcidiocesi di Milano, lui mi ha riconosciuto. E da quel momento è continuato questo dialogo, questo affetto, questa dimostrazione di sincera stima. Non solo: egli è davvero un “padre” che accompagna e segue i figli che il Signore gli affida, avendo cura innanzitutto della loro fede affinché il fuoco dell’amore e della speranza rimanga acceso e possa illuminare e riscaldare tanti altri.

Si è sempre preoccupato anche della mia salute! Ed è bello e consolante provare la certezza di essere nel suo cuore e nei suoi pensieri: tutti e ciascuno lo sono per come hanno bisogno di essere accompagnati.

Francesco ha apprezzato tantissimo il fatto che le nostre comunità hanno promosso delle collette, molto discrete e riservate, per poter portare a Roma tante famiglie che non avrebbero mai potuto partecipare al pellegrinaggio a causa delle loro particolari condizioni economiche. Tra noi c’erano anche famiglie che stavano attraversando momenti di particolare fatica: la perdita di un figlio o di una figlia molto piccoli, le persone ammalate e soprattutto coloro che portano il segno della disabilità nella loro esistenza fin dalla nascita.

Il motivo di questo incontro così speciale è nato proprio grazie ai nostri ragazzi: durante l’estate il Papa mi ha chiamato, come fa abitualmente, e l’entusiasmo, la gioia, il saluto e le grida dei ragazzi gli hanno fatto dire: «Ora è arrivato il momento di conoscere le tue parrocchie». E tutto questo è avvenuto grazie al suo desiderio di camminare a fianco del suo popolo. Noi ne avevamo bisogno, perché le nostre due parrocchie di periferia hanno vissuto anche il trauma di vedere 30 persone arrestate e incriminate con l’accusa di appartenere alla malavita organizzata. E quella mattina in Vaticano, in mezzo a quel popolo, c’erano 500 ragazzi, da un anno di vita fino a vent’anni: sono loro il segno di speranza più concreto e più vero che dà slancio al cammino delle nostre comunità.

Papa Francesco è riuscito a riaccendere in noi il desiderio di cercare sempre Gesù come compagno di viaggio. Ma non solo. Ha riacceso la voglia di farlo conoscere a tanti altri, perché Gesù è davvero necessario perché la nostra vita sia piena di gioia e di amore.

La sua passione per i ragazzi e i giovani sprona sempre di più tutti noi a continuare a metterci a servizio dei bambini e della gioventù! Grazie, caro Papa Francesco, ci vedremo a Lisbona con i giovani! Sappia che ora ancora di più preghiamo per lei, perché tutta la Chiesa ha bisogno di averla come guida e sostegno nel cammino della vita.

di Michele Di Tolve
Parroco di San Giovanni Battista e di Sant’Ambrogio ad Nemus in Passirana di Rho