L’idea di due giovani in Kenya: i rifiuti elettronici diventano protesi bioniche

Oltre la logica dello scarto

David Gathu (L), 30, and Moses Kiuna (R), 29, both self-taught innovators, demonstrate the operation ...
24 marzo 2023

Nella Laudato si’ Papa Francesco fa esplicito riferimento all’imperante «cultura dello scarto» che oggi esclude «tanto gli esseri umani» quanto «le cose che si trasformano velocemente in spazzatura».

Un importante spunto di riflessione a riguardo arriva dal Kenya, dove due giovani autodidatti, innovatori e creativi, hanno sviluppato un braccio bionico con materiale di scarto elettronico raccolto nelle discariche.

In base agli ultimi dati dell’Oms, al mondo ci sono circa 40 milioni di persone che necessitano di una protesi. L’80 per cento vive in Paesi in via di sviluppo e solo una persona su dieci ha accesso ad ausili appropriati che consentono di recuperare parte della disabilità.

I cugini kenioti Moses Kiuna, 29 anni, e David Gathu, 30 anni, sono riusciti a dare una seconda vita ai rifiuti elettronici, costruendo una protesi dopo che il loro vicino di casa aveva perso un braccio in un incidente sul lavoro. Il dispositivo utilizza una cuffia per captare i segnali del cervello e convertirli in corrente elettrica, che viene poi inviata a un trasmettitore che trasmette i comandi al braccio in modalità wireless. Il tutto in meno di due secondi.

«Abbiamo notato che il Kenya importa protesi costose», dicono. «Così ci siamo chiesti: come possiamo risolvere il problema?» E la risposta è arrivata da un luogo insolito: la discarica.

I cugini hanno così setacciato le discariche della capitale keniota, Nairobi, alla ricerca di rifiuti elettronici da riutilizzare. E con i vari pezzi sono poi riusciti a costruire il braccio bionico, che ha permesso al loro vicino di recuperare la funzionalità motoria. E di tornare al lavoro. (francesco citterich)