La celebrazione presieduta da Francesco a Santa Maria delle Grazie per l’iniziativa “24 ore per il Signore”

Pregando
e facendo penitenza
come una grande famiglia

 Pregando e facendo penitenza come una grande famiglia  QUO-069
23 marzo 2023

La visita di Papa Francesco, venerdì scorso 17 marzo, nella parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, in occasione dell’iniziativa “24 0re per il Signore”, è stata una esperienza indimenticabile per tutta la comunità. Da parroco, non potrò mai scordare quelle due ore di preghiera, silenzio, raccoglimento, cariche di emozioni, ma soprattutto ricche della presenza del Signore.

Lo devo riconoscere con sincerità: la preparazione dell’iniziativa non è stata semplice, anche perché è stato mio vivo desiderio coinvolgere tutti i gruppi parrocchiali e l’intero presbiterio che mi aiuta e sostiene nella pastorale. Il risultato, però, mi ha ripagato veramente di ogni sforzo. Lo so bene: alla fine, i frutti di questo evento, li conosce in pienezza solo il Signore, ma sono certo che molto è stato seminato.

Non nascondo che mi sono emozionato nel vedere il Papa giungere in parrocchia e varcare la soglia della chiesa. Sono rimasto edificato dalla semplicità e dall’affabilità del Pontefice che ha voluto idealmente abbracciare le tante persone che non sono riuscite ad entrare in chiesa e sono rimaste nella piazza antistante. Ho riconosciuto nei suoi occhi il vivo desiderio di salutare tutti, di non escludere nessuno. E così ho ripensato alla scena evangelica del Signore Gesù, il buon Pastore, che guardava con occhi ricolmi di misericordia e amore il suo popolo.

Toccante il momento della venerazione della sacra icona della Madonna delle Grazie: il Papa ha compiuto questo gesto entrato in chiesa: ho visto nella sua espressione quella di un figlio che, con tenerezza, guarda alla Madre chiedendo il suo aiuto per poter compiere la missione a lui affidata.

L’altro tratto umano che ho potuto leggere nell’espressione del volto e nelle parole del Papa è stato la vicinanza alla mia persona e a tutto il presbiterio. Il Pontefice è riuscito a cogliere anche la mia tensione, dovuta alla responsabilità di accogliere il vescovo di Roma, e l’ha fatta sciogliere con il suo sorriso e con la sua parola, carica di simpatia e affabilità.

Il mio sguardo si è poi rivolto alla tanta gente che, fin dalle prime ore del pomeriggio, ha affollato la chiesa parrocchiale. C’erano rappresentanti dei gruppi parrocchiali, dal post-Cresima fino ai giovani, agli adulti, agli anziani. C’erano le religiose che vivono nel quartiere, ma anche i volontari dei gruppi della carità e della solidarietà che animano la vita parrocchiale, unitamente agli scout.

Ho letto negli sguardi di tutti tanta partecipazione vera e sincera all’intenso momento liturgico. Infatti, dalla gioia iniziale dell’accoglienza si è passati subito al raccoglimento e al silenzio della preghiera. Tutti, con naturalezza, sono entrati nel clima della penitenza e dell’adorazione. C’erano, poi, venticinque confessori che, insieme al Papa, hanno dato il perdono di Dio ai tanti che hanno celebrato il sacramento della Confessione, mentre tutti adoravano il Signore nel sacramento dell’Eucaristia.

La parola del Papa è risuonata nei cuori e molti hanno potuto fare esperienza della misericordia di Dio, contando sul fatto che, come ha detto il vescovo di Roma, la confessione non è una tortura, ma è l’abbraccio amorevole del Signore che si piega sulle nostre fragilità e ci dona il balsamo della sua amicizia. Lo scriveva sant’Agostino: «Un po’ di indulgenza, ti supplico: mio Signore, dimmi che cosa sei per me. Dillo a quest’anima: sono la tua salvezza» (cfr. Le Confessioni 1, 1.5).

Questa indulgenza, questa misericordia, questa compassione sono state la grazia di Dio che si è a lungo protratta nella comunità parrocchiale. Con mia gradita meraviglia, il Papa si è fermato più del previsto, ha pregato con noi e per noi, e poi ha voluto salutare tutti. Questa testimonianza non si è esaurita nel pomeriggio di quel venerdì, ma è entrata nei cuori dei parrocchiani e ancora oggi sono tanti i positivi commenti che mi giungono.

Il popolo di Dio, che sa fiutare la presenza dello Spirito Santo, ha continuato a ringraziare per il dono di questa visita e per i propositi di bene che ha suscitato nei cuori. Sono rimasto anch’io molto contento e, a esser sincero, nel rendere grazie al Signore, ripetevo con gioia: «Grazie. mio Dio, non so perché proprio a me, ma i tuoi progetti sempre mi sorprendono e mi superano!».

Non è stato per me difficile scorgere il piano della divina Provvidenza su questa parrocchia che, pur essendo a due passi dal Vaticano, respira l’aria della periferia, sente e avverte la necessità di andare incontro agli ultimi e di testimoniare la bellezza del Vangelo di Cristo.

Ora però so anche che, spenti i riflettori sull’incontro, bisognerà proseguire nel cammino, facendo nostre le parole del Papa e proseguendo nell’evangelizzazione.

In questo percorso, il vescovo di Roma ci ha indicato la centralità della confessione, quale luogo dell’amore concreto di Dio, e dell’Eucaristia, quale segno della prossimità del Signore che è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Su questo duplice binario, unitamente all’intera diocesi di Roma, siamo tutti chiamati a camminare, perché solo l’incontro personale con Cristo cambia la vita e dona al mondo la vera e autentica pace del cuore.

Il cammino sinodale, che anche la nostra comunità sta vivendo, soprattutto nell’ascolto delle esigenze e delle necessità delle tante famiglie che compongono la parrocchia, certamente contribuirà a far crescere in noi quel clima di famiglia e di autentica fraternità che ho avvertito durante l’incontro con il Papa.

Per questo, mi sento di ringraziare ciascun sacerdote che compone il nostro presbiterio, così come l’arcivescovo Rino Fisichella e i suoi collaboratori che hanno reso possibile questo inatteso, e prolungato, momento di preghiera.

Ma il ringraziamento più grande va a Lei, la Vergine Maria, Madonna delle Grazie, sotto la cui protezione, ogni giorno, affido il nostro vescovo, la Chiesa che è in Roma e questa bella comunità parrocchiale.

di Antonio Raimondo Fois
Parroco di Santa Maria delle Grazie al Trionfale