Il cardinale Sandri nella memoria di san Brochero

Povero tra i poveri
vicino al popolo

 Povero tra i poveri vicino al popolo  QUO-067
21 marzo 2023

Fragile come tutti, José Gabriel del Rosario Brochero — più noto come il “cura Brochero” — è uscito «dalla grotta dell’egoismo, ha superato la sua comodità e si è dato alla morte per il Regno, per il bene comune, per la dignità che ogni persona merita come figlio di Dio». Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri durante la messa celebrata sabato 18 marzo presso la chiesa nazionale argentina a Roma, in occasione della memoria liturgica del santo argentino e per i dieci anni di pontificato di Papa Francesco

Davanti alla vita e all’opera di Brochero, che girò continuamente il suo Paese per annunciare il Vangelo della misericordia, non resta che un silenzio di ammirazione e un sussulto di conversione per imitarlo, ha affermato il porporato, ricordando che egli si fece «povero tra i poveri, vicino a Dio e al popolo, carezza di Dio per il nostro sofferente popolo». A dorso di mulo, «non ha mai vacillato, cercando i suoi fedeli casa per casa e invitandoli agli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola». Usciva senza sosta «per incontrare i suoi fratelli e sorelle». Li incontrava a messa o durante delle conversazioni semplici e spontanee. La sua azione pastorale era «incentrata sulla preghiera davanti a Gesù crocifisso, sulla pratica degli Esercizi spirituali, sulla confessione con cui la grande misericordia del nostro Buon Pastore ci consola».

Dopo aver illustrato alcuni aspetti carismatici e pastorali del santo, il vice-decano del Collegio cardinalizio ha voluto ricordare il decimo anniversario del pontificato di Papa Francesco, chiedendosi se non vi siano, pur «con le dovute proporzioni, tante coincidenze» tra il cura Brochero e «la persona e il magistero del nostro Papa».

Con il nome del Poverello, come vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro, Francesco «ha vissuto questi anni, forse ricordando l’ardore missionario del cura Brochero, figlio dell’amata provincia di Córdoba, ed evocando nel suo cuore il giovane gesuita che voleva andare come san Francesco Saverio in India o in Cina». È questa la ragione dei «suoi viaggi apostolici: incontrare la gente, i poveri e gli emarginati, proclamare la dignità di ogni essere umano, soprattutto degli scartati e dei dimenticati».

Nel rileggere e approfondire l’eredità di questi dieci anni trascorsi dall’elezione di Francesco, il porporato ha affermato che si tratta di un «pontificato storico», non solo perché il Papa è argentino, «perché è il primo latinoamericano, perché è un gesuita, ma anche perché, dopo secoli, è succeduto a un Papa» che ha rinunciato al ministero petrino, «agendo con delicatezza e generosità in una convivenza senza precedenti con un Papa emerito per 10 anni».

Sandri ha, quindi, elencato alcuni elementi essenziali che ritiene siano «il cuore del suo impegno». A cominciare dal convertire tutto al Vangelo di Gesù, «senza fretta, ma con un ritmo senza pause: convertirci tutti al nostro battesimo, essere discepoli e missionari, cambiare le strutture della Curia romana, delle Conferenze episcopali e di tutte le strutture della Chiesa alla luce del Vangelo e della sinodalità apostolica». In pratica, convertire «il mondo alla difesa del creato, al rispetto della libertà e della dignità umana senza discriminazioni e, soprattutto in questi tempi di guerra e di conflitto, alla rinuncia alla violenza e all’oppressione, ricreando un mondo di giustizia e di fraternità senza esclusioni».