La buona notizia
Il Vangelo della V domenica di Quaresima (Gv 11, 1-45)

I neuroni specchio di Gesù

 I neuroni  specchio di Gesù  QUO-067
21 marzo 2023

Anche Gesù aveva i neuroni specchio. E gli funzionavano da Dio, a quanto pare. Come quando stava di fronte alla tomba dell’amico Lazzaro: Maria piange, piangono i Giudei venuti con lei e Gesù, vedendoli piangere così, scoppia in lacrime anche lui. Sono entrati in funzione i neuroni specchio, una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un’azione (con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare se implicati con noi).

Quando Gesù osserva Maria piangere si attivano, nel suo cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando è lui a provare quella stessa emozione e a compiere quella stessa azione, “rispecchiando” ciò che avviene nella mente di Maria. E quindi si commuove.

Noi siamo fatti così: quando osserviamo negli altri una manifestazione di tristezza (o di un altro sentimento) si attivano per un meccanismo empatico circuiti neurali simili a quelli che modulano le espressioni delle emozioni. Siamo fatti per condividere le emozioni e il vissuto di chi ci sta accanto, dalla gioia al dolore, con tutto ciò che ci può stare in mezzo. E anche Gesù, che era uomo fino in fondo, era fatto così.

Fin qui nulla di straordinario, però. Ciò che stupiva di Gesù è come riusciva a condividere le emozioni degli altri e fino a quanto riusciva a farsi carico del loro vissuto.

«Guarda come lo amava!», esclamano i Giudei vedendolo piangere per l’amico Lazzaro. È vero uomo, quindi si commuove perché condivide il dolore di Maria; è vero Dio, quindi lo fa fino in fondo, con un totale coinvolgimento di sé.

“Come” Gesù amava Lazzaro? Condividendo fino in fondo il dramma della sua morte, implicandosi totalmente in quel dolore, uscendo da sé per stare col corpo, col sangue, con l’anima e con la divinità lì dove stavano gli altri. Ed è per questo che Gesù convince: perché è così uomo da rivelare di essere Dio.

Se anche noi vogliamo testimoniare la buona notizia dell’amicizia e della paternità di Dio, dobbiamo fare come Gesù: vivere fino in fondo la nostra umanità come ha fatto lui, fino al punto di fare esclamare a chi ci incontra «Guarda come ama! Guarda come riesce a starmi accanto! Guarda come comprende ciò che sto vivendo!».

Dobbiamo tornare, come Chiesa, a stare accanto al dolore di chi soffre, dobbiamo piangere con chi piange e gioire con chi è felice. Dobbiamo farlo col corpo e con le emozioni, con le lacrime e coi sorrisi, col tempo speso fianco a fianco di chi ne ha bisogno. E dobbiamo farlo in maniera straordinaria.

Anche noi, come Gesù, abbiamo i neuroni specchio. Abbiamo anche il suo Spirito, che ci permette di farli funzionare da Dio. È così che possiamo realmente amare come Gesù. 

di Alberto Ravagnani