La risposta della Chiesa cattolica agli abusi sessuali
in America latina

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15 marzo 2023

Gennaio 2018, i titoli di numerosi giornali di tutto il mondo hanno fatto riferimento alla visita di Papa Francesco in Cile, come tentativo di salvare la Chiesa di quel Paese, minata dallo scandalo degli abusi sessuali, la cui gravità non risiedeva solo nella natura del crimine stesso, ma nell’occultamento dei colpevoli e nell’indifferenza e nell’ingiustizia verso le vittime e le loro famiglie da parte della gerarchia cattolica. Cinque anni dopo, riflettendo sulla risposta che la Chiesa latinoamericana ha dato alla piaga degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili, sorgono due domande: che cosa è stato fatto? E cosa resta da fare?

Il 29 marzo 2019 Papa Francesco firma, tra gli altri documenti: una delle Linee guida per la prevenzione degli abusi, come invito a tutte le Chiese particolari a seguirne l’esempio; e la lettera apostolica Vos estis lux mundi (Velm), che si ritiene il documento magisteriale spartiacque sul tema degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili, in cui la Chiesa riconosce la necessità di rispondere in modo adeguato e urgente, da parte delle Chiese locali guidate dai loro vescovi o superiori religiosi, alle vittime di tale crimine, cercando, da un lato, di agire con la responsabilità e la trasparenza che in termini di giustizia spetta alle persone colpite e, dall’altro, che la Chiesa in futuro recuperi la credibilità persa agli occhi di molti fedeli a causa degli scandali.

Da parte sua, la Pontificia Commissione per la tutela dei minori (Pctm), creata nel 2014 da Francesco, è ora nella sua terza fase (2022-2027) e, grazie al lavoro svolto in precedenza e per iniziativa del Santo Padre, si occuperà, insieme alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, di elaborare le linee guida generali per la cura e l’assistenza alle vittime/sopravvissuti di abusi sessuali nella Chiesa cattolica, attraverso quattro gruppi regionali: Africa, America, Asia ed Europa, cercando di decentrare le misure e le azioni da svolgere sia nella risposta e attenzione alle denunce, sia in quelle legate allo sviluppo di una cultura della prevenzione degli abusi in termini di formazione e valutazione delle procedure e delle politiche, a partire dalla premessa che ogni Chiesa regionale ha particolari dinamiche socio-culturali e modelli giuridico-civili che influenzano il modo di affrontare i casi di abuso sessuale su minori e persone vulnerabili, nel rigoroso rispetto delle competenze dei vescovi.

Infine, la lettera del Santo Padre, indirizzata ai membri della Pctm (29 aprile 2022), costituisce una parte del nuovo mandato attraverso il quale ci esorta a compiere tre azioni principali che erano già contenute nella Velm:

1. Consulenza e supporto alle Conferenze episcopali (Chiese locali) nella creazione di sistemi di cura e sostegno per le vittime e le loro famiglie, mettendo loro a disposizione un insieme di servizi che le aiutino a guarire e a raggiungere la giustizia a cui hanno diritto, comprendendo le seguenti aree: medica, salute mentale, legale, spirituale e pastorale.

2. Sviluppo e attuazione di una cultura della Prevenzione che faccia appello ai valori evangelici della cura degli altri, attraverso l’educazione e la formazione sui temi della prevenzione degli abusi e lo sviluppo di ambienti sicuri in tutti gli ambienti ecclesiali.

3. Monitoraggio e valutazione delle politiche, delle norme e delle procedure che si applicano quando esiste una denuncia di abuso sessuale di un minore o di una persona vulnerabile, il che costituirebbe lo sviluppo e l’attuazione delle Linee guida, dei protocolli di risposta e dei codici di condotta di cui già dispone un numero significativo di Conferenze episcopali dell’America latina.

Sulla base di queste tre esortazioni rivolte da Papa Francesco alla Pctm nella sua lettera del 2022: la creazione di un sistema di accoglienza e accompagnamento per le vittime e le loro famiglie, affinché siano veramente ascoltate e sia fatta giustizia, si possono capire l’origine e la giustificazione del programma Memorare e del suo motto: «Nessuno è lasciato senza attenzione e aiuto». Memorare, allora, costituisce un’espressione tangibile e concreta di ciò che per la Chiesa è l’opportunità di rispondere in modo «affettivo ed effettivo» alle denunce di abusi mosse dalle vittime o dalle loro famiglie e agire in base a tre principi fondamentali che devono guidare tutta l’azione pastorale: responsabilità, trasparenza e responsabilizzazione, ma in particolare nel caso di abuso sessuale di un minore o di una persona vulnerabile. Il programma Memorare è una proposta che la Commissione offre alle Chiese — Conferenze episcopali e superiori religiosi — pensata per essere adattata ai loro specifici contesti socio-culturali ed economici. Allo stesso modo, e in considerazione del principio di sussidiarietà e sotto il paradigma di una Chiesa unica, il programma Memorare, lì dove la proposta è accolta, cercherà di minimizzare le disuguaglianze sociali che caratterizzano il continente latinoamericano e che inevitabilmente si riflettono nelle nostre Chiese particolari, in modo che coloro che mancano di risorse materiali, umane o di esperienza possano essere sostenuti in qualsiasi ambito di cui abbiano bisogno, al fine di garantire la qualità e la coesione dei servizi necessari per l’accompagnamento dignitoso delle vittime o delle loro famiglie.

In questa stessa ottica, nella Chiesa latinoamericana, dove si concentra il 48% del totale dei fedeli cattolici, essendo il continente con il maggior numero di essi, troviamo una diversità di risposte, tutte basate sugli orientamenti e sulle direttive stabilite dal Santo Padre da quella visita in Cile.

Istituzioni come Ceprome Latinoamérica, composta da laici, sacerdoti, persone consacrate e vescovi, attraverso il suo Consiglio multinazionale, hanno svolto un intenso lavoro nel campo della formazione alla prevenzione degli abusi — consigliando la realizzazione e l’attuazione di protocolli, Linee guida e codici di condotta per la creazione di ambienti sicuri e privi di violenza — e della consulenza a diocesi e nunziature nei casi di abusi sessuali su minori e persone vulnerabili, in numerosi Paesi del continente latinoamericano dal 2019.

Diverse Conferenze episcopali della regione latinoamericana hanno elaborato e aggiornato le proprie Linee guida in accordo con le riforme normative sviluppate negli ultimi anni, promosse e attuate attraverso i rispettivi Consigli nazionali.

Un altro esempio è il Celam (Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico) che riunisce 22 Conferenze episcopali della regione e dove si riflette sui problemi di questa Chiesa locale e si progettano le azioni necessarie per affrontarli. Questo organismo ha pubblicato nel novembre 2022 il documento Politica istituzionale per la cura e la protezione in cui solleva, riconoscendo la gravità del problema per la Chiesa universale, la necessità di sviluppare politiche proprie per prendersi cura, proteggere e garantire l’integrità di coloro che si avvicinano a questa istituzione cercando la corrispondente attenzione.

Con questo stesso spirito, recentemente sono sorte nella regione iniziative come quella della Conferenza episcopale del Paraguay attraverso la creazione del nuovo Centro studi sulla dignità umana e la prevenzione degli abusi, inaugurato il 13 marzo 2023 nella città di Asunción.

Papa Francesco ha compiuto passi decisivi in questi ultimi cinque anni, certo del fatto che non si torna indietro. La Chiesa sta risvegliando la sensibilità e la consapevolezza di questo terribile flagello che costituisce l’abuso sessuale, così come l’urgente necessità di onorare la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie, e legittimare la loro richiesta e il loro grido di giustizia per loro.

di Sean Patrick O’Malley
Cardinale cappuccino presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori