Dieci anni di pontificato

Per guardare avanti
con speranza

 Per guardare avanti con speranza  QUO-061
14 marzo 2023

Questi dieci anni di pontificato di Francesco sono stati entusiasmanti. Entusiasmanti ma anche complessi. Complessità che stanno provocando una trasformazione profonda della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta ma anche della cristianità. Francesco, da subito, ha avuto uno sguardo diverso, profondo, più compassionevole e ci ha mostrato la via per “dire-bene” della vita delle persone, del mondo insegnandoci a guardare avanti con speranza.

Ci siamo appassionati subito delle parole di Francesco che sono diventate parte del nostro lessico ecclesiale e pastorale. La Chiesa ospedale da campo dopo la battaglia e soprattutto la Chiesa in uscita. In uscita dalle troppe certezze pastorali, diventate nel tempo zavorre che frenano il cambiamento. E in uscita verso un mondo che se pur frammentato, fragile e oggi anche in guerra, non dimentica che Dio lo riconosce ancora come “cosa buona”.

La semplicità disarmante di quella sua eloquente “enciclica dei gesti” non smette di sorprenderci. Ricordo Lampedusa, l’8 luglio di dieci anni fa. Il primo viaggio del pontificato di Francesco. Scelse di iniziare proprio da lì, dal cuore di un mare diventato un “enorme cimitero”, esprimendo vicinanza a tutti i migranti e denunciando la «globalizzazione dell’indifferenza» che diventerà presto condanna della cultura dello scarto. Un gesto che continua a rinnovarsi anche oggi, dopo l’ennesimo naufragio di migranti a Cutro, in cui la sua voce di uomo e pastore ricorda che la croce di Cristo è la stessa del legno delle barche distrutte dalle onde del mare. Nel volto di quei naufraghi c’è Cristo. E dopo Lampedusa, Cagliari: l’incontro con il mondo del lavoro. La difesa dei tanti giovani disoccupati, degli esodati e dei precari. Non fatevi rubare la speranza, disse. Dove non c’è lavoro, manca la dignità. Un’economia che uccide, quando dimentica la cura dell’umano e della terra, che è “casa comune”, come scrive nella straordinaria enciclica Laudato si’ dove ci consegna una formidabile piattaforma per rigenerare globalmente e profondamente il pensiero sociale e politico. Un tema già presente in Evangelii gaudium.

Nella sua prima esortazione apostolica, Francesco ci esorta a vivere in modo nuovo l’annuncio missionario all’interno delle nostre comunità ecclesiali, attivando processi di conversione missionaria e non occupando spazi di potere. La “Chiesa in uscita” è il Vangelo che va incontro alla gente, non ha paura della strada, sa abbracciare l’umanità ferita e abbandonata.

Vivere insieme, da “Fratelli tutti”, per guardare avanti con speranza ed elaborare con tutti nuove visioni di futuro, costruendo alleanze per il bene comune: da ospedale da campo, la Chiesa universale fa un passo in più verso il bene comune. Scavalca muri, costruisce ponti, reclama la riforma dell’Onu, tuona contro la pena di morte, se la prende con il capitalismo finanziario senza regole, rifiuta la cultura dello scarto, condanna il commercio delle armi. E ancora la sua voce profetica invoca la pace per porre fine alla “terza guerra mondiale a pezzi”, divenendo uno dei più autorevoli leader ascoltati oggi nel mondo. Il Vangelo da accogliere con gioia, il cristianesimo che alimenta una nuova fraternità universale, una Chiesa sinodale che sa dare anima alla trasformazione della vita sociale e delle istituzioni: ecco la profezia di Francesco che anche l’Azione Cattolica ha riconosciuto subito come uno straordinario programma da vivere con coraggio e passione.

di Giuseppe Notarstefano
Presidente nazionale dell’Azione Cattolica italiana