Donne nella Chiesa, artefici dell’umano

 Donne nella Chiesa, artefici dell’umano  QUO-057
09 marzo 2023

Donne sante, donne esempio di vita cristiana: sono state loro le protagoniste della giornata celebrativa “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano” che si è svolta ieri pomeriggio alla Pontificia università Urbaniana in preparazione al convegno internazionale che, sullo stesso tema, si terrà fra un anno, il 7 e l’8 marzo.

L’evento è stato voluto dall’ateneo specializzato nella formazione del clero missionario insieme all’Università cattolica di Avila (Ucav), alla Pontificia università della Santa Croce, alla Pontificia facoltà teologica Teresianum e all’Istituto di studi superiori sulla donna dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, con il patrocinio dei Dicasteri delle cause dei santi, per la cultura e l’educazione e per l’evangelizzazione - Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo.

Ad aprire i lavori il rettore dell’Urbaniana, padre Leonardo Sileo, che ha evidenziato la necessità, oggi, di riconoscere la presenza di tanti santi e sante nell’intera famiglia umana e il bisogno di imparare a vivere consapevolmente e fruttuosamente dalla vita dei santi e della santità femminile in particolare. María del Rosario Sáez Yuguero, rettore dell’Università cattolica di Ávila, tornando sulla figura di Teresa d’Ávila, «maestra di vita spirituale, modello di donna del nostro tempo» e dalla quale si impara che non si può incontrare la felicità se non si sperimenta Dio nella propria vita, ha ripreso le fila del convegno interuniversitario “Donne dottori della Chiesa e patrone d’Europa in dialogo con il mondo d’oggi” organizzato un anno fa, sempre all’Urbaniana, e che avrà il suo seguito in quello pensato per il prossimo anno.

Di «Santità e Giubileo del 2025» ha parlato l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione - Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, che ha annunciato l’inserimento fra i pellegrinaggi giubilari di un cammino dedicato alle donne patrone e dottori della Chiesa e ha evidenziato che il tema della santità assume oggi un interesse maggiore alla luce del cammino che la Chiesa sta compiendo, soprattutto rileggendo i tratti di quei “santi della porta accanto” che Papa Francesco descrive nella sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate. Monsignor Fisichella ha spiegato che la vita di santità si esprime nella vita della sequela e che la via della santità è legata alla natura stessa della Chiesa, dove nessuno è escluso da questa chiamata. «La santità è l’impegno di vita per i credenti — ha aggiunto — con un richiamo a uno stile di vita coerente, che al primo posto pone l’ascolto della Parola di Dio». Ricordando poi il motto scelto da Francesco per il Giubileo del 2025, «Pellegrini di speranza», il presule ha chiarito che «la chiamata alla santità impone un pellegrinaggio che comporta la conversione del cuore» e che «la via della santità non è chiusa in sé stessa, ma produce, a sua volta, santità e santifica».

Ha offerto una panoramica delle cause di canonizzazione al femminile il segretario del Dicastero delle cause dei santi, l’arcivescovo Fabio Fabene, precisando che con Papa Francesco sono state canonizzate 26 donne, ne sono state beatificate 130 mentre per 151 è stato aperto l’iter. «Le donne sante offrono un esempio di capacità e perseveranza» ha detto il presule, rimarcando che il contributo fondamentale riportato dalla donna nel tessuto ecclesiale è quello della tenerezza, richiamato spesso dal Papa, e che la chiave di volta della santità al femminile è la volontà di perfezionarsi e prodigarsi per gli altri. Il sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, Antonella Sciarrone Alibrandi, ha offerto, invece, un esempio di «Santità femminile ed educazione» tracciando il ritratto di Armida Barelli, cofondatrice dell’Università cattolica del Sacro Cuore, che ha speso la sua vita perché la cultura fosse aperta a tutti e soprattutto alle donne.

A Vatican News Cristina Reyes, vice-rettore della Pontificia università della Santa Croce, che ha illustrato i contenuti del convegno sulle donne in programma nel 2024, ha precisato che l’idea della due giorni sulla quale sta lavorando il comitato organizzatore è quella di riflettere su persone reali, storie, fatti e parole di donne che hanno vissuto la loro esperienza cristiana con pienezza. Il prossimo anno le donne “artefici dell’umano” di cui si discuterà sono 10, di diverse parti del mondo. Tra loro Madeleine de Jésus, dalla Francia, Elizabeth Ann Seton, dagli Stati Uniti, Mary MacKillop, dall’Australia, Laura di Santa Caterina da Siena, dalla Colombia, Madre Teresa di Calcutta, dall’attuale Macedonia del Nord. Sono tutte religiose, ognuna con una propria spiritualità, e una propria testimonianza di vita, riflette la professoressa Reyes che evidenzia anche la profondità di queste donne nel vivere la sofferenza. «La donna si contraddistingue per la profondità con cui sperimenta la vita in tutte le sue fasi — continua il vice-rettore della Santa Croce — e poi per la capacità di focalizzarsi sulle persone, specialmente quelle più vulnerabili, e per la generosità nell’accompagnare e curare gli altri». Quanto al contributo delle donne nella Chiesa, per la professoressa Reyes è da identificare, in particolare, nella trasmissione della fede. L’obiettivo del prossimo convegno è l’evangelizzazione, ci dice la professoressa Lorella Congiunti, docente alla Pontificia università Urbaniana e membro della segreteria organizzativa, «farci strumento di questa missione che abbiamo come donne, come battezzate». Il convegno di un anno fa sulle donne dottori della Chiesa e patrone d’Europa ha offerto un contributo di conoscenza di queste figure di sante, di cui spesso si conosce solo il nome, riconosce la professoressa Congiunti: si è discusso del loro pensiero, della loro vita e sono state presentate testimonianze sulla loro attualità. Ma il convegno ha dato pure un grande contributo «di sinodalità accademica» per la collaborazione fra atenei che si è sviluppata. Una collaborazione che vede al lavoro donne e uomini, «un lavoro di grande ricchezza», di ricerca soprattutto, perché è volto non solo ad approfondire la conoscenza delle grandi donne sante, ma anche di tante altre. «In tutto il mondo ci sono tante piccole figure che hanno contribuito tantissimo alla edificazione di un mondo migliore, all’edificazione delle Chiese locali — conclude la professoressa Congiunti — hanno illuminato e ci possono illuminare ancora».

di Tiziana Campisi