Inaugurata dal cardinale Parolin l’iniziativa formativa per chi si occupa di migranti

Una “Cattedra dell’accoglienza”
per arginare la paura

epa10483229 Migrants arrive at the port in Arrecife, Canary Islands, Spain, 22 February 2023, after ...
07 marzo 2023

«Un rinnovato impegno nel favorire lo spirito dell’accoglienza e della solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli»: è quanto auspicato da Papa Francesco nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato ieri a organizzatori e partecipanti al percorso formativo “Cattedra dell’accoglienza”, organizzato dall’associazione Fraterna Domus dal 6 al 10 marzo a Sacrofano. Esprimendo «apprezzamento per l’opera dei volontari coinvolti nella cura degli immigrati» il Pontefice ha incoraggiato «a considerare la presenza di tanti fratelli e sorelle migranti un’opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo tra culture e religioni».

Da parte sua il cardinale Parolin è intervenuto di persona all’apertura della prima edizione dell’iniziativa formativa che mette in rete organizzazioni cattoliche impegnate nel sociale. Con lui, suor Milena Pizziolo, presidente della Fraterna Domus, e il rettore della Pontificia università Lateranense, Vincenzo Buonomo, che ha tenuto la lectio su «Le ragioni dell’accoglienza: una emergenza mondiale?».

Salutando i presenti il segretario di Stato ha preso le mosse dalla tragedia di migranti consumatasi al largo di Cutro il 26 febbraio, definita «un monito alle nostre coscienze» che «non può lasciarci né indifferenti né bloccati dalla paura», il vero «grande nemico dell’accoglienza».

«L’opinione pubblica — ha spiegato il porporato — sembra trovare motivi sempre validi per alimentare questa paura, che arriva a condizionare le scelte politiche di Governi e istituzioni. È di queste ore il dibattito, non sempre costruttivo e proficuo, che si è generato a partire» dalla disgrazia consumatasi sulle coste calabresi, dove è terminato il viaggio di 180 persone, «con un bilancio gravissimo e tristissimo di vittime e dispersi, molti dei quali bambini». Da qui la speranza del porporato «che questa “Cattedra dell’accoglienza” aiuti a smontare il sentimento della paura, mettendone in luce i gravi rischi se non viene superata da nuovo impegno e nuova responsabilità nel trovare vie concrete di disponibilità, e attivi meccanismi di informazione e formazione capaci di forgiare nuove tendenze all’interno dell’opinione pubblica». Certo, il segretario di Stato si è detto consapevole che la Cattedra non può avere la pretesa di «sostituirsi alla necessaria educazione del cuore, per la quale la Chiesa è impegnata in prima linea», ma ne ha elogiato il proposito «di contribuire a strutturare cammini formativi capaci di rispondere all’urgente bisogno di cura e di sensibilità verso l’altro, trovando nella fede e nella preghiera un privilegiato campo d’azione». Che poi altro non è che «la stessa finalità della Fraterna Domus, caratterizzata da delicatezza, calore, affetto, fede».

In questi giorni, ha affermato Parolin, «viene offerta una preziosa opportunità per approfondire i principi antropologici, etici e religiosi dell’accoglienza, facendo nostre le principali sfide che essa offre alle comunità ecclesiali e le domande che pone all’intera società, anche dal punto di vista giuridico ed economico». Del resto, ha aggiunto, «l’essere accolti e l’accogliere, poli inseparabili di uno stesso atteggiamento, hanno la inestimabile capacità di renderci realmente umani, di umanizzare il nostro esistere nel mondo».

Dunque «accogliere l’altro o, al contrario, respingerlo diventa la cartina al tornasole per valutare l’autenticità della nostra fede cristiana», ha commentato il porporato, rimarcando come la stessa Sacra Scrittura insegni «che l’accoglienza di Dio è unita indissolubilmente all’accoglienza del fratello e della sorella. Dio non manca di dilatare il nostro cuore e renderlo capace di accogliere, e dunque di ascoltare, dialogare, sostenere, aiutare, accompagnare. Sembra quasi innescarsi un circolo virtuoso — ha chiarito — grazie al quale accogliamo Dio nella misura in cui siamo disposti ad accogliere gli altri, soprattutto coloro che soffrono o vivono particolari disagi». E così «la Bibbia sembra quasi delineare una mappa di “buone pratiche” di accoglienza», ha fatto notare il segretario di Stato; in particolare «il vangelo dell’accoglienza, prima praticato e predicato da Gesù, ha espressione chiara e inequivocabile nella pagina del giudizio universale» (Mt 25, 31-46). Ma anche san Paolo colloca l’accoglienza al cuore della rivelazione cristiana, perché delinea meglio di tanti altri atteggiamenti lo stile di Gesù e quindi dei suoi discepoli (Rm 15, 7).

Per questi motivi «le scelte concrete da compiere nel quotidiano e le sfide che la società odierna deve affrontare — ha detto ancora il porporato — ci suggeriscono di scorgere nella fraternità universale il fondamento profondo dell’accoglienza, oggi come non mai indispensabile per costruire un mondo rappacificato, nel quale il diritto ad una vita libera e dignitosa venga assicurato ad ogni essere umano, in qualunque parte del mondo si trovi, specialmente se nel suo Paese questo non è possibile o se vi è perseguitato». E al riguardo «anche la condivisione dei beni e delle risorse può favorire un atteggiamento accogliente da parte dei popoli che vivono nel cosiddetto mondo sviluppato».

Ecco allora il desiderio espresso da Parolin al termine del suo intervento, ovvero che «l’avventura culturale ed accademica che oggi mette i primi passi diventi presto “adulta”» assumendo «le caratteristiche che condussero nel lontano Medioevo alla nascita delle Universitates, luoghi nei quali confluivano “saperi” diversi e maestri liberi per formare persone preparate ad affrontare le sfide della storia».