A un anno dall’invasione dell’Ucraina il Papa assiste alla proiezione di un film sul conflitto

La guerra distrugge tutti

 La guerra distrugge tutti  QUO-051
02 marzo 2023

«Oggi è un anno di questa guerra. Guardiamo all’Ucraina, preghiamo per l’Ucraina e apriamo il nostro cuore al dolore. Non vergogniamoci di soffrire e di piangere, perché una guerra è la distruzione, una guerra ci diminuisce sempre. Che Dio ci faccia comprendere questo». È visibilmente commosso Papa Francesco quando pronuncia queste parole nell’Aula nuova del Sinodo, dove ha appena assistito alla proiezione del Documentario Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom. Nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio, a un anno esatto dall’invasione del Paese europeo, il Pontefice ha voluto ancora un gesto di vicinanza con il martoriato popolo ucraino, ritrovandosi con 250 tra bisognosi, rifugiati e membri della comunità ucraina a Roma, accompagnati dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski e da rappresentanti delle associazioni di volontariato. Seduto nell’ultima fila, con accanto un bambino, figlio di un militare catturato dai russi, il Pontefice ha guardato in silenzio il film con l’autore, il regista Evgeny Afineevsky, e alcuni protagonisti, tra i quali la mamma di un soldato di Azovstal e la proprietaria dell’acciaieria. «Quando Dio ha fatto l’uomo, ha detto di prendere la terra, farla crescere, farla bella. Lo spirito della guerra — ha spiegato — è il contrario: distruggere, distruggere, non lasciar crescere, distruggere tutti, uomini donne, bambini, anziani, tutti».

Quindi in inglese ha esortato i presenti a pregare: «Let us pray», ha detto. «Padre Santo, che sei nei cieli — ha proseguito in italiano — guarda le nostre miserie, guarda le nostre ferite, guarda il nostro dolore, guarda anche il nostro egoismo, i nostri interessi bassi e la capacità che abbiamo di distruggerci. Guarisci, guarisci il nostro cuore, guarisci la nostra mente, guarisci gli occhi perché possano vedere la bellezza che Tu hai fatto e non distruggerla nell’egoismo. Semina in noi il seme della pace. Amen», ha concluso.

Al termine, in privato, Francesco si è intrattenuto con alcuni presenti che, grazie all’aiuto di un sacerdote interprete, gli hanno confidato le loro storie di dolore, consegnando alcuni doni: un fiore, simbolo di resistenza; la bandiera con i colori nazionali blu e giallo, che il Papa ha baciato e benedetto; un sacchetto di sale, che simboleggia la forza; e un braccialetto metallico che il Pontefice ha messo al polso.