Nel mondo 449 milioni di bambini vivono in zone di guerra

I dimenticati

Children dismantle a vehicle belonging to the United Nations Organization Stabilization Mission in ...
02 marzo 2023

Un veicolo militare distrutto, il fuoco di un’esplosione, il fumo delle violenze che copre il cielo come una cappa: per i bambini della Repubblica Democratica del Congo ritratti in questa foto tutto questo è normale. Perché nel 2021, l’Africa ha registrato il numero più alto di minori colpiti da conflitti, ovvero 180 milioni. Il dato agghiacciante emerge dall’ultimo rapporto di Save the children, intitolato The forgotten ones — Quelli dimenticati. Sì, perché ad essere ignorati da un mondo indifferente ci sono circa 449 milioni di bambine e bambini che nel 2021 hanno vissuto in aree di conflitto. Di questi, più della metà — circa 230 milioni — si trova nelle zone di guerra più pericolose, con un aumento del 9 per cento rispetto al 2020. Più di ottomila fra loro sono morti nel giro di un anno oppure sono rimasti mutilati, con una media di 22 al giorno. Chi è sopravvissuto, invece, è stato reclutato alle armi, oppure rapito o violentato o non ha avuto più ricevuto aiuto, con conseguenze fisiche e psichiche devastanti.

Yemen, Afghanistan, Somalia, Siria: a loro spetta il triste primato, per il 2021, di appartenere alla lista dei dieci Paesi peggiori in cui possano vivere i bambini, a causa della guerra. Ma la situazione globale è destinata ad aggravarsi con il protrarsi di conflitti in corso, come quello esploso in Ucraina oltre un anno fa. Per far sì che il mondo non distolga lo sguardo dal destino di tante vittime innocenti, l’organismo umanitario ha realizzato un video, Save the survivors, basato su storie vere come quella della piccola Ruba, originaria della Siria, che aveva solo pochi giorni quando ha perso i genitori, uccisi da una bomba. O di Dioura, 12 anni, costretta a fuggire dopo l’attacco di gruppi armati al suo villaggio, in Niger. O di Kibrom, 13 anni, che è perseguitato dai ricordi delle violenze che ha visto e terrorizzato all’idea di subirne altre. Il loro dolore ci interroga, ma deve anche spingerci ad agire per fermare questo strazio. Perché i bambini non causano le guerre, però ne sono le vittime più vulnerabili.