L’editoriale di strada

Lo sport degli scartati

 Lo sport  degli scartati  ODS-008
04 marzo 2023

Parafrasando una nota e bella canzone di Fabrizio De André («Bocca di rosa»), C’è chi lo fa per gioco, chi se lo sceglie per professione, il viandante-senza tetto, né l’uno né l’altro, lui o lei, lo sport lo fa per necessità. È obbligato/a ad essere sportivo/a.

Le specialità sono le più svariate: la più frequente è sicuramente la camminata per lunghe distanze.
Il viandante-senza dimora è abituato a percorrere lunghi tragitti in un solo giorno per spostarsi da un luogo all’altro, magari per raggiungere le varie mense dislocate in città.
Poi, una seconda specialità molto praticata è il trasporto di carichi più o meno pesanti, nella fattispecie zaini o borsoni, o sacche piene di tutto ciò che necessita per sopravvivere; i senzatetto molto raramente dispongono
di un deposito e si devono portare dietro quel poco o tanto che possiedono.

Poi, se vogliamo fare una forzatura, un’altra specialità sportiva di senza casa, profughi
e scartati in genere è praticare la pazienza di sopportare una vita fatta di stenti, privazioni e tante attese oltre che di rifiuti e maltrattamenti.

Insomma, parlare di sport in ambito “scartati” è molto complesso. Lo sport di sopravvivere tra gli stenti di una vita difficile è un’attività che si pratica ogni giorno e non c’è alcuna differenza tra allenamento e prestazione in campo: gli applausi del pubblico non esistono, non ci sono avversari da superare se non se stessi e dopo una gara non c’è alcuna medaglia, coppa o trofeo.

Lo sport del disagiato e del povero si pratica in silenzio e in assenza di riflettori, nessun giornalista che ne celebri le gesta o allenatore che si occupi della sua preparazione. Tutto avviene nel silenzio ogni giorno che manda il Padreterno. Nella speranza che da un momento all’altro ci sia una svolta. In positivo, è ovvio!

di Stefano Cuneo