La mensa della basilica di San Sebastiano

I papà-chef dei poveri

 I papà-chef  dei poveri   ODS-008
04 marzo 2023

Dal chiostro della Basilica di San Sebastiano arrivano profumi di cucina, rumori di pentole e gli inconfondibili scambi di parole tra chef e aspiranti chef all’opera. In realtà, sono tutti papà che cucinano per i poveri e la grammatica dei loro gesti ha a che fare con l’amore per il prossimo.

Christian e suo figlio preadolescente ai fornelli, Carlo, Antonello e gli altri alla suddivisione dei cibi già pronti, che maneggiano e impacchettano con cura. Non manca la bella accoglienza e qualche risata, e poi l’arrivo di padre Paolo Maiello, frate minore e parroco della basilica, con il quale inizia la chiacchierata sul progetto.

«Sono arrivato a San Sebastiano a settembre 2020, in piena pandemia. Subito dopo Natale era timidamente iniziato il catechismo e la parrocchia pian piano cominciava a rianimarsi. La telefonata di un papà, il cui figlio frequentava il catechismo, suscitò il mio interesse, perché desiderava fare qualcosa per i poveri. Quel papà è Christian. L’ipotesi di realizzare una mensa territoriale per i bisognosi non era possibile, perché la basilica è isolata rispetto ai quartieri e al centro di Roma e i pasti sarebbe stato necessario portarli lì dove ci sono i poveri. Così, con un’esperienza di mensa realizzata alla Parrocchia di San Gregorio vii con la Società San Vincenzo de’ Paoli di Roma, che ancora oggi continua la distribuzione dei pasti a Stazione Termini, pensammo di coinvolgerli per programmare la consegna nei luoghi in cui loro non fornivano copertura. La stessa San Vincenzo con il suo presidente, Giuliano Crepaldi, ci aprì alla possibilità di portare ogni venerdì sera a San Pietro la cena ai poveri».

Christian, mentre continua a risottare la pasta con un aiutante speciale, suo figlio, interviene e racconta che l’idea origina dalla passione di Carlo per la cucina, cresciuta in tempo di pandemia, e dalla possibilità offerta da padre Paolo di poter utilizzare la loro cucina funzionale e di grandi dimensioni. «In questa avventura — prosegue Christian —che va avanti da due anni, abbiamo coinvolto altri papà, i cui figli frequentavano il catechismo, e ottenuto un’ottima risposta in termini di disponibilità che ci ha consentito di organizzare tre squadre che si alternano, ogni venerdì, per preparare circa 60 pasti per i poveri di piazza San Pietro. Mio figlio spesso mi accompagna e condivide con me l’esperienza di cucinare per chi ha bisogno».

Nel frattempo, Carlo assaggia il cibo preparato, che deve essere buono come quello sulle nostre tavole, e vigila sui tempi, perché quei pasti arrivino il più possibile caldi nelle mani di chi lo riceve.

Quando si fa il bene, non c’è tanto altro da aggiungere. Il desiderio di non voler essere celebrati, lo sguardo basso, la timidezza persino nel dire il proprio nome e nell’uso delle parole testimonia che quei papà, come tanti altri uomini e donne di buona volontà, si incontrano nel silenzio di una cucina col il solo desiderio di aiutare i fratelli più piccoli e più poveri.

di Rossana Ruggiero