Una raccolta di colloqui con il Pontefice nel libro «El Pastor» in uscita in Argentina

Fare politica per il bene comune, un impegno
per tutti

 Fare politica per il bene comune, un impegno per tutti  QUO-048
27 febbraio 2023

Da El jesuita, scritto nel 2010, a El Pastor, volume in uscita in Argentina. Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell’Ansa nel Paese sudamericano, e Sergio Rubin, del quotidiano «El Clarín», tornano sulla figura di Jorge Mario Bergoglio. Nel primo libro avevano raccolto il pensiero del cardinale arcivescovo di Buenos Aires, in questo secondo l’approccio riguarda il magistero di Papa Francesco: le sfide affrontate nei dieci anni di pontificato e le prospettive future come «rivitalizzare l’annuncio del Vangelo — afferma il Pontefice —, ridurre il centralismo vaticano, bandire la pedofilia... e combattere la corruzione economica». Un programma di governo, sottolinea, che «è quello di eseguire quanto dichiarato dai cardinali nelle congregazioni generali alla vigilia del conclave».

Trecentoquarantasei pagine divise in diciannove capitoli arricchiti da un prologo firmato dal Papa nel quale, scrive, «devo riconoscere una virtù a Francesca e Sergio: la loro perseveranza». I giornalisti offrono un’analisi del magistero attraverso periodiche interviste condotte nell’arco di 10 anni. Molti i temi affrontati: dalle questioni relative agli immigrati, la difesa della vita, l’impatto delle riforme della Curia romana, gli abusi sui minori. Su questo punto Francesco sottolinea che il suo pontificato «sarà valutato in gran parte da come ha affrontato questo flagello». Poi il matrimonio e la famiglia, la “casa comune” minacciata, il “genio femminile”, il “carrierismo” nella Chiesa. Sull’omosessualità, sottolinea che a «coloro che hanno subito un rifiuto da parte della Chiesa, vorrei far sapere che si tratta di persone nella Chiesa».

La politica è uno dei temi centrali. «Sì, faccio politica — risponde il Papa — perché tutti devono fare politica. E cos’è la politica? Uno stile di vita per la polis, per la città. Quello che non faccio io, né dovrebbe fare la Chiesa, è la politica dei partiti. Ma il Vangelo ha una dimensione politica, che è quella di trasformare la mentalità sociale, anche religiosa, delle persone» perché sia indirizzata al bene comune. Altro tema forte riguarda l’economia. Francesco ribadisce che il faro da seguire è la dottrina sociale della Chiesa, che la sua non è una condanna al capitalismo ma è necessario, come indicava Giovanni Paolo ii, seguire una «economia sociale di mercato». Oggi, aggiunge, prevale la finanza e la ricchezza è sempre meno partecipativa. «Quello su cui possiamo essere tutti d’accordo è che la concentrazione della ricchezza e la disuguaglianza sono aumentate. E che ci sono molte persone che muoiono di fame».

Francesco si sofferma poi sulle vicende economiche vaticane, difendendo la buona fede della «stragrande maggioranza» dei membri della Chiesa, «ma non si può negare — afferma — che alcuni ecclesiastici e tanti, direi, falsi “amici” laici della Chiesa abbiano contribuito ad appropriarsi indebitamente del patrimonio mobile e immobile, non del Vaticano, ma dei fedeli». Riferendosi poi alla vicenda dell’immobile di Londra, sottolinea che proprio in Vaticano si è rilevato «l’acquisto sospetto». «Io mi sono rallegrato — dice il Papa — perché significa che oggi l’amministrazione vaticana ha le risorse per fare chiarezza sulle cose brutte che accadono all’interno». Sui rapporti Stato-Chiesa, poi, afferma di difendere «la laicità dello Stato, non il laicismo che, ad esempio, non ammette immagini religiose negli spazi pubblici».

Riguardo l’Argentina, il Papa sottolinea che «sono un luogo comune» le accuse di peronismo, invita i sindacati a difendere la dignità dei lavoratori e i loro diritti. Inoltre sostiene che la sua intenzione di recarsi nel Paese «rimane valida». «È ingiusto dire che non voglio andare». Riguardo l’accordo tra Santa Sede e Cina, il Papa afferma di conoscere i problemi e le sofferenze, mostrandosi disposto ad andare nel Paese asiatico: «Domani stesso, se fosse possibile!».

Il Papa infine confessa di aver avuto crisi di fede, superate con l’aiuto di Dio. «In ogni caso — aggiunge — una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi. Così come una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere». Sulla Chiesa del futuro spiega che la vicinanza è la chiave di tutto. «La Chiesa è madre, e io non conosco nessuna mamma “per corrispondenza”. La madre dà affetto, tocca, bacia, ama. Quando la Chiesa non è vicina ai suoi figli perché è impegnata in mille cose o comunica con loro attraverso i documenti, è come se una madre comunicasse con i suoi figli per lettera».

di Benedetta Capelli