La messa per l’Ucraina celebrata a Roma, a Sant’Andrea della Valle, dall’arcivescovo Gallagher

«Raccapricciante
un anno di guerra»

 «Raccapricciante un anno di guerra»  QUO-044
22 febbraio 2023

Un «evento triste, che speravamo di non arrivare mai a sperimentare»: così monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, ha definito la guerra in Ucraina durante la Messa celebrata ieri pomeriggio a Roma, nella basilica di Sant’Andrea della Valle, alla quale hanno preso parte l’esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, monsignor Dionisio Lachovicz, il clero dell’esarcato, religiosi ucraini e sacerdoti di rito latino. «Stiamo celebrando, non senza profondo dolore e sconcerto il primo anniversario», ha detto monsignor Gallagher nella sua omelia parlando del conflitto scoppiato il 24 febbraio dello scorso anno e il cui bilancio, che continua a protrarsi, «sembra un fatto impossibile per il xxi secolo», «raccapricciante» e che sta causando una sofferenza «inimmaginabile».

Il segretario per i Rapporti con gli Stati ha invitato a guardare alla guerra non «alla luce delle notizie sempre più preoccupanti che arrivano dal fronte nella prospettiva degli scenari militari politici che si stanno continuamente tracciando», né degli sforzi diplomatici «che sembrano tutt’ora incapaci di rompere il circolo vizioso delle violenze», ma confrontandosi «con la Parola di Dio, che rimane sempre attuale» e illumina «ogni evento della storia» indicando «la via giusta in ogni situazione della vita». La vocazione fondamentale di tutti, ha spiegato monsignor Gallagher, è «servire il Signore», mettersi «in relazione con Lui», che non significa «diventare suoi schiavi», poiché Dio «non solo non ha bisogno di nessun servizio nostro, ma ci ha creati liberi» e ha aggiunto che chi si appresta a servire il Signore deve prepararsi alla prova. Quest’ultima è «conseguenza di un male, mai né voluta né causata da Dio che è sempre e solo fonte di bene», da Lui permessa «perché la può trasformare rendendola per noi occasione di purificazione e di crescita».

«Nella prova non dobbiamo separarci da Dio, né scoraggiarci né temere né smettere di cercare la giustizia, ma confidare nel Signore e fare il bene», ha rimarcato monsignor Gallagher. Anche Cristo parlando apertamente ai discepoli che sarebbe stato ucciso sembra parlare di una prova, in contrasto con la promessa del Messia, ha osservato il segretario per i Rapporti con gli Stati, ma annunciando la sua Risurrezione ha dimostrato che «la sua morte non è dovuta alle debolezze di Dio davanti ai complotti umani, ma è la rivelazione del suo amore». Il suo sacrificio «è permesso proprio perché lo può superare e trasformare, rendendolo fruttuoso».

Eppure, ha fatto notare monsignor Gallagher, i discepoli dimostrano «quanto grande sia la tentazione di cercare piuttosto il potere e di fidarsi di sé stessi anziché di Dio», non interpellano il Maestro su «quel misterioso progetto di consegna alla morte», ma lasciano emergere «i loro calcoli e schemi di potere chiedendosi chi tra loro fosse più grande». Gesù allora risponde che «più grande non è quello che si fa servire dagli altri e li sottomette con forza alla sua volontà, ma è colui che sa farsi piccolo e servire gli altri rispettando la loro libertà, chi ha il potere non è legittimato a disprezzare o opprimere quelli più piccoli, ma deve rispettarli ed apprezzarli». Infine, monsignor Gallagher ha sottolineato che «facendo il bene non siamo risparmiati dal male, dalla sofferenza». Tuttavia, c’è «la certezza che Dio è sempre con noi e che non c’è lacrima o goccia di sangue che vada perduta». E terminando la sua omelia il segretario per i Rapporti con gli Stati ha chiesto di pregare Dio per «la conversione dei cuori. Perché il mondo torni a camminare su vie di pace» e di affidare «all’intercessione della Vergine Maria l’amata Ucraina e il suo carissimo popolo» con la “Preghiera” del poeta ucraino Taras Shevchenko: «Manda alle menti e alle mani che faticano su questa terra saccheggiata la tua forza. Concedimi, o Dio, su questa terra il dono dell’amore, quel piacevole paradiso, e nient’altro oltre».

di Tiziana Campisi