Nuove forti scosse in Turchia e in Siria

La terra trema ancora

People react after an earthquake in Antakya in Hatay province, Turkey, February 20, 2023.  ...
21 febbraio 2023

Ankara , 21. L’incubo non è finito. Dopo il 6 febbraio, il terremoto torna a far sentire il suo crudele ruggito in Turchia e Siria con due forti scosse di magnitudo 6.4 e 5.8 che ieri sera hanno colpito la zona sud della regione e che sono state avvertite anche in Libano, Cipro, Israele, Palestina ed Egitto. Il sisma, verificatosi con due ondate a distanza di tre minuti l’una dall’altra, ha avuto come epicentro l’area racchiusa tra due città costiere, Defne e Samandag, situate nella provincia turca di Hatay, al confine con la Siria, già devastata dal precedente terremoto di inizio febbraio.

Al momento, le nuove scosse hanno provocato 6 morti in Turchia e 5 in Siria, anche a causa della calca di persone in disperata fuga dagli edifici pericolanti delle città siriane di Aleppo e Tartus. Più di 700 i feriti in totale, ovvero 500 in Siria e oltre 200 in Turchia. Ma questi ultimi dati aggravano un bilancio già di per sé pesantissimo e che conta più di 46.000 decessi e innumerevoli feriti, oltre a 100.000 edifici danneggiati dal devastante sisma dei giorni scorsi. Il terremoto di ieri, inoltre, ha fatto scattare l’allerta tsunami, fortunatamente rientrata poco dopo. Nel frattempo, sono state effettuate numerose evacuazioni, anche dagli ospedali, all’interno dell’intera provincia di Hatay.

Poche ore prima, nella stessa zona si era recato in visita il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il quale aveva annunciato, per il 2 marzo, l’inizio della ricostruzione «da zero» di 199.739 nuove case in undici province, tra cui Hatay e Karamanmaraş, le più colpite dal sisma. Il progetto per i nuovi centri urbani prevede edifici alti non più di quattro piani, dislocati principalmente verso le zone di montagna e realizzati con la consulenza di sismologi, geotecnici, geologi e geofisici delle università turche. «Al momento — ha detto il capo dello Stato — si contano 1.684.000 persone in alloggi temporanei. Ma tutti coloro che sono in tenda o nei container avranno una casa entro un anno, non lasceremo mai soli i nostri cittadini». Erdoğan ha ricordato, inoltre, che dal 6 febbraio il numero delle persone salvate dalle macerie è arrivato a 114.834 e che è stata fornita assistenza sanitaria a più di 1,6 milioni di sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, divenute putroppo inagibili.

Sempre ieri, in mattinata, Erdoğan ha avuto un incontro con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, giunto in Turchia per portare la solidarietà di Washington, promettendo che gli Usa continueranno ad assistere Ankara a risollevarsi dalla distruzione. Blinken ha incontrato anche il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, nonché, al confine con la Siria, alcuni rappresentanti dei “caschi bianchi”, l’organizzazione non governativa che opera nei territori controllati dall’opposizione al governo di Damasco.