Nel dramma la speranza

Mustafa Avci, 33, who was stuck under rubble for 261 hours, meets his daughter Almile for the first ...
18 febbraio 2023

Il terremoto nelle aree di confine tra Turchia e Siria è stato uno dei più devastanti nella storia. Un’immane tragedia — per usare le prime parole di Papa Francesco all’arrivo della notizia — che nel cuore della notte tra il 5 e il 6 febbraio ha spezzato le vite di oltre 46.000 persone. Il terribile sisma ha inferto un duro colpo in una regione già fragile, innescando «un’emergenza nell’emergenza». È il dramma degli sfollati bisognosi di assistenza umanitaria: centinaia di migliaia di sopravvissuti rimasti senza una casa dopo il sisma, che si sommano ai profughi generati da 12 anni di conflitto in Siria.

La Turchia, che già ospita oltre 5 milioni di profughi siriani, sta dando in queste ore assistenza anche ad altri sfollati, come la bambina nella foto che ora vive nella tendopoli allestita nei pressi dello stadio Islahiye Atatürk, vicino Gaziantep. Un’esistenza precaria, che non deve lasciare indifferenti riguardo l’esigenza urgente di fornire aiuti umanitari.

D’altra parte, nel mezzo della devastazione, continuano a esserci luci di speranza accese da salvataggi che hanno del miracoloso. Come quello di tre persone, tra cui un bambino, morto però poco dopo in ambulanza, estratte vive questa mattina dalle macerie nella provincia turca di Hatay a ben 296 ore dal sisma. O quello di Mustafa Avci, il trentaquattrenne turco ritratto nella foto qui accanto, salvato dopo 261 ore sotto le macerie della sua casa di Antiochia. Ieri, in un ospedale di Mersin, Avci si è potuto ricongiungere con la moglie Bilge e la figlia neonata Almile. Lei oggi ha 13 giorni, è nata nel giorno del terremoto. Nel dramma la speranza. (valerio palombaro)