Fra una settimana sarà un anno dall’invasione russa dell’Ucraina ed è come un tempo sospeso, in attesa di ciò che sembra ineluttabile. Riusciremo a fermarci?

Sull’orlo del baratro

155mm artillery shells are seen during the manufacturing process at the Scranton Army Ammunition ...
17 febbraio 2023

Manca una settimana al 24 febbraio, giorno che segnerà un anno dall’inizio dell’ingiustificabile invasione russa dell’Ucraina, e sembra di vivere un tempo sospeso in attesa dell’ineluttabile. Una sorta di limbo in cui si affollano tutte le paure che questo assurdo conflitto divampato nel cuore dell’Europa si porta dietro, insieme agli interrogativi su che cosa potrà accadere. Perché la diplomazia sembra essersi arenata, colpevolmente rassegnata all’impotenza, e nessuno pare credere alla possibilità di una pace, almeno non in tempi brevi. La “parola” resta affidata alle armi. Sempre più armi.

Tutti gli osservatori guardano da tempo al 24 febbraio, indicandolo come il giorno in cui Mosca — che mai avrebbe pensato dopo un anno di essere ancora sul campo a combattere una guerra che nei piani avrebbe dovuto concludersi con una vittoria in tempi brevissimi — inizierà una nuova e più vasta offensiva.

Ora, avvicinandosi la scadenza, tutto fa davvero pensare che le cose andranno proprio in questo modo, con una pericolosa escalation del conflitto. I segnali del resto non sono mancati in questi giorni. I bombardamenti e gli attacchi russi sull’Ucraina si sono intensificati e Mosca, oltre ad aver saggiato la risposta della Nato con lo sconfinamento di tre suoi caccia sui cieli della Polonia, ha ulteriormente alimentato la tensione inviando navi con armi nucleari nel Mar Baltico.

Tutto, dunque, lascia purtroppo presagire altre vittime, altre distruzioni, altro dolore, in quella che si è trasformata in una lunga guerra di logoramento, in bilico sull’orlo del baratro: quello di un allargamento del conflitto, dalle imprevedibili e probabilmente devastanti conseguenze. Quel baratro evocato da Papa Francesco durante l’incontro con i gesuiti della Repubblica Democratica del Congo, riferendosi anche agli altri conflitti in corso: «Tutto il mondo è in guerra, ricordiamocelo bene. Ma io mi domando: l’umanità avrà il coraggio, la forza o persino l’opportunità di tornare indietro? Si va avanti, avanti, avanti verso il baratro».

Anche noi, con il Papa, ci chiediamo se riusciremo a fermarci in tempo, se qualcuno avrà la determinazione e soprattutto il coraggio di fare il passo decisivo, che avrà sicuramente un costo alto, per giungere alla pace. Soprattutto se è vero, come affermato autorevolmente, che questa guerra nessuno può vincerla. (gaetano vallini)