Si apre in Libano l’Assemblea continentale per il Medio Oriente

«Siamo cristiani insieme
o non lo siamo»

 «Siamo cristiani insieme o non lo siamo»  QUO-037
14 febbraio 2023

Dopo una preghiera per le vittime del terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia, il 12 febbraio padre Khalil Alwan, segretario generale del Consiglio dei patriarchi cattolici d’Oriente e coordinatore generale dell’Assemblea sinodale ha aperto in Libano, nell’hotel Bethania–Harissa, i lavori dell’Assemblea continentale per il Medio Oriente, ricordando quella che ha definito la road map sinodale: la lettera del 1992 con cui i patriarchi cattolici d’Oriente parlavano della presenza cristiana in Oriente, come testimonianza e messaggio, incarnati nel patrimonio arabo, al servizio dell’uomo senza distinzioni o discriminazioni. Una presenza, quella cristiana, basata sullo spirito ecumenico e di dialogo interreligioso per una comune cooperazione.

Fino al 18 febbraio si riuniscono sette Chiese cattoliche: copti, siriaci, maroniti, melchiti, caldei, armeni e latini, giunti da Terra Santa, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Iraq e Armenia, per ascoltare «ciò che lo Spirito dice alle Chiese», pregare e riflettere insieme sulle preoccupazioni comuni e condividere le aspirazioni future con una speranza che non delude. «Siamo uniti dalle condizioni dei nostri Paesi, dove a tutti noi spesso mancano la libertà di credo, la libertà di espressione, la libertà per le donne e per i bambini. Cerchiamo tutti — è stato detto — secondo le nostre energie, di combattere la corruzione nella politica e nell’economia. Cerchiamo tutti di praticare la trasparenza nelle nostre istituzioni religiose e sociali, e desideriamo praticare una cittadinanza responsabile e combattere la povertà e l’ignoranza. Tutti soffriamo per l’emigrazione dei nostri figli, i cui orizzonti di una vita dignitosa si sono ristretti, diminuendo così la nostra esistenza. Tuttavia, noi, figli della Chiesa, non solo siamo uniti dalle preoccupazioni e dalle difficoltà della vita, ma siamo anche uniti da un solo battesimo, una sola fede, un solo amore e una sola speranza».

Padre Alwan ha sottolineato la diversità delle espressioni liturgiche delle Chiese d’Oriente, ma anche l’originalità della loro spiritualità e degli orizzonti teologici, la forza della loro testimonianza nel corso dei secoli, e spesso fino al martirio. «Ciò che ci unisce è più importante di ciò che ci separa e non ci impedisce di incontrarci e collaborare — ha affermato —. Una è la chiamata, una è la testimonianza, uno è il destino». In Oriente «o siamo cristiani insieme o non lo siamo», ha scandito, precisando che, se i rapporti tra le Chiese d’Oriente non sono stati sempre buoni per tanti motivi, interni ed esterni, allora è giunto il momento di «purificare la memoria cristiana dai depositi negativi del passato».

Il cardinale Jean–Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e coordinatore della xvi Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, si è detto onorato di essere presente in Medio Oriente, dove «la sinodalità ha una lunga tradizione». «È mio desiderio — ha aggiunto — sperimentarla e impararla da voi».

Il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha ripetuto, come aveva già fatto nell’Assemblea europea a Praga, che la pratica del Sinodo non mette mai in competizione vescovi e popolo di Dio, ma li mantiene in un rapporto costante, consentendo ad entrambi di svolgere la propria funzione. «La Chiesa sinodale è una Chiesa di ascolto — ha detto —. Sono certo che attraverso questo cammino sarà possibile fare progressi anche nel dialogo ecumenico».

A intervenire è stato poi il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, che ha ricordato il testo guida finora dei lavori, il documento della fase continentale, che è l’esito della prima fase consultiva a livello locale. Il patriarca ha proseguito indicando il duplice fondamentale tema del cammino sinodale: come si realizza oggi, a livello locale e globale, questo «camminare insieme» che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo secondo il messaggio che le è stato consegnato? E poi quali ulteriori passi ci spinge a fare lo Spirito Santo per crescere come Chiesa sinodale? Non è pura materia accademica, ma si tratta di farsi ispirare dalla preghiera e dall’ascolto reciproco, per definire le priorità che saranno studiate nella prossima assemblea generale.

di Jean-Pierre Yammine