Rischio ambientale

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13 febbraio 2023

L’impatto della pandemia causata dalla diffusione del virus Covid-19 ha posto di nuovo in evidenza il concetto di rischio nella vita di tutte le persone e ha promosso riflessioni essenziali per la promozione di azioni proattive e resilienti di gestione del rischio ma anche della sua possibile prevenzione. In particolare la percezione del rischio — come è possibile notare anche in riferimento alla pandemia di Covid-19 — è una dinamica che si fonda su esperienze individuali e personali ma che viene inevitabilmente influenzata dalle relazioni interpersonali e dalla comunicazione generale.

Nello specifico, il rischio ambientale è una tipologia di rischio sempre esistito ma che ha iniziato a godere di una maggiore attenzione da parte degli studiosi a partire dagli anni Settanta con l’avvento dei movimenti sociali ambientalisti e delle proteste sorte in quei decenni e focalizzate su una nuova e differente coscienza del rapporto uomo-ambiente e della responsabilità che spetta all’umanità per la protezione ambientale e sociale.

La relazione fra ambiente, uomo e società è stata ampiamente trattata nell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ del 2015. In particolare: «Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo vi si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è “una conseguenza drammatica” dell’attività incontrollata dell’essere umano» (Laudato si’, 4). Per la prima volta si definisce la questione ecologica come una crisi, un momento che segna quindi un impatto sull’ambiente determinato da alcune attività umane e che dovrebbe determinare un cambiamento almeno dell’atteggiamento e della percezione dell’ambiente, dei rischi specifici e dei territori da parte degli uomini.

Sarà poi Papa Giovanni Paolo ii a rendere con ancora più vigore questa consapevolezza che appare ancora mancante: «San Giovanni Paolo ii si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra “non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo”. Successivamente invitò a una conversione ecologica globale». (Laudato si’, 5). Appare a Giovanni Paolo ii ormai evidente la necessità di una maggiore consapevolezza ambientale che porti alla considerazione dell’ambiente non come una proprietà ma come un dono, la cui preservazione deve essere considerata nell’ambito di un’ecologia umana integrata e resiliente.

di Barbara Lucini
Docente di Gestione delle crisi e comunicazione