Tra i cattolici di Latakia

«Ci siamo tutti,
ed è già un miracolo»

 «Ci siamo tutti, ed è già un miracolo»  QUO-031
07 febbraio 2023

«Abbiamo visto la morte in faccia. Siamo salvi, grazie a Dio. Ieri notte il primo moto interiore, dopo il terrore che ha percorso come una scossa il nostro cuore, è stato quello di ringraziare il Signore per il dono della vita. Molte persone qui a Latakia sono rimaste sotto le macerie. E ora siamo qui, pronti ad aiutare tutti coloro che sono in grave difficoltà». Ha la voce rotta dall’emozione Lubna Nasser, 45enne cattolica di Latakia, mentre parla a “L’Osservatore Romano” degli effetti sconvolgenti del sisma nella cittadina sulle coste della Siria nordoccidentale. «Famiglie intere della nostra comunità che sono morte sotto il crollo dei palazzi. È stato terribile. Siamo sconvolti. Molte case sono crollate e anche la nostra chiesa è danneggiata. Ho visto mio marito, mia madre, le mie sorelle. Ci siamo tutti, ed è già un miracolo. Ora siamo qui, ci facciamo forza l’un l’altro», racconta. Sono momenti in cui, riferisce, «non siamo riusciti nemmeno a pregare. Il passo del Vangelo che mi è venuto in mente è quello in cui si dice “Non sapete il giorno e l’ora in cui il Signore verrà”. Questa tragedia ci insegna a essere ancora più vicini a Dio, a fare della nostra vita una vita di preghiera e carità. Ora qui c’è molto dare fare, c’è bisogno di aiutare quanti hanno perso la casa e sono sfollati. Molti sono accolti nel convento dei nostri padri francescani», rimarca Lubna, che è responsabile della fraternità dei laici francescani nella città.

In quel convento dei frati minori della Custodia di Terrasanta, fra Fadi Azar già nella notte ha accolto i profughi: «Molti hanno perso tutto e sono disperati. Alcuni hanno avuto vittime nella loro famiglia e sono nel lutto. È un dolore straziante anche perché improvviso. Tanti sono impauriti e non vogliono tornare alle loro case, danneggiate. Per ora li accogliamo nel convento e abbiamo avviato gli aiuti grazie a tanti volontari. Cerchiamo di mostrare che Dio è Provvidenza. Siamo chiamati a dare un sostegno e una speranza in questa drammatica situazione».

Il francescano, impegnato nel dare un pasto caldo agli sfollati, rimarca: «Il gelo del tempo atmosferico complica i soccorsi. La pioggia e il vento sferzante rendono a vita ancor più difficile per chi è rimasto in strada». Anche il complesso della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù ha subito danni e lesioni, ma la struttura nel complesso ha retto ed è stata pronta per l’accoglienza. I francescani sono lì da oltre sue secoli e il convento, costruito nel 1829, si è ampliato fino alla struttura attuale che ne fa una della chiese più grandi di Latakia, con un monastero, un edificio per i religiosi, sale per il servizio pastorale, un ampio cortile. «Oggi — conclude fra Fadi Azar — le nostre porte sono aperte a chi ha bisogno. Chiediamo un gesto di solidarietà a quanti possono aiutarci in questa fase di aiuto umanitario e poi per la ricostruzione. La nostra chiesa è intitolata al Sacro Cuore di Gesù. Ci affidiamo al Sacro Cuore perché possa donare consolazione a tutta la gente che oggi vediamo soffrire e piangere».

di Paolo Affatato