A Praga si è aperta la fase continentale europea del Sinodo

Una comunità dinamica
di pellegrini

 Una comunità dinamica di pellegrini   QUO-030
06 febbraio 2023

Nel cuore dell’antico continente, da una città ponte tra l’Est e l’Ovest, è cominciata la fase continentale europea del Sinodo sulla sinodalità. Dopo la messa di apertura celebrata ieri sera da Jan Graubner, arcivescovo di Praha, nella chiesa dei Premonstratensi a Strahov, i lavori sono iniziati stamattina con gli interventi dei responsabili del Sinodo dei vescovi e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Attraverso il metodo della conversazione spirituale emergeranno temi ricorrenti e appelli all’azione che confluiranno in un documento finale (lo si farà analogamente per le altre sei macro regioni dove entro marzo si effettueranno le relative riunioni continentali). La raccolta di queste sintesi — a Praga lo si farà negli ultimi due giorni nel circuito ristretto ai soli 39 presidenti dei 45 Paesi rappresentati — si prevede che entro giugno porterà all’Instrumentum laboris per l’Assemblea sinodale di autunno in Vaticano.

Queste giornate coincidono con il ventesimo anniversario dell’esortazione postsinodale di san Giovanni Paolo ii Ecclesia in Europa. Ma sul piano politico-sociale e geografico — come ha ricordato monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee — questo territorio rimanda al tempo in cui proprio qui a Praga, nel 1968, i carri armati sovietici misero fine a quella che era considerata una “primavera”. Nelle sue parole introduttive, subito è allora affiorato il pensiero ai «fratelli ucraini» e la speranza che «l’aggressione russa termini e che nel nostro continente si possa trovare una vera pace e riconciliazione». Poi la precisazione di fondo per i lavori: «Siamo qui non per mettere al centro le nostre aspirazioni o le nostre visioni del mondo, ma per comprendere in che modo noi, come Chiesa che è in Europa, possiamo costituirci come una Chiesa realmente sinodale». E ancora: «Non si tratta di cambiare la dottrina. Si tratta di comprendere la dottrina, e trasmetterla senza infingimenti».

La relazione autenticamente evangelica tra Popolo di Dio e Pastori è un tema cardine, peraltro affrontato nuovamente da Papa Francesco nel suo viaggio in Africa appena concluso. Qui viene ripreso dal cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che ricorda come «un corretto esercizio della sinodalità non mette mai in concorrenza questi due soggetti». Il porporato spiega che «rendere al Popolo di Dio una partecipazione attiva alla vita della Chiesa in nulla pregiudica il ministero gerarchico; al contrario, lo valorizza e ne manifesta la funzione indispensabile nella vita della Chiesa». Non tace sulle critiche che sono piovute a proposito della volontà di ascoltare anche i più lontani dalla vita ecclesiale: non si tratta di favorire alcuni, precisa, ma proprio di non escludere nessuno. «La verità nella Chiesa non dipende dal tono e dal volume delle affermazioni — chiosa — ma dal consenso che è in grado di creare proprio a partire dall’ascolto reciproco».

È la relazione di monsignor Thomáš Halík, professore all’Università Carolina di Praga, la matrice proposta per le riflessioni. Al centro è la questione su cosa significa pensare in termini di sinodalità: vuol dire pensare «la trasformazione della Chiesa in una comunità dinamica di pellegrini che possano avere un impatto sul destino dell’intera famiglia umana». Da qui la domanda cruciale: «Il cristianesimo europeo ha oggi il coraggio e l’energia spirituale per scongiurare la minaccia di uno “scontro di civiltà” convertendo il processo di globalizzazione in un processo di comunicazione, condivisione e arricchimento reciproco, in una civitas ecumenica, una scuola di amore e fratellanza universale?».

Halík evidenzia i rischi del trionfalismo della Chiesa che definisce una pericolosa forma di idolatria e poi scandisce che se la Chiesa deve contribuire alla trasformazione del mondo, deve essere essa stessa permanentemente trasformata. E aggiunge, con una metafora, che non è possibile concentrarsi solo sui singoli organi: se si vuole apportare un cambiamento di forma fruttuoso bisogna agire su una rivitalizzazione del “sistema circolatorio” del corpo della Chiesa, ovvero la spiritualità. Questo slancio a cui invita il professore si inserisce nel quadro di una missione della Chiesa che, auspica, deve svolgersi evitando qualsiasi forma di manipolazione e abuso. Sempre è da tener presente lo spirito del Concilio Vaticano ii, ricorda ancora: «Non dobbiamo avvicinarci agli altri con l’orgoglio e l’arroganza di chi possiede la verità. Gesù non ha risposto alla domanda di Pilato con una teoria, un’ideologia o una definizione della verità. Ma ha testimoniato la verità che trascende tutte le dottrine e le ideologie».

da Praga
Antonella Palermo