Gli appuntamenti di sabato pomeriggio

Il seme per una crescita
fertile e rigogliosa

 Il seme per una crescita  fertile e rigogliosa   QUO-030
06 febbraio 2023

Secondo le convenzioni internazionali, uno sfollato interno è una persona costretta a lasciare la propria terra e la propria casa a causa di violenze o di condizioni climatiche estreme. Nel mondo ci sono 59,1 milioni di sfollati interni, una crisi di proporzioni enormi che il pianeta in gran parte ignora.

Le oltre 2.500 persone che il Papa ha incontrato presso la Freedom Hall di Giuba, accanto al mausoleo “John Garang”, sabato pomeriggio sono i volti dietro i numeri, sono le storie che non riusciamo a capire guardando le statistiche. Erano lì, ad ascoltare Francesco in silenzio, solennemente, con gli occhi stanchi di vedere le immagini del dramma che insanguina e distrugge questo Paese e con la voglia di una speranza concreta. L’attesa dell’arrivo di Papa Bergoglio è stata scandita, come in tutti gli altri appuntamenti del viaggio in terra africana, da canti corali armoniosi e suggestivi.

Ognuno dei campi rappresentati ha offerto una canzone, e quando questa terminava, le persone dell’altro campo rispondevano al canto precedente con una melodia diversa; se una era lenta, la successiva era più vivace, e così via. Senza sguardi di coordinamento tra responsabili dell’animazione, senza scaletta con soltanto la voce come dono di Dio che unisce.

Il vescovo di Roma, accolto tra le grida di benvenuto che le donne africane riservano alle occasioni di festa, ha detto di averli visitati «perché il mondo intero possa vedere ciò che sta accadendo in questo Paese da anni».

Si tratta della più grave crisi di rifugiati e sfollati dell’Africa, e ha già colpito 4,2 milioni di sud sudanesi. Circa due milioni sono fuggiti come rifugiati nei Paesi limitrofi; il resto si è rifugiato nei campi per sfollati interni. Qui vivono in capanne fatiscenti, costruite su vaste distese di sabbia marrone, con servizi igienici inesistenti. Dopo il canto d’apertura e la preghiera iniziale del pastore Greenshields, ha avuto luogo una breve presentazione dei gruppi presenti. «Hanno ucciso tutti gli uomini del villaggio, compreso mio marito. Sono dovuta fuggire con i bambini», ha spiegato una giovane donna in un video introduttivo mostrato al Pontefice. È seguito un efficace commento della vice rappresentante speciale del segretario generale nella missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan, coordinatrice residente e umanitaria per il Sud Sudan, Sara Beysolow Nyanti.

Tre adolescenti hanno quindi descritto personalmente la loro esistenza quotidiana in questi luoghi. Il Papa li ha ascoltati con molta attenzione e preoccupazione: questo viaggio è stato l’occasione per riportare l’attenzione su cosa accade nel Sud Sudan. «Sono con voi, soffro per voi e con voi», ha detto loro. Francesco, seduto tra il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia e l’arcivescovo di Canterbury ha esortato il governo e i gruppi ribelli a riprendere i negoziati per attuare l’accordo di pace firmato nel 2020.

L’applauso più significativo si è levato quando Francesco ha avvertito che «per trasformare il Paese» è essenziale scommettere sulle donne, perché «non ci sarà futuro» se esse «non saranno protette, rispettate, valorizzate e onorate». Infatti, oltre ai matrimoni forzati, uno dei principali pericoli nei campi per sfollati interni è che le bambine e le adolescenti cadano nei circuiti della prostituzione.

Dopo un breve spostamento a bordo della Fiat 500x bianca, “scortato” dall’entusiasmo di migliaia di persone, soprattutto bambini lo aspettano per salutarlo, in serata il Papa ha presieduto una preghiera ecumenica con il leader della Chiesa anglicana e il principale rappresentante della Chiesa di Scozia nel mausoleo “John Garang”.

Si tratta di uno spazio di commemorazione e riappacificazione della travagliata storia politica del Sud Sudan in onore del primo presidente del Paese, morto in un incidente in elicottero senza vedere realizzata l’indipendenza.

Mentre si faceva sera su Giuba, sullo sfondo di un tramonto mozzafiato si sono susseguite orazioni, riflessioni, letture dalla Sacra Scrittura e gesti nella preghiera comune, con l’intenzione anzitutto di promuovere il perdono, la giustizia, il buon governo e l’unità nell’attuazione dell’Accordo rivitalizzato per la risoluzione del conflitto nel Paese, come ha spiegato introducendola il reverendo Thomas Tut Puot Mut, presidente della South Sudan Council of Churches (Sscc). Proclamata la pagina del Vangelo di Giovanni con la preghiera di Gesù per l’unità dei credenti, sono quindi intervenuti l’arcivescovo di Canterbury e il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia.

La recita del Simbolo degli Apostoli ha preceduto un momento molto suggestivo: durante la recita della Preghiera di intercessione e di misericordia per la nazione, durante le intercessioni ogni lettore ha versato acqua su alberi piantati in precedenza come atto di unità.

Nel suo discorso Francesco ha poi lodato l’impegno delle comunità cristiane «nel promuovere percorsi di riconciliazione». E approfittando della presenza dei leader politici che dal 2013 al 2020 si sono contesi il potere in una sanguinosa guerra civile, ha ricordato come «coloro che si dicono cristiani devono scegliere da che parte stare».

Al termine dopo la recita del Padre Nostro i tre leader religiosi hanno impartito insieme la benedizione ai cinquantamila presenti all’incontro. Dopodiché il Pontefice è rientrato in nunziatura per trascorrervi l’ultima notte a Giuba.

dalla nostra inviata
Silvina Pérez