Nella notte un terremoto di magnitudo 7.8 ha provocato finora 1.500 morti e più di 6.000 feriti. Ma il bilancio è purtroppo destinato ad aggravarsi

Devastante sisma
in Turchia e in Siria

A rescuer carries an injured child away from the rubble of a building following an earthquake in ...
06 febbraio 2023

Ankara , 6. Nove fortissime scosse ravvicinate: la prima, durata circa un minuto, di magnitudo 7.8, le successive superiori a 4.5. A seguire un centinaio di altre di assestamento. Un’unica devastazione — quella del potente terremoto che ha colpito nella notte il sud est della Turchia e il nord della Siria — la cui entità assume proporzioni sempre più gravi e drammatiche di ora in ora, per le cattive condizioni meteo e per altre terribili scosse, di cui una di magnitudo 7.5, registrate a circa 200 km di distanza in linea d’aria a nord est del primo sisma.

Almeno 1.500 i morti e oltre 6.000 i feriti nei due Paesi, ma i soccorritori hanno fatto sapere che il bilancio è tragicamente destinato a salire: va infatti avanti, frenetica, la ricerca di moltissime persone che — sorprese nel sonno dal violento sisma — sono rimaste intrappolate sotto le macerie. Alcune stime, come quella del Servizio geologico degli Stati Uniti, parlano di un possibile bilancio di 10.000 vittime.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, sta coordinando personalmente i soccorsi. In un discorso alla nazione stamattina, Erdoğan ha reso noto che nel suo Paese i morti accertati sono 912 e i feriti 5.385. Più di 2.400 le persone estratte ancora in vita da sotto le macerie. Ha ricordato come si sia trattato del più grave terremoto dal 1939, quando a morire furono oltre 32.000 persone.

In Turchia sono le province di Adana, Malatya, Gaziantep, Diyarbakir, Hatay, Adiyaman, Osmaniye, Sanliurfa e Kahramanmaras ad essere state interessate dal sisma. In Siria risultano colpite, insieme alle zone sul confine turco, anche le città di Aleppo, Latakya, Tartus e Hama. Oltre che per la gravità della distruzione, rimane particolarmente difficile il conteggio dei sinistrati tra aree controllate dalle autorità di Damasco e territori in mano a gruppi combattenti: un bilancio provvisorio parla di oltre 560 vittime e un migliaio di feriti.

Le squadre della Mezzaluna Rossa sono in azione. Nella parte nord occidentale della Siria sono attivi anche i team di Medici Senza Frontiere.

Il sisma è avvenuto alle 04.17 del mattino in Turchia, le nostre 02.17, e ha avuto il suo epicentro nei pressi di Gaziantep. Centinaia gli edifici distrutti: oltre alle abitazioni e alle infrastrutture, è ridotto a un cumulo di macerie il castello della città, struttura di epoca romana, in una zona che oggi ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma. Crollata la cattedrale cattolica dell’Annunciazione di Iskenderun, la cui costruzione risale alla seconda metà del 1.800. «La cattedrale è crollata interamente, il campanile è pericolante», ha confermato monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia: «L’episcopio e tutte le abitazioni per l’accoglienza sono inagibili» ha aggiunto. Il nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari, ha annunciato che domani si recherà ad Aleppo. Secondo fonti dell’agenzia Sir, l’arcivescovo emerito dei Greco-Melkiti della città settentrionale, Jean-Clément Jeanbart, sarebbe stato estratto vivo dalle macerie della sua abitazione.

Dopo le scosse, avvertite in Israele, Libano e Iraq, si è messa in moto la macchina della solidarietà internazionale. L’Unione europea ha attivato il meccanismo di Protezione civile per il dispiegamento di squadre di soccorso: già partite quelle di Paesi Bassi e Romania. Mobilitato il sostegno della Nato. Disponibilità ad inviare «qualsiasi tipo di assistenza» da parte degli Stati Uniti. Mobilitazione in Francia e Gran Bretagna. Squadre di soccorso sono state inviate da Azerbaigian e India. «Esprimo le mie condoglianze al presidente Erdoğan, alla popolazione della Turchia e alle famiglie» di quanti colpiti, ha scritto su Twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, offrendo «l’assistenza necessaria». «Siamo pronti a fornire» aiuto: lo si legge pure nel telegramma del presidente russo, Vladimir Putin, all’omologo turco, riportato dalla Tass. Il capo del Cremlino ha annunciato poi la partenza di squadre di soccorso russe per la Siria. Lì, come in Turchia, giungeranno aiuti pure da Israele, ha assicurato il primo ministro, Benjamin Netanyahu.

Anche il presidente cinese, Xi Jinping, ha inviato messaggi alle autorità di Turchia e Siria. Al presidente turco sono arrivati inoltre il cordoglio e la vicinanza del capo di Stato italiano, Sergio Mattarella. Da Roma, resa disponibile la Protezione civile per i soccorsi.

La Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di 500.000 euro dai fondi otto per mille, come prima forma di aiuto, mentre la Caritas Italiana rimane in contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire il sostegno necessario. «A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti», ha affermato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.