L’assemblea della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Oceania

Al servizio della missione

 Al servizio  della missione  QUO-030
06 febbraio 2023

Che la Chiesa sia in questa fase storica un mosaico di tessere unite dal comune denominatore della sinodalità lo si comprende dalla geografia e dall’intreccio degli appuntamenti di questi giorni. A Praga si riunisce in questa settimana l’Assemblea continentale europea, e praticamente negli stessi giorni ma agli antipodi, da ieri, domenica 5, a venerdì 10, a Suva nelle isole Fiji, si svolge l’Assemblea generale dei vescovi della Federazione delle Conferenze episcopali cattoliche dell’Oceania (Fcbco), che avrà tra i temi centrali appunto quello sinodale.

Ed è a questa assise in particolare — che riunisce i vescovi di Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e Isole Solomone e le altre aree del Pacifico — che si rivolge con un videomessaggio il cardinale Mario Grech per ribadire «l’atteggiamento squisitamente sinodale» con cui vivere il confronto, quello del «dialogo, unica strada lungo la quale possiamo crescere come Chiesa». Il segretario generale del Sinodo dei vescovi precisa lo stile di questo dialogo, fatto — dice — di una «franchezza di parola» purché «accompagnata dall’umiltà dell’ascolto». Questo, afferma, «è importante durante tutto il Sinodo ed è importante anche durante le Assemblee continentali. Non abbiate paura di parlare. Non abbiate paura di ascoltare, di sforzarvi di accogliere e comprendere gli altri. E non abbiate nemmeno paura di cambiare idea in base a ciò che sentite».

Ribadendo che «la sinodalità funziona quando è orientata al servizio della missione», il cardinale Grech conclude sostenendo che questo «esercizio ecclesiale di discernimento» — ovvero ciò che sono chiamate a vivere le Assemblee continentali — quanto «più sarà in grado di riconoscere ciò che lo Spirito sta suggerendo alle Chiese di ogni continente, tanto più stimolante sarà l’Assemblea sinodale del prossimo ottobre».

Domenica pomeriggio, il cardinale Michael Czerny — che in mattinata aveva presieduto la messa di apertura con un’omelia incentrata sulla vocazione cristiana a essere sale e luce del mondo — ha inaugurato i lavori dell’Assemblea dei vescovi dell’Oceania con un intervento impostato su due argomenti, il cambiamento climatico e la sinodalità. Sul primo tema, il porporato ha preso spunto dalla Laudato si’ e dal concetto cardine che dà il nome al Dicastero da lui guidato, lo sviluppo umano integrale. Se la rigogliosa terra delle Fiji che ospita la riunione episcopale è esempio di una terra benedetta da Dio, tale ricchezza di specie e risorse, ha evidenziato, mostra per contrasto il lato opposto della medaglia, quello — ha elencato il cardinale Czerny — del loro «sfruttamento insostenibile e iniquo», che richiama altre piaghe come la pirateria, l’inquinamento marino, l’erosione costiera e su tutto «la migrazione disperata» dei migranti climatici.

E qui il capo dicastero, sull’onda dell’insegnamento di Papa Francesco, ha esortato i pastori a «denunciare» tutte le circostanze in cui la vita e la natura sono minacciate e ad «annunciare» il punto di vista della tutela del Creato imparando, ha sottolineato, «dai nostri fratelli e sorelle indigeni», che del Creato si sono presi cura «nel corso dei secoli».

Questo impegno di denuncia e annuncio, ha proseguito il cardinale Czerny, richiede tuttavia una fase di riflessione, di discernimento, propri del percorso sinodale. Questo è un aspetto ben sottolineato, ha ricordato, nella lettera inviata la scorsa settimana dal cardinale Grech insieme al cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale dell’assemblea sinodale. Sinodalità vuol dire in sostanza «cambiamento», ha spiegato il cardinale Czerny, «una conversione pastorale e missionaria» di tutta la Chiesa, che «implica il rinnovamento di mentalità, atteggiamenti, pratiche e strutture» perché è questo ciò «che Dio si aspetta dalla Chiesa di oggi». Lo scopo del Sinodo, ha concluso, è quello di «seminare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire la speranza, ispirare fiducia, ricucire le ferite, tessere relazioni, risvegliare un’alba di speranza».

di Alessandro De Carolis