L’arcivescovo di Canterbury

Una risposta
alla preghiera di Gesù
«Tutti siano una cosa sola»

 Una risposta alla preghiera di Gesù  «Tutti siano una cosa sola»  QUO-029
04 febbraio 2023

Durante l’incontro di venerdì pomeriggio, 3 febbraio, nel giardino del Palazzo presidenziale, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha pronunciato il saluto che pubblichiamo in una traduzione italiana.

Cari fratelli e sorelle, vi porto i saluti della Provincia di Canterbury, dei fedeli d’Inghilterra e del popolo della Comunione anglicana mondiale.

Essere qui con voi oggi è un segno della preghiera esaudita. Ho visitato il Sud Sudan per la prima volta nove anni fa. Ho visto la devastazione della guerra nel vostro Paese, la sofferenza e il dolore che vi ha causato. Ma ho anche visto la bellezza della vostra terra, la speranza del vostro popolo, la presenza di Dio nel vostro Paese. Per anni ho sognato di tornare a visitarvi.

Ed essere qui con i miei cari fratelli in Cristo, Papa Francesco e il moderatore Iain, è una risposta a un’altra richiesta. Una preghiera antica come la Chiesa, antica come la preghiera di Gesù in Giovanni 17: «perché tutti siano una sola cosa».

Nel 2019, sapete che Papa Francesco e io, insieme a un ex moderatore della Chiesa di Scozia, abbiamo tenuto un ritiro in Vaticano per i leader del Sud Sudan. Abbiamo pregato affinché lo Spirito Santo potesse agire e in quell'incontro abbiamo visto la possibilità di una speranza. Papa Francesco si è inginocchiato per baciare i piedi di ogni politico. Quasi cinque anni dopo, veniamo così di nuovo da voi: in ginocchio per lavare i piedi, ascoltare, servire e pregare con voi.

Veniamo per incoraggiare la Chiesa a ricordare il significativo impegno svolto nel costruire la pace e nel riunire le persone. Veniamo ad ascoltare i giovani ed a raccontare ai leader le loro speranze di pace e di opportunità. Veniamo per onorare le donne che hanno conosciuto una sofferenza così terribile e che tuttavia sono state il segno della rinascita.

La comunità diplomatica qui presente sa quanto sia facile per il mondo dimenticare ciò che sta accadendo in Sud Sudan. Vi ringraziamo per la vostra presenza a questo incontro, segno forse che non avete perso la speranza. Tuttavia, luoghi vicini e lontani si stanno stancando del fatto che non sia cambiato nulla. Questa stanchezza si riflette nei volti della popolazione del Sud Sudan e nelle parole di molte organizzazioni della società civile che con fedeltà e coraggio cercano di rappresentarla di fronte a una forte opposizione. Quando ripenso agli impegni presi nel 2019, mi rattrista vedere e sentire tutto ciò.

Il popolo del Sud Sudan è amato da Dio. Le vostre storie sono conosciute da Dio. Le vostre preghiere sono ascoltate da Dio. Insieme, pregheremo per la pace del Signore, testimonieremo il Cristo che è morto perché noi fossimo salvati, e invocheremo lo Spirito Santo affinché entri nei nostri cuori e in quelli di coloro che hanno grandi responsabilità, in modo che la parola di Gesù Cristo possa essere accolta: «perché tutti siano una sola cosa».

Quando siamo riuniti nel nome di Cristo, sappiamo che Gesù è con noi.

Prego che questa sia una visita di grande speranza e guarigione, di tempo trascorso insieme come una famiglia della Chiesa, seguendo l’unico Dio che ci avvicina sempre di più gli uni agli altri e a Lui.