Le testimonianze

Per portare ovunque
l’amore di Dio

 Per portare ovunque l’amore di Dio  QUO-028
03 febbraio 2023

Un sacerdote, Léonard Santedi, una suora, Alice Sala, e un seminarista, Divin Mukama, in rappresentanza rispettivamente del clero diocesano, delle persone consacrate e dei giovani in formazione hanno illustrato a Papa Francesco — durante l’incontro di preghiera nella cattedrale di Kinshasa — l’essenza della loro missione di fronte alle sfide poste dal Paese africano.

I tre interventi sono stati preceduti dal saluto dal cardinale Fridolin Ambogo Besungu (di cui pubblichiamo a parte una sintesi).

«Sacerdoti del Signore, siamo destinati ad essere testimoni di Gesù risorto nel nostro mondo», ha detto don Léonard. «Questa — ha aggiunto — è la nostra missione. Siamo inviati per essere testimoni coraggiosi di Dio in un mondo che non accetta i valori del Vangelo. Dobbiamo essere testimoni della giustizia in un mondo che affonda nella corruzione e nelle condanne arbitrarie, dobbiamo essere testimoni della carità e della solidarietà in un mondo che sfrutta i piccoli e persegue interessi egoistici. In un mondo che preferisce il tribalismo e le “cricche”, noi dobbiamo essere testimoni di quell’amore che “va oltre le barriere della geografia e dello spazio”», come sottolineato dall’enciclica Fratelli tutti .

«Nel nostro Paese dalle risorse immense — ha ricordato il sacerdote — numerose persone vivono in condizioni disumane. Scoprire nei volti sofferenti dei poveri il volto di Cristo richiede da parte nostra una più grande coscienza del nostro dovere di Pastori». Per questo, ha aggiunto rivolgendosi al Papa, «noi ricorriamo alla sua voce profetica per intercedere in favore della riconciliazione e della pace nel nostro Paese e per denunciare i crescenti squilibri tra il Nord e il Sud del mondo, per quanto riguarda l’accesso e la distribuzione delle risorse. Sul suo esempio noi ci impegniamo a promuovere azioni pastorali in favore dell’ecologia integrale, della famiglia come santuario della vita, dell’educazione come laboratorio di umanizzazione e cammino verso un nuovo umanesimo».

È poi intervenuta suor Alice, che ha detto di vedere in Francesco il “buon samaritano”, «venuto a soccorrere un popolo dimenticato a livello internazionale. Alcuni vengono da noi per saccheggiare le nostre ricchezze e ci lasciano mezzi morti sulla strada». Tuttavia, nonostante «questo quadro di molteplici ingiustizie — ha osservato la religiosa — il Congo rimane una terra benedetta da Dio, una popolazione generosa, che ama la preghiera, ripiena di vitalità e di speranza. Ecco perché noi non ci scoraggiamo, perché crediamo in Cristo risorto. Siamo lieti di consacrarci al Signore per testimoniare il Vangelo a persone martoriate, disponibili ad andare dovunque la Chiesa ci manda, fino alle periferie del nostro mondo».

Nell’ultima testimonianza, don Divine ha assicurato al Pontefice, a nome di tutti i seminaristi della Repubblica Democratica del Congo, di aver fatto tesoro dei suoi inviti a rendere i luoghi di formazione spirituale ed ecclesiale luoghi per crescere in umanità, nonostante guerre e violenze. Queste ultime «portano con sé crisi di ordine morale, economico e sociale. In tale contesto — ha sottolineato — i giovani seminaristi sono «dei veri segni di speranza», facendo «ogni giorno del loro meglio» per rendere i seminari «veri luoghi di formazione di pastori più umani, pieni di zelo apostolico, disposti a condividere le gioie e le sofferenze di tutto il popolo congolese».