XXVII Giornata mondiale della vita consacrata

La centralità della fraternità

 La centralità della fraternità  QUO-028
03 febbraio 2023

I consacrati esistono per la missione, anzi, essi stessi «sono missione». Lo ha sottolineato l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, durante la messa celebrata, nella basilica papale di Santa Maria Maggiore, giovedì pomeriggio, 2 febbraio. Il rito, nella festa della Presentazione del Signore e xxvii Giornata mondiale della vita consacrata, è stato presieduto dal cardinale prefetto João Braz de Aviz.

La missione, ha detto monsignor Rodríguez Carballo all’omelia, «è pensabile solo nella fraternità». Ricordando il tema della Giornata di quest’anno «Sorelle e fratelli per la missione», il presule francescano ha sottolineato che la fraternità è «il messaggio centrale del cristianesimo e uno dei pilastri della vita consacrata». Il segretario ha quindi spiegato che contro la tentazione di una missione in chiave individualista, la Chiesa, come ricorda Papa Francesco, «è chiamata a essere in uscita, in missione, senza dimenticare che siamo tutti fratelli e sorelle». E in tale contesto ha ricordato che la vita consacrata, in particolare quella religiosa, deve essere «in uscita, in missione, ma sempre in fraternità». Tutti fratelli, perché solo così «possiamo presentarci con un volto profetico in questa società profondamente segnata dall’individualismo».

La fraternità, ha osservato Rodríguez Carballo, che è certamente «un dono, è anche un impegno che ciascuno di noi assume con la propria professione». Per questo motivo, «essere artefici di fraternità, sentirsi parte di una famiglia che parte certamente dalla propria comunità ma che non conosce limiti di cultura e nemmeno di fede, è una delle sfide più urgenti per tutti coloro che si sentono seguaci di Gesù e, in particolare, per la vita consacrata».

Essere «artigiani della fraternità universale, senza cadere nella tentazione di ridurla a una vaga astrazione o a una visione chiusa e soffocante dell’amore cristiano». Essere artefici «di una fraternità senza frontiere, liberi da ogni desiderio di dominare gli altri, facendoci uno con gli ultimi e cercando di vivere in armonia con tutti (cfr. Fratelli tutti, 4)». Tutto questo sarà possibile se si assapora «la grazia e la gioia della mistica dell’incontro». Solo a partire dall’esperienza gioiosa di essere fratelli e sorelle «nella e per la missione la nostra vita sarà profetica, la nostra vita sarà capace di raccontare, di gridare e di testimoniare la bellezza della sequela di Cristo nella vita consacrata», ha concluso.