Il Papa nella Repubblica Democratica del Congo
Oltre un milione di fedeli alla messa di stamattina

Dalle 47 diocesi del Paese

 Dalle 47 diocesi  del Paese  QUO-026
01 febbraio 2023

Di fronte a oltre un milione di persone riunite per la messa nel secondo giorno del viaggio in Repubblica Democratica del Congo, Francesco ha salutato i fedeli con il tradizionale augurio «Bandeko, boboto. Esengo», invitando alla pace, alla fraternità, alla gioia, all’amore e al lavoro. Poi ha aggiunto: «Ho tanto desiderato questo momento, grazie per essere qui»!

Il grande spazio aperto dell’aeroporto di N’dolo, poco a nord di Kinshasa, e gli ambienti circostanti hanno accolto i cattolici delle 47 diocesi del Paese, oltre a migliaia arrivati dalla vicina Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, per accompagnare il Pontefice nel cuore dell’Africa. Brazzaville e Kinshasa sono le due capitali più vicine del mondo, separate solo dal Congo, il secondo fiume africano più lungo e il secondo al mondo per ampiezza del bacino.

Fin dalla mattina presto, gruppi di fedeli hanno attraversato il fiume su imbarcazioni precarie, poiché fra le due città non esistono ponti. Tra la folla allegra e rumoreggiante si distinguevano volti e abiti tipici dei luba, mongo, kongo, ruanda, wondo, asande e altre etnie, con un predominio dei luba, o baluba, che sono il gruppo etnico più numeroso.

Si è trattato di una delle messe più affollate mai tenutasi in un Paese africano, e il Papa l’ha celebrata quasi tutta in francese, con l’omelia in italiano (tradotta in tempo reale), mentre le letture e le preghiere erano in lingala. Persino i gorgheggi degli uccelli che sorvolavano il pubblico hanno aggiunto un tocco speciale alla mattinata soleggiata, umida e molto calda.

Per permettere una partecipazione in massa, le autorità governative hanno proclamato una giornata di festa nazionale, con scuole e uffici che sono rimasti chiusi.

A richiamare particolarmente l’attenzione era la numerosa presenza di donne e bambini, così come la serena allegria di tutti gli abitanti di questo Paese straordinariamente giovane. Tra i presenti anche il presidente Félix Tshisekedi, seduto nel palco d’onore insieme con la consorte.

Prima della celebrazione Francesco, ha potuto vedere da vicino i fedeli congolesi durante il lungo giro compiuto a bordo della «papamobile», e ha chiesto più volte di rallentare la marcia per salutare gruppi di anziani e bimbi. È stato uno spettacolo meraviglioso vedere i più piccoli inseguire la vettura scoperta del Pontefice lungo le transenne, mentre alcuni registravano video con i cellulari per condividere il momento con i parenti lontani e altri semplicemente si facevano il segno della croce e si inginocchiavano a pregare.

Accompagnato dal cardinale arcivescovo di Kinshasa, il cappuccino Fridolin Ambongo Besungu, il Papa ha percorso per circa trenta minuti, l’intero perimetro dello scalo sulle rive del fiume Funa.

Le diocesi hanno mobilitato per la celebrazione eucaristica tutte le parrocchie; Michael un sacerdote che viene da Kisangani racconta a «L’Osservatore Romano» che «in vista della visita del Papa hanno più volte indetto delle giornate di preghiera per le vocazioni e raccolto offerte per la buona riuscita delle manifestazioni legate all’accoglienza del Santo Padre».

L’arrivo di Francesco vicino all’altare ha acceso la gioia della folla e l’aria è divenuta festosa. «Viva il Papa!» ha gridato l’animatore della liturgia dal palco e i fedeli hanno risposto: «Viva il Papa!».

In un’atmosfera di euforica celebrazione della fede, coinvolgente e affascinante, è entrato in scena il coro cantando nelle lingue lingala, kikoto e francese. I tamburi, le maracas e le voci dei coristi hanno quindi annunciato l’arrivo di Francesco e l’imminente inizio della liturgia. «Le melodie fanno parte della nostra vita, accompagnano funerali, nascite, battesimi, sono presenti in tutti i momenti importanti della nostra società, qualsiasi siano le nostre credenze», ha spiegato Pauline, catechista nella parrocchia “Christ Roi”, una chiesa non molto lontana da N’dolo.

Al centro dell’altare, un enorme crocifisso con un sole rosso e giallo sullo sfondo, mentre su entrambi i lati si vedevano due croci più piccole con il logo ufficiale del viaggio. L’altare è rigorosamente in legno e porta incisa una riproduzione dell’Ultima Cena, un vero gioiello di artigianato.

«Questa messa è speciale», ha commentato un sacerdote di Kinshasa. Un’anziana cantava tenendo in mano un vecchio libro di inni in lingala, composto nel 1978 dal cardinale Joseph Malula e intitolato Toyembani (“Cantiamo”).

La messa in rito zairese è un vero spettacolo di partecipazione popolare. Il sacerdote e i chierichetti fanno l’ingresso già danzando e tutti i fedeli iniziano ad accompagnarli in una danza collettiva. In questa occasione, tuttavia, è stata la musica a caratterizzare l’ingresso dei celebranti; poi, sull’altare il sacerdote e i suoi assistenti hanno ballato intorno al crocifisso centrale.

A seconda delle diverse parti della messa, il ritmo della danza cambia e assume un’aria gioiosa e festosa con il Gloria e al momento del ringraziamento durante la Comunione. Nella circostanza i fedeli hanno ricevuto l’ostia consacrata e sono tornati al loro posto portandola nelle mani con grande coinvolgimento, con movimenti dolci. Il silenzio liturgico durante l’Eucaristia è stato impattante. Poi all’improvviso una canzone, l’ultima delle ventidue previste, ha annunciato la fine del rito, e allo stesso tempo ha segnato l’inizio dei saluti rivolti al Papa da parte del cardinale Fridolin Ambongo Besungu: «La ringrazio per essere qui per noi. Grazie per il suo messaggio, per la sua omelia che ci riconforta e conferma nella nostra fede», ha detto l’arcivescovo di Kinshasa.

Dopo lo scambio di doni, il Papa è rientrato in nunziatura, dove alle 16.30 incontra le vittime dell’Est del Paese e, alle 18.30, i rappresentanti di alcune opere caritative.

dalla nostra inviata
Silvina Pérez