Canti dalle periferie Il diritto di parlare e di essere ascoltati

 Canti dalle periferie Il diritto di parlare e di essere ascoltati  ODS-007
04 febbraio 2023

Dietro la storia di una donna o di un uomo che vive in strada o che fa la fila davanti ai centri di assistenza, cercando un posto dove dormire o mangiare, c’è spesso il fallimento di un amore. Quello nei confronti di chi si pensava di poter amare e che ti potesse amare “per sempre”,
ma, a volte, anche quello verso se stessi e il mondo che ti circonda. Eppure, anche la peggiore
delle esperienze non spegne il desiderio di amare e di essere amati.
Perché tutti abbiamo fame d’amore e, come raccontano questi “canti dalle periferie”,
nessuno è così povero da non poter donare amore.

Non c’è cosa
più bella

Ho attraversato momenti difficili. Mi sono trovata senza casa, ho dormito in macchina. Poi, sono stata ospite della mia parrocchia. Quando è cambiato il parroco, ho dovuto lasciarla. Così, sono entrata nell’ostello della Caritas, nell’ottobre 2004. Lì mi sono sentita in famiglia ed è proprio in quel contesto che sono entrata a far parte della redazione di «Gocce di Marsala», dove ho conosciuto il direttore Maurizio e i volontari. Era come stare in famiglia. Ho imparato, giorno dopo giorno, ad amare gli altri e le loro storie diverse, grazie agli operatori che mi hanno aiutato.

Sono passati 18 anni e ancora adesso faccio parte della redazione di «Gocce di Marsala». Per me è impossibile farne a meno, sono troppo legata al “giornalino”.

Nel mio andare non ho mai mollato.

Vedo la sofferenza dei fratelli soli, al freddo e senza più nulla. La strada è brutta, c’è solitudine. Loro dormono sui cartoni senza sapere se al mattino si risveglieranno. La notte fa paura: so cosa vuol dire vivere quei momenti così difficili.

Per me tutto ciò è un ricordo triste, che mi ha segnato. Ma al tempo stesso è stata un’opportunità, che mi ha permesso di amare i fratelli più sfortunati di me. E ho capito che non c’è cosa più bella dell’amore senza fine.

Negli occhi
dei bambini ucraini

L’Amore può essere gioia, dolore, dolcezza, sacrificio; è di fatto la sintesi della parte migliore della nostra esistenza.

Oggi, gli avvenimenti del nostro tempo sembrano aver dimenticato questa sacra parola, “amare”, che avrebbe dovuto essere il faro, la luce che illumina il mondo, un mondo dove non ci sono nemici, ma esseri umani che desiderano solo vivere in pace, nel rispetto reciproco di tutti i popoli, di qualunque razza, colore, religione!

Forse solo a Natale ci si ricorda dell’amore per gli altri esseri umani e della tolleranza e, forse, il mondo guarda con più attenzione e comprensione quanti, loro malgrado, vivono in condizioni penose a causa della guerra o dei cambiamenti climatici.

Solo l’Amore per la vita e la Fede danno coraggio ai tanti che, al freddo in una buia cantina, sotto i bombardamenti di una guerra miserabile, riescono anche a perdonare il loro prossimo, sperando che l’amore tra tutti gli uomini prevalga sul male e sulla barbara crudeltà.

Quanta tristezza, ma anche quanta dignità, ho visto negli occhi di quei poveri bambini ucraini in fila, con le loro mamme, alle porte della Caritas per ricevere il “pacco di Natale”, con panettone e biscotti. La mia speranza è che presto possano riabbracciare il loro padre e vivere felici la loro vita!

Dio li benedica.

Se non ci si rimette
in gioco

Come tutte le cose di questo mondo, anche l’amore, ad un certo punto, finisce e se ne va.

Anzi, si passa dall’amore all’odio con una facilità sconvolgente. Le separazioni sono sempre in aumento e si preferisce convivere, così è più facile separarsi.

Secondo me, la gente sta diventando sempre più egoista e non riesce a vivere insieme e a rinunciare a qualcosa pur di costruire un futuro insieme. La convivenza è difficile, impegnativa e se non si è disposti a rinunciare a tante manie e modi
di fare e a rimettersi in gioco per l’altra persona, allora, prima o poi,
scoppia la bomba.
E non si cerca nemmeno
di fare qualcosa per chiarirsi
e provare ad andare avanti.
Si pensa subito: io me ne vado, lascio tutto e torno da mamma. Ah... come stavo bene con mamma!

Sentirsi amato
o amare?

Sembrano cose differenti, ma sono facce della stessa medaglia: l’amore totale, assoluto.

Come si riconosce l’amore?

Una volta un ragazzo mi chiese: «Come si fa a trovare amici?». Gli risposi: «È semplice: frequenti gente, entri in contatto con loro e valuti con chi hai più affinità. Vivete le esperienze insieme e cerchi di mantenere i rapporti. Poi ne condividete i risultati».

Ma se qualcuno ti tradisce o se tradisci?

Gesù amava tutti, anche i peccatori. Aveva un amore assoluto, però fu tradito da Giuda. Sapeva che il male incombe e cerca di distaccarci da ciò che siamo veramente: esseri dell’esistenza.

Può non sembrare vero, ma l’amore non ci lascia mai soli. Sentirlo a volte è difficile. Sembra di dover scendere a compromessi. Ma è lì che si fa sentire sempre, in piccole dosi, nascoste nelle paure che ci siamo costruiti o che ci hanno inculcato.

Parliamo ancora di Giuda e del suo modo di vivere l’amore. Sicuramente amava. Altrimenti non si sarebbe unito a Gesù e Gesù non l’avrebbe accettato. Poi, però, forse aveva interessi personali.
Chi non li ha?

E poi?

Ha commesso degli errori tradendo l’amore ricevuto. In seguito, rivedendo ciò che aveva fatto ha capito e si è pentito.

Anche noi sappiamo pentirci veramente?

È una domanda, forse, senza risposta, perché spesso la risposta non la vogliamo, poiché presuppone un cambiamento profondo, a volte radicale, che non riusciamo ad accettare: amare con tutto noi stessi.

Ho chiesto a varie persone cosa sia l’amore. Mi hanno dato tante versioni differenti, ma tutti avevano
una cosa in comune: non sanno esattamente cosa sia.

Vorrei anche io dare una risposta, ma mi sento così piccolo e incapace di spiegare e temo di non essere capito.

Comunque ci provo.

Sento l’amore dentro me, cerco di superare i miei limiti per diffonderlo il più possibile, senza pregiudizi, offrendo ciò che sono nel modo più totale.

Tante volte mi sembra di sbagliare, però cerco sempre di rimediare imparando dagli errori fatti. Ne ho fatti tanti!

Mi sorge una domanda: “imparare o insegnare”? Comunque, l’essenza dell’amore è “donare, donare tutto in modo assoluto, ma consapevole”.

Gli antichi lo avevano
capito e noi?

Amore. Amor. Amour. Love. Liebe. Αγαπη… e chi più ne ha più ne metta: credo che non ci sia lingua al mondo che non abbia nel suo vocabolario una parola per indicare questo sentimento, tanto apprezzato, bramato, spasmodicamente cercato, ma tanto raramente autentico e sincero; a differenza del suo opposto — l’odio — che nessuno ammetterebbe di provare, ma che pure alligna e prospera beatamente.

Passeggiando ho notato che qualcuno, con vernici di vari colori, ha vergato sul selciato più volte la scritta: «L’amore al potere». Forse non sarebbe male un concetto sotteso a questo slogan, che va addirittura oltre la cultura del ’68, quando in fondo ci si contentava di auspicare il potere per l’immaginazione. Che non costerà neppure nulla o quasi, ma che, come si è visto, offre un rendimento tutto sommato assai scarso.

«All You Need is Love» («Ti serve solo l’amore») cantavano l’anno precedente i Beatles, nell’occasione filmati per la prima trasmissione tv in mondovisione.

Forse è vero: basterebbe tanto poco! Eppure, è una disposizione d’animo così difficile da provare? Perché?

Forse un primo motivo è che ne abbiamo una idea parziale. Ad esempio: chi o che cosa rendere oggetto di questo sentimento?

Già il Vangelo ci fornisce un’indicazione non da poco quando ci esorta ad amare il nostro prossimo come noi stessi: sul secondo termine di paragone di questa preposizione siamo tutti d’accordo; è sul primo termine che facciamo acqua da tutte le parti. Con qualche “piccolo sforzo” riusciamo ad estendere il nostro sentimento ai nostri beni materiali, le nostre ricchezze; ma non andiamo molto oltre. Già i beni altrui ci sono, di nuovo, molto indifferenti.

Eppure, sarebbe più facile se allargassimo il nostro orizzonte: se pensiamo a chi amare, ci viene subito in mente il/la nostro/a partner (almeno chi ce l’ha).

Ma se provassimo a considerare degno d’amore tutto ciò che esiste — animali, piante, ambienti, insomma il Creato, la Vita nel suo complesso — chissà potrebbe riuscirci più spontaneo ed automatico amare anche per il nostro prossimo, che non sia quello/a a cui regalare cioccolatini e/o rose rosse nella ricorrenza di San Valentino. Poveraccio questo santo! Chissà a che superlavoro si deve sobbarcare: sette camicie dubito gli bastino.

Allora, facciamolo quotidianamente, senza stancarci, il nostro piccolo-grande sforzo. Vale la pena se è vero, come è vero, che Amor vincit omnia. Gli antichi lo avevano capito. E noi, moderni, siamo da meno?

Un addio

Mi ha accompagnato al mio segreto e furtivo addio.

Ha iniziato a piangere, quando l’ho salutata con un bacio.

Scorrevano come da una sorgente le sue lacrime.

Erano il dolore supremo di un saluto.

Un dolore che era il mio stesso dolore.

In quel momento ho iniziato
a camminare.

Ho camminato verso l’autobus come un automa.

Per semplice forza di inerzia.

Mi sentivo come un cane senza padrone.

Era come se il mondo si stesse aprendo sotto i miei piedi.

La vedevo, dietro la pesante finestra.

Sentivo le sue lacrime.

Lacrime. Sì, lacrime.

Il messaggio silenzioso del suo addio.

Senza dire una sola parola,

andai dall’autista con il mio bagaglio
in mano.

Lo pregai di lasciarmi andare.

Mi ha visto così commosso
che ha avuto pietà di me.

Ho attraversato l’angolo.

In silenzio e furtivamente sono tornato alla stazione.

E ho corso e corso dietro a lei.

L’ho trovata che guardava fuori dalla finestra.

Il suo sguardo era perso,

perso in lontananza.

L’ho accarezzata con le mie due mani.

E ha cominciato a piangere.

Lacrime di gioia.

Erano lacrime d’amore.

Il fumo dell’esilio

mi ha fatto piangere tante volte.

La tua voce carezzata,

le tue parole di incoraggiamento

e le tue brevi apparizioni

ridavano la calma

a quest’anima smarrita e tormentata.

Oggi l’esilio mi sembra bello,

perché ho trovato nella solitudine

la consolazione di averti.

Ovunque io vada,

tu sei ovunque io sia.

Non importa

Non importa di che razza sei. Come ci ha insegnato Dio, siamo tutti fratelli. Come nostro Padre Celeste ci ha insegnato, non ci deve essere mai odio per nessuno. Dobbiamo amare e perdonare come Dio perdona i nostri peccati, donare bontà e forza a chi è in difficoltà.

Ho perso

Sono un semplice uomo. Non ho chiesto mai molto.

Ho avuto una splendida compagna. Mi è stata sempre vicina, 23 anni insieme.

Tutto andava bene.

Un giorno, tutto ad un tratto, novità al lavoro: non riuscivo a tenere il passo.

Il mio licenziamento.

A lei non avevo il coraggio di dire tutto. Me ne vergognavo.

La mattina uscivo di casa. Andavo al bar a bere. Non sapevo cosa fare.

Sulle mani le mie lacrime.

Ho fatto mille chiamate lavorative. Ho avuto soltanto risposte negative.

Una mattina lei mi ha visto. Al bar, ubriaco, col bicchiere in mano.

Le ho cercato di spiegare. Non mi voleva ascoltare. Se ne voleva andare.

Ha portato con sé anche mio figlio.

Di notte, un giro turistico per le strade anche se le conosco bene.

A volte vado indietro. Mi manca il passato. Il presente non mi piace tanto. Però penso che poteva andare peggio.

La vita è un gioco. Ed io ho perso.

Sono rimasto solo.

Un po’ di tempo, poi lo sfratto. Non ho più niente da perdere.

Mi sono preso una coperta. Ho dormito su una panchina. Sentivo freddo.

Il sabato sera niente ristorante, alla Caritas a mangiare.

Penso, penso continuamente. Non dormo per niente.

Ho voglia di riabbracciare mio figlio.

Mi sento sconfitto. La vita è un gioco. Ed io ho perso.

Dopo molto tempo il mio caro figlio finalmente l’ho rivisto.

Nel suo sguardo un piccolo uomo che ha sofferto. Soffre ancora adesso.

Quasi non mi ha riconosciuto. Non fa niente. In fondo, non gli posso dare niente.

Come padre ho fallito.

Rimedierò, rimedierò.

Con un semplice salto sarò un angelo. Ti accompagnerò finché avrai bisogno.

Non ti lascerò solo.

Lei e lui

Caro Attilio,

il destino ci ha fatto incontrare. La nostra amicizia dura da diversi anni, perché in noi c’è sincerità. Ci vogliamo bene per il piacere di volersi bene, senza secondi fini.

La parola crisi non ci appartiene, perché senza dircelo riusciamo a superare parecchi ostacoli ed è sempre bello incontrarci e ascoltare i nostri silenzi.

A volte facciamo progetti anche se sappiamo che saranno difficili da realizzare, ma non smettiamo mai di sperare che la nostra vita possa cambiare. Tutto può accadere, anche l’impossibile e di questo ne siamo certi.

Cara Anna Maria,

sei riuscita a far uscire un uomo dalla tana e dal letargo pure a metà luglio. Assieme a te un lupo solitario ha iniziato a percorrere strade dell’“io posso” laddove prima vi erano solo deserti di pietra.

Abbiamo condiviso tanti ostacoli, superati grazie al non prenderci sul serio e all’autoironia.

Non sono capace di scriverti lettere passionali e d’amore e neanche sfidare un competitore dentro una caverna, ancora restio ad uscire.

Cara Anna Maria, abbiamo ancora tanti fogli bianchi da riempire.

La forza del cuore

Amore è una parola magica, che è dentro ciascuno di noi fin dalla nascita.

Amore è famiglia, amici, ma anche tanto altro. Si pensi al mondo del volontariato — forza trainante dell’Italia — e ai tanti gesti di vero, disinteressato amore compiuti nei confronti di quanti vivono senza il necessario. Tutti sanno del mantello tagliato da San Martino per un povero, ma di gesti simili o, meglio, di tante persone che soccorrono quanti sono nella precarietà è ricca la biblioteca della vita, quella scritta col cuore e non raccontata.

Le carceri sono luoghi dove si sente più di ogni altro la forza dirompente dell’amore, perché qui — per una superata visione della pena — non è possibile avere un rapporto visivo con la tua famiglia. Allora, l’amore verso chi è distante e soffre più di ogni altro l’errore che il detenuto ha commesso è confinato in telefonate e lettere. Il rapporto familiare e l’impegno a mantenerlo vivo non interessano allo Stato. Chissà cosa succede dopo molti anni di divisione tra il detenuto e la famiglia. Certo, potrebbe riprendere come prima e, se sarà così, è perché è Amore vero, sprigionato dal cuore.

Lia

Alessandro

Antonio

Mimmo

Fabrizio Salvati

Erwin Alfredo Bendfeldt

Agostino

Pino (con l’aiuto di Ettore)

Anna Maria

Il tuo Attilio

s.c.