Dal 31 gennaio al 5 febbraio Papa Francesco in Africa
Dalla Repubblica Democratica del Congo

Questa visita è un dono

 Questa visita  è un dono   QUO-024
30 gennaio 2023

La Repubblica Democratica del Congo celebra con gioia la visita del Santo Padre. E in occasione di questo dono che Papa Francesco fa al nostro popolo, lancio un appello a tutte le persone, al nostro popolo, alla società civile, alle Chiese cattoliche e protestanti affinché si alzino, alzino la testa per fare da argine alla violenza, alla discordia e alla disumanità che distruggono il creato.

  I giorni a venire saranno difficili. Il nostro Paese è stato devastato per anni per motivi economici e geostrategici. Il mondo non può più rimanere in silenzio di fronte a queste tragedie umane. L’episcopato congolese ha sempre svolto un ruolo profetico nella Repubblica Democratica del Congo. Il rischio di “balcanizzazione” del nostro Paese è sempre stato un tema che i vescovi congolesi hanno affrontato nelle loro riunioni. Ora, con la recrudescenza dei conflitti nell’est del Paese, soprattutto con l’M23, abbiamo la fondata paura che il nostro Paese possa essere diviso in piccoli Stati.

Per questo i vescovi, nella loro missione profetica, quando si sono riuniti in assemblea plenaria straordinaria, hanno scritto un messaggio al popolo dal titolo molto suggestivo: «L’ora è grave». In effetti, l’ora è grave in Congo. Ecco perché i vescovi non solo hanno inviato questo messaggio, ma hanno anche invitato tutto il popolo congolese, a partire dai fedeli cattolici, a marciare, ad alzarsi in piedi e a gridare il loro totale rifiuto di questo progetto di “balcanizzazione” del nostro Paese, a gridare il loro disgusto per l’escalation dei conflitti nell’Est, con continui morti.

Sono particolarmente felice di vedere che la visita del Santo Padre ha innescato una collaborazione virtuosa tra piccole comunità dove non regnava la concordia, in tutte le diocesi del Paese, in tutte le grandi città, ci sono stati comitati non solo di cattolici, ma anche di protestanti, di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sanno che questa visita apostolica è un dono per il Paese e il suo popolo. 

Noi, popolo congolese, abbiamo il dovere di ricordare questo giorno. Il fatto è che l’evento che celebriamo oggi è anche, in parte, all’origine dell’urgente cambiamento che noi congolesi dobbiamo compiere per poter affrontare le nostre attuali difficoltà. A differenza dei Paesi vicini, l’indipendenza del Congo, raggiunta il 30 giugno 1960, è stata un’indipendenza più sognata che pensata: mentre altri riflettevano sul significato dell’indipendenza e preparavano la popolazione alle sue conseguenze, noi in Congo sognavamo l’indipendenza con emozione, passione, irrazionalità, al punto che quando è arrivato il momento non sapevamo cosa sarebbe successo il giorno dopo. Le conseguenze si vedono ancora oggi: dobbiamo ricostruire la pace partendo dalla fraternità, non possiamo pensare in grande se non sentiamo il dolore delle ferite causate da questo clima di odio.

di Fridolin Ambongo Besungu
Cardinale arcivescovo di Kinshasa