Pellegrinaggio ecumenico
di pace

 Pellegrinaggio ecumenico  di pace  QUO-024
30 gennaio 2023

L’arrivo di Papa Francesco nel Sud Sudan il 3 febbraio prossimo segnerà l’inizio di un pellegrinaggio ecumenico di pace senza precedenti. Nella sua visita a Juba, capitale del Paese, il Santo Padre sarà accompagnato dall’arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Justin Welby, e dal moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia, il reverendo Iain Greenshields. Oltre a rivestire una chiara importanza per il popolo sudanese e per la situazione politica e sociale del Paese, il pellegrinaggio ha un grande valore ecumenico. Sarà la prima volta in assoluto che un vescovo di Roma effettuerà una visita congiunta con i leader della Chiesa anglicana e presbiteriana (riformata).

Quasi due terzi della popolazione del Sud Sudan sono cristiani e il livello di collaborazione e di comunione tra le diverse tradizioni cristiane è stato finora molto buono. Il Sudan Council of Churches [ Scc ] fu fondato dal vescovo cattolico Augustino Baroni e dal vescovo anglicano Oliver Allison nel 1965, prima dell’istituzione del Sud Sudan come Stato separato. Nei quasi 60 anni trascorsi da allora, in un doloroso scenario di conflitti, spargimenti di sangue e completo sfaldamento della società civile, il S cc e il Consiglio succedutogli, il South Sudan Council of Churches [S scc ] hanno lavorato assiduamente per promuovere l’unità e la solidarietà dei cristiani.

La drammatica situazione del Paese ha avvicinato le Chiese tra loro sia a livello concreto sia a livello di visione profetica. Durante gli orrori delle guerre civili scoppiate a partire dagli anni ottanta, quando tutte le altre strutture e organizzazioni crollarono o lasciarono il Paese, i leader delle Chiese rimasero vicini alla gente. Parlando di “Chiesa”, i sudanesi del sud sono soliti riferirsi più alla testimonianza congiunta delle varie comunità cristiane che a una specifica confessione o tradizione; gli stessi leader ecclesiali si considerano spesso pastori dell’intero gregge cristiano. Uno dei tanti aneddoti in tal senso è quello di un vescovo anglicano che ricorda le telefonate ricevute dal suo omologo cattolico, il quale, ogni volta che si doveva assentare dalla diocesi, lo chiamava prima di andarsene e gli chiedeva: «prenditi cura della mia gente mentre sono via».

La preoccupazione condivisa da Papa Francesco, dall’arcivescovo Welby e dai moderatori della Chiesa di Scozia (che restano in carica un solo anno) nei confronti della situazione del Sud Sudan è un riflesso naturale della tradizione di stretta cooperazione ecumenica nel Paese. Da tempo essi desideravano visitare insieme il Paese. Il viaggio era stato concepito durante un ritiro spirituale tenutosi presso la Casa Santa Marta nel 2019, quando i leader politici del Sud Sudan promisero che avrebbero lavorato insieme per il bene del loro popolo. Sottolineando la dimensione ecumenica della visita, Papa Francesco ha ribadito quanto sia importante per lui contribuire al processo di pace e riconciliazione nel Sud Sudan, «non da solo, ma peregrinando ecumenicamente insieme a due cari fratelli: l’arcivescovo di Canterbury e il moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia».

Nonostante l’impegno assunto durante il ritiro in Vaticano nel 2019 e il gesto molto forte di implorazione compiuto da Papa Francesco nel baciare i piedi dei leader del Paese, la situazione nel Sud Sudan rimane instabile. I leader politici, quasi tutti di fede cristiana, sono stati lenti nel lavorare per la costruzione della pace. Con la loro testimonianza comune, i tre capi di Chiesa intendono impartire un rinnovato slancio a questo processo. Durante la preghiera ecumenica che si terrà a Juba sabato 4 febbraio, il moderatore Greenshields pregherà affinché il pellegrinaggio «accresca in tutti noi lo spirito di cambiamento, spingendoci a cercare la speranza, la riconciliazione, il perdono, la giustizia e l’unità nel nostro Signore Gesù Cristo e attraverso di Lui».

L’unità, che nel passato si era dimostrata salda tra le comunità cristiane del Sud Sudan, si è in qualche modo incrinata negli ultimi tempi con l’emergere di crescenti tensioni tribali all’interno delle Chiese e tra le Chiese. I tre leader ecclesiali, visitando insieme il Paese come pellegrini sul cammino ecumenico della pace, desiderano aiutare i cristiani del Sud Sudan a recuperare e a rafforzare la loro vocazione quali strumenti visibili di riconciliazione e di unità. Il pellegrinaggio del Papa, dell’arcivescovo e del moderatore è dunque un modo per attuare il mandato affidato dal Signore a Pietro di «confermare i fratelli» (cfr. Lc 22, 32). Il fatto che Francesco stia intraprendendo questo compito petrino insieme all’arcivescovo Welby e al moderatore Greenshields ha una grandissima rilevanza ecumenica.

dal Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani