A Kinshasa l’opera di un missionario nel campo dell’istruzione

Parole e opere
di misericordia restituiscono speranza alla gente

A faithful of the parish of St Charles prays as she attends the morning mass officiated by Abbey ...
27 gennaio 2023

C’è la fede e c’è l’ardore missionario nella Repubblica Democratica del Congo, terra segnata da violenza, povertà, ingiustizia. Lo testimonia il 44enne Prosper Mbumba, missionario congolese della congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Cicm), detta anche dei “Missionari di Scheut” (dal nome del santuario mariano in Belgio, dove l’ordine fu fondato nel 1862). Impegnato a Kinshasa con un’opera di evangelizzazione nel campo dell’istruzione, padre Mbumba è attualmente responsabile di due case editrici cattoliche congolesi: una che pubblica libri scolastici (il Centro di Ricerche pedagogiche) e una di carattere religioso (Editrice Epifania).

Il sacerdote viene da un esperienza decennale di missione in Mongolia, dove ha svolto un’opera di prima evangelizzazione, in terre desolate e ghiacciate, nelle quali il nome di Cristo Gesù non era mai arrivato. Quell’esperienza missionaria, racconta a «L’Osservatore Romano», lo ha fortificato nella fede e risulta preziosa ancora oggi, mentre è stato chiamato a dare un contributo pastorale e culturale alla popolazione del suo Paese di origine. In una nazione al 96% cristianizzata, dove i cattolici sono circa 35 milioni, «nonostante ciò, la prima sfida che si presenta a chi professa la nostra fede è tenere viva la speranza, continuare a sperare in un domani migliore», dice. Si avvertono nella nazione i segni, a volte ancora sanguinanti, di «una guerra di lunga data, di un persistente sistema di corruzione, con crescente divario tra ricchi e poveri: tutti fenomeni che generano mestizia e disperazione o nei cuori di molti». «Vivere la fede in Congo, allora — sottolinea — significa essere sensibili e tener conto delle sofferenze di tante persone colpite dalla guerra e dall’ingiustizia. Questa passione per l’umanità, naturalmente, implica un impegno per la pace e la giustizia, sempre alimentato dall’amore verso i più poveri e vulnerabili».

Il Paese, racconta padre Mbumba, attraversa una situazione politica molto instabile, «che potrebbe diventare ancora più instabile con le prossime elezioni, previste per la fine dell’anno». «Molti pensano che, nonostante la complessità dei conflitti nella parte orientale, il governo dovrebbe fare di più, invece di limitarsi ad accusare forze esterne al Paese», rileva. «In tale cornice — nota il missionario — la Chiesa cattolica in Congo è sempre una presenza che, dal pulpito e con l’ottica della fede, richiama le persone, soprattutto i laici, a prendere in mano il proprio destino, a essere presenti in politica per portarvi la luce del Vangelo, scegliendo leader politici rispettosi della dignità umana». Padre Mbumba cita la marcia pacifica, promossa dai vescovi cattolici congolesi a dicembre del 2022, per protestare contro le violenze nell’Est del Paese. Rosario alla mano, con canti religiosi, crocifissi e striscioni, manifestanti di tutte le età hanno percorso le strade di molte città, chiedendo giustizia, fine della violenza, impegno e trasparenza delle istituzioni.

In effetti la parte orientale del Paese, dove si trova la regione del Kivu, spesso alla ribalta delle cronache internazionali per gli episodi di violenza generalizzata, «appare travagliata da uno stillicidio di ferocia che, secondo alcuni, ha come fine la balcanizzazione». I cattolici, in questa intricata situazione, «alzano la voce condannando l’ipocrisia della comunità internazionale che non agisce per porre fine ai conflitti armati», anche se le forze esterne e i gruppi militanti coinvolti, rileva, «sono tanti e diversi, spesso legati anche alle antiche potenze colonizzatici europee e alle loro strategie geopolitiche». In quella zona, a volte, sacerdoti e fedeli cattolici sono stati presi di mira ma, in linea generale, «dopo decenni di conflitti armati, queste persone sono semplicemente stanche della guerra, prese da una paura costante che mina ogni resilienza», afferma.

Il Paese, aggiunge padre Mbumba, «si ritrova imprigionato in un paradosso: con tutte le risorse naturali di cui dispone, il Congo dovrebbe essere tra le nazioni più ricche del mondo. Tuttavia la maggior parte di queste risorse viene saccheggiata a causa della guerra o è controllata da compagnie multinazionali. Le materie prime sotto il controllo del governo devono essere trasformate fuori dal Paese: la nazione non ha industrie per la trasformazione e, incredibilmente, esporta quantità poco significative di rame, cobalto e oro, rispetto alla dotazione naturale. C’è da chiedersi: come può reggersi l’economia?».

La minima ricaduta interna della ricchezza nazionale genera, a detta del missionario, «una cronica carenza di infrastrutture, che diventa un grave problema sociale: mancano case, scuole, strade, ospedali, servizi pubblici per lo sviluppo, sociale ed economico». Uno dei campi che più sta a cuore ai missionari della Cicm, e a tutte le istituzioni cattoliche, è «l’istruzione, settore particolarmente colpito dalla crisi: la povertà di mezzi e la scarsa qualità dei servizi educativi hanno pesanti conseguenze sul futuro, perché nella scuola si formano i futuri leader. Il sistema di istruzione è compromesso e questo è, a mio parere, uno dei gangli vitali da rianimare», riferisce. Dal canto suo la Chiesa, riconoscendone la preziosa funzione, «continua a investire risorse e idee, avviando e gestendo numerose scuole e importanti università». «È una priorità nel nostro apostolato, che tocca anche direttamente il mio impegno personale, dato che i libri di testo che curiamo sono destinati a scuole di ogni ordine e grado», aggiunge, riferendo che «questo impegno è parte integrante dell’evangelizzazione».

«L’evangelizzazione qui per noi — riprende — significa soprattutto restituire speranza alle persone, non solo con le parole, ma anche con le opere, a partire da quelle di misericordia: nutrire gli affamati, seppellire i morti, curare i feriti, accompagnare i carcerati, sviluppare attività generatrici di reddito per migliaia di persone che altrimenti vivrebbero di stenti». La Chiesa cattolica, prosegue «si spinge oltre, sostenendo la pace e invitando i leader politici al buon governo, perché il bene comune torni a essere la bussola per ogni attività sociale, economica e politica». «Questi — conclude il sacerdote — sono l’auspicio e la speranza che coltiviamo nel cuore alla vigilia della visita di Papa Francesco: la sua presenza amplificherà la voce della Chiesa locale che chiede pace e riconciliazione, giustizia e responsabilità. Siamo certi che il suo arrivo poterà frutti straordinari perché donati da Dio: più di quanto possa fare una qualsia si attività o sforzo umano».

di Paolo Affatato