Sul nuovo documento del dialogo con le Chiese ortodosse orientali

Verso un ecumenismo pastorale

 Verso un ecumenismo pastorale  QUO-021
26 gennaio 2023

L’«ecumenismo pastorale», affermava Papa Francesco ricevendo il Patriarca Mar Awa iii il 19 novembre 2022, «è la via naturale della piena unità». Esso consiste nella collaborazione delle Chiese per il bene spirituale dei loro fedeli. Questa collaborazione si basa in gran parte sulla comprensione comune dei sacramenti attraverso i quali i battezzati vivono della vita stessa del Buon Pastore. Su questa strada, il dialogo teologico internazionale tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali ha recentemente adottato un documento che segna un passo importante. Esso rispecchia un ampio consenso nella teologia e nella pratica dei sacramenti, e più precisamente dei “sette sacramenti”, consenso sulla base del quale raccomanda un rafforzamento della collaborazione pastorale tra le nostre Chiese.

La Commissione mista che promuove questo dialogo riunisce tutte le Chiese ortodosse orientali che riconoscono i primi tre concili ecumenici. Questa “famiglia di Chiese”, come si definisce, comprende Chiese di tre tradizioni principali: copta (Chiese ortodosse di Egitto, di Etiopia e di Eritrea), armena (Catholicossati di Etchmiadzin e di Cilicia) e siriaca (Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, Chiesa ortodossa sira malankarese). Sebbene in piena comunione di fede, di sacramenti e di ministero, queste Chiese sono testimoni di tradizioni cristiane molto diverse tra loro. Una dimensione particolarmente affascinante di questo dialogo è l’opportunità di favorire anche l’incontro e lo scambio tra queste diverse tradizioni dell’Oriente cristiano. Da parte cattolica, la Commissione comprende, oltre a vescovi e teologi latini, anche rappresentanti delle Chiese orientali cattoliche che appartengono alle stesse tradizioni orientali.

Fondata nel 2003, la Commissione, che si riunisce annualmente, ha potuto compiere passi importanti. Dopo l’adozione di un primo documento nel 2009 su Natura, costituzione e missione della Chiesa e di un secondo nel 2015 su L’esercizio della comunione nella vita della Chiesa primitiva e le sue implicazioni per la nostra ricerca della comunione oggi, ha approvato il 23 giugno 2022 un terzo documento intitolato I sacramenti nella vita della Chiesa, firmato a nome della Commissione dai suoi due co-presidenti, il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, e il vescovo copto ortodosso Kyrillos di Los Angeles. Il documento, frutto di sette riunioni plenarie, è articolato in tre parti. La prima tratta la definizione e il significato teologico dei sacramenti. Partendo da Cristo come «mistero divino in persona, sacramento fondamentale dell’azione di Dio nel mondo» a cui si riferiscono i “misteri”, atti liturgici «che portano alla santificazione e alla salvezza dei credenti e alla trasformazione di tutta la creazione», il testo analizza le questioni terminologiche. Esse sono particolarmente importanti, data la diversità delle tradizioni orientali rappresentate nel dialogo, ognuna con i suoi termini e le sue sfumature particolari: il mysterion greco e il sacramentum latino non sono esattamente il rozo/raza siriaco, il khorhourd armeno, il mestir etiope, il sir arabo o il mysterion copto. Questa prima parte esamina quindi l’origine dei sacramenti nella tradizione biblica e apostolica e poi le condizioni generali per amministrare i sacramenti.

La seconda e principale parte riguarda i sette sacramenti. Un’introduzione esamina la nascita e la diffusione della nozione di “sette sacramenti”, inizialmente individuata dalla tradizione occidentale, ma riconosciuta anche dalle Chiese ortodosse orientali. Le Chiese membro del dialogo riconoscono che questi sette sacramenti sono stati «istituiti da Cristo, stabiliti dagli Apostoli, conservati e tramandati dai Padri della Chiesa e fedelmente celebrati dalla Chiesa nel corso dei secoli» (§8). L’intenzione del numero sette «non è quella di limitare, ma di descrivere la pienezza della grazia di Dio e la perfezione della sua opera di salvezza». Il numero sette «è uno dei più significativi della Bibbia ed è anche identificato come l’unione di Dio con la sua creazione, mentre il tre significa la Santa Trinità e il quattro l’intera creazione» (ibidem). Segue una descrizione di ciascuno dei sacramenti, presentati in tre categorie: sacramenti dell’iniziazione (battesimo, crismazione, eucaristia); sacramenti della guarigione (penitenza/confessione, unzione degli infermi); sacramenti del servizio e dell’impegno (matrimonio, ordini sacri). Per ognuno di questi sacramenti il documento analizza lo sviluppo storico, la pratica attuale nelle diverse Chiese (sollevando talvolta questioni pastorali e liturgiche) e infine le questioni che restano da approfondire. Al termine di questa analisi, la Commissione può affermare che «esiste un ampio consenso tra le nostre Chiese, sia nella teologia che nella pratica dei sacramenti, nonostante alcune differenze teologiche che richiedono un ulteriore approfondimento, soprattutto per quanto riguarda il ministro del battesimo e del matrimonio» (§49). Per quanto riguarda il battesimo, pur osservando che nella Chiesa cattolica latina, in caso di emergenza, può battezzare qualsiasi persona, anche non cristiana (cosa che non è possibile nelle Chiese ortodosse orientali), il documento osserva che la questione fondamentale è soprattutto il riconoscimento del battesimo amministrato da altre Chiese. Se la Chiesa cattolica riconosce la validità di tutti i battesimi ortodossi orientali e la maggior parte delle Chiese ortodosse orientali riconosce la validità dei battesimi cattolici, «il progresso verso il pieno riconoscimento reciproco di questo sacramento assolutamente fondamentale rimane un obiettivo importante del nostro dialogo, affinché possiamo confessare “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Efesini, 4, 5)» (§16).

Il sacramento di cui il documento parla più a lungo è quello del matrimonio. È anche quello su cui sono sorte le maggiori difficoltà, soprattutto sulla questione del ministro di questo sacramento, con la tradizione occidentale che valorizza il ruolo degli sposi mentre quella orientale pone l’accento sul ruolo del sacerdote o del vescovo. Tuttavia, queste diverse tradizioni, che riflettono concezioni diverse del matrimonio legate in particolare alla storia delle nostre Chiese, «esprimono lo stesso mistero dell’amore di Dio per l’umanità e l’opera attiva della sua grazia nella comunità della Chiesa» (§37).

La terza parte del documento affronta il tema dell’ecumenismo pastorale. Sulla base degli accordi teologici esistenti ma anche dell’esperienza comune dei fedeli che va interpretata teologicamente, la Commissione propone una maggiore collaborazione pastorale tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali. Tale collaborazione può infatti «essere un fattore efficace per sviluppare una più ampia consapevolezza ecumenica tra il clero e i fedeli e potrebbe essere fonte di ispirazione per altri modelli di relazioni più strette tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali» (§56). Vengono formulate quattro raccomandazioni. La prima è moltiplicare gli accordi pastorali in campo sacramentale, sull’esempio della dichiarazione congiunta del 1984 tra Papa Giovanni Paolo ii e il Patriarca siro-ortodosso Mar Ignatius Zakka Iwas, che in determinate circostanze autorizza i fedeli a ricevere i sacramenti della penitenza, dell’eucaristia e dell’unzione degli infermi nell’una o nell’altra Chiesa. In secondo luogo, la Commissione raccomanda una più stretta collaborazione pastorale in ambiti non sacramentali, soprattutto nelle istituzioni caritative ed educative, nell’apostolato giovanile, nella catechesi e nella formazione permanente del clero e dei fedeli. In terzo luogo, suggerisce che le Chiese esaminino la possibilità di affermare che esiste un accordo sufficiente sulle questioni teologiche per il riconoscimento reciproco del sacramento del battesimo tra la Chiesa cattolica e tutte le Chiese ortodosse orientali. Infine, propone di istituire commissioni congiunte a livello locale per esaminare le condizioni concrete di attuazione di queste raccomandazioni.

Ricevendo il 23 giugno 2022 i membri della Commissione, Papa Francesco si è ispirato al documento per sottolineare tre dimensioni essenziali dell’ecumenismo. Dimensione battesimale, perché nel battesimo «si trova il fondamento della comunione tra i cristiani e l’anelito verso la piena unità visibile». Dimensione pastorale, giacché «l’ecumenismo ha sempre un carattere pastorale». Riferendosi ad accordi pastorali esistenti, il Santo Padre ha incoraggiato i presenti ad approfondire «un ecumenismo pastorale», chiedendo se, «sulla base del consenso teologico rilevato dalla vostra Commissione, non sarebbe possibile estendere e moltiplicare tali accordi pastorali, soprattutto in contesti in cui i nostri fedeli si trovano in situazione di minoranza e di diaspora». Dimensione locale, perché «l’ecumenismo esiste già come realtà anzitutto locale». Rilevando che i fedeli «vivono già l’ecumenismo della vita», Papa Francesco ha sottolineato che «l’ecumenismo teologico dovrebbe riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli». Così «il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico».

Dimensione battesimale, dimensione pastorale e dimensione locale: tre prospettive ecumeniche fondative del dialogo non solo con le Chiese ortodosse orientali ma con tutte le comunità cristiane in cammino verso la piena comunione, guidate dall’unico Pastore, Gesù Cristo.

di Hyacinthe Destivelle
Reverendo officiale della Sezione orientale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani