Benedetto XVI e la «Verbum Domini»

Un lascito ecumenico

 Un lascito ecumenico  QUO-018
23 gennaio 2023

Ieri, 22 gennaio, si è tenuta la celebrazione della Domenica della Parola di Dio, giornata istituita da Papa Francesco con la lettera apostolica in forma di “motu proprio” Aperuit illis. Tale data ha avuto per me quest’anno un significato speciale. La Domenica della Parola di Dio è stata infatti istituita da Papa Francesco il 30 settembre 2019. Quello stesso giorno, ma nove anni prima, Papa Benedetto xvi aveva firmato l’esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini. In questi giorni, per ricordare il Pontefice scomparso, ho riletto le parti sottolineate durante la mia prima lettura di quel documento che riflette il lavoro del sinodo che ha avuto come tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. La copia ufficiale di quel documento in mio possesso mi è stata donata a ottobre del 2010 dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. Nelle mie note a piè di pagina e nei testi sottolineati ritrovo quello sguardo ecumenico che ancora mi sfida e m’interpella. La Bibbia è il testo ecumenico per eccellenza. Nei suoi scritti sacri ci ritroviamo fratelli, ci scopriamo uniti e camminiamo insieme nella missione incarnata nel Dio della Parola e nella Parola di Dio. Per non dilungarmi troppo, mi soffermerò soltanto su tre riferimenti, ai quali oserò dare un senso di grata memoria personale: le traduzioni e la diffusione della Bibbia; il valore del dialogo interreligioso; la lettura orante della sacra Scrittura e la lectio divina.

A metà del 2010 si è conclusa per me una fase di quasi venticinque anni alla guida delle Società bibliche in Argentina. Nel quadro del mio incarico missionario istituzionale, avevo dedicato l’ultimo decennio all’accompagnamento delle traduzioni della Bibbia nelle lingue indigene in Argentina. Perciò ho vissuto il riferimento che il documento fa a tale compito non solo come un riconoscimento generoso a questo lavoro, ma anche come una visione di una missione necessaria per un futuro cammino biblico inculturato ed ecumenico. Al n. 115 della Verbum Domini si legge: «Se l’inculturazione della Parola di Dio è parte imprescindibile della missione della Chiesa nel mondo, un momento decisivo di questo processo è la diffusione della Bibbia mediante il prezioso lavoro di traduzione nelle differenti lingue […]. Il passaggio da una lingua a un’altra comporta necessariamente un cambiamento di contesto culturale: i concetti non sono identici e la portata dei simboli è differente, perché mettono in rapporto con altre tradizioni di pensiero e altri modi di vivere. Durante i lavori sinodali si è dovuto constatare che varie Chiese locali non dispongono ancora di una traduzione integrale della Bibbia nelle proprie lingue. Quanti popoli hanno oggi fame e sete della Parola di Dio, ma purtroppo non possono ancora avere un “largo accesso alla sacra Scrittura”, come era stato auspicato nel  Concilio Vaticano ii . Per questo il Sinodo ritiene importante, anzitutto, la formazione di specialisti che si dedichino a tradurre la Bibbia nelle varie lingue. Incoraggio a investire risorse in questo ambito. In particolare, vorrei raccomandare di sostenere l’impegno della Federazione biblica cattolica perché sia ulteriormente incrementato il numero delle traduzioni della sacra Scrittura e la loro capillare diffusione.  È bene che, per la natura stessa di un tale lavoro, esso sia fatto, per quanto possibile, in collaborazione con le diverse Società bibliche».

Nell’ottobre del 2010 il cardinale Jorge Mario Bergoglio e il rabbino Abraham Skorka hanno iniziato a delineare quello che, di lì a poco, e fino al conclave che ha “unito” Bergoglio a Papa Francesco, sarebbe stato il format di un programma televisivo di dialogo interreligioso. Tutti e tre concordavamo sul fatto che il lume o la pietra angolare di quel dialogo interreligioso doveva essere la Bibbia. Per questo il programma è stato chiamato Biblia, diálogo vigente. Di grande aiuto e orientamento, e come conferma della decisione presa, è stato di nuovo un passo della Verbum Domini. Lo abbiamo trovato al n. 117: «La Chiesa riconosce come parte essenziale dell’annuncio della Parola l’incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose dell’umanità, evitando forme di sincretismo e di relativismo e seguendo le linee indicate dalla dichiarazione del Concilio Vaticano ii   Nostra aetate  sviluppate dal magistero successivo dei sommi pontefici […]. È di grande importanza che le religioni possano favorire nelle nostre società, spesso secolarizzate, una mentalità che veda in Dio Onnipotente il fondamento di ogni bene, la sorgente inesauribile della vita morale, il sostegno di un senso profondo di fratellanza universale. A esempio, nella tradizione ebraico-cristiana si trova la suggestiva attestazione dell’amore di Dio per tutti i popoli, che Egli, già nell’Alleanza stretta con Noè, riunisce in un unico grande abbraccio simboleggiato dall’“arco sulle nubi” (Genesi, 9, 13. 14. 16) e che, secondo le parole dei profeti, intende raccogliere in un’unica universale famiglia (cfr. Isaia, 2, 2 e seguenti; 42, 6; 66, 18-21; Geremia, 4, 2; Salmi, 47). Di fatto, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore per ogni uomo si registrano in molte grandi tradizioni religiose».

Inoltre in quella primavera argentina del 2010 stavo collaborando con l’arcivescovado di Buenos Aires, con una metodologia di riflessione e di azione biblica che mi attraeva molto e che il cardinale Bergoglio seguiva con grande attenzione ed era interessato a diffondere: la lectio divina. E anche in quel caso la Verbum Domini mi è stata di grande aiuto, ispirazione e orientamento. I numeri 86 e 87 si concentrano proprio su questo metodo. Ne riporto di seguito alcuni passi: «Il Sinodo è tornato più volte a insistere sull’esigenza di un approccio orante al testo sacro come elemento fondamentale della vita spirituale di ogni credente, nei diversi ministeri e stati di vita, con particolare riferimento alla lectio divina.  La Parola di Dio, infatti, sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana. Con ciò i padri sinodali si sono messi in sintonia con quanto afferma la costituzione dogmatica Dei Verbum: “Tutti i fedeli […] si accostino volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della Chiesa lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera”. La riflessione conciliare intendeva riprendere la grande tradizione patristica che ha sempre raccomandato di accostare la Scrittura nel dialogo con Dio» (n. 86). «Nei documenti che hanno preparato e accompagnato il Sinodo si è parlato di diversi metodi per accostare con frutto e nella fede le sacre Scritture. Tuttavia l’attenzione maggiore è stata data alla lectio divina, che è davvero “capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare l’incontro col Cristo, parola divina vivente”» (n. 87).

Siano queste citazioni dell’esortazione apostolica Verbum Domini grata memoria e ringraziamento per il contributo biblico ecumenico e interreligioso di Benedetto xvi , richiamato da poco alla presenza di Dio, che è Parola di vita eterna.

di Marcelo Figueroa