Schiavitù: orizzonti
e prospettive

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16 gennaio 2023

La schiavitù è un fenomeno antichissimo, riscontrabile in tutte le epoche storiche e diffuso in tutti i continenti. Lo schiavo è una proprietà legale, laddove sia presente la nozione giuridica di proprietà, e deve obbedienza al suo padrone. Si tratta anche di una condizione di tipo mentale che non implica necessariamente l’uso della violenza fisica. La schiavitù precede la colonizzazione europea; porosa e flessibile, non è mai cessata, si è “trasformata” in altre forme di dipendenza, discriminazione e sfruttamento. L’umanità dello schiavo veniva cancellata dal padrone. Gli schiavi erano considerati cose, semplici beni mobili, pari a denaro nelle proprie tasche. Uno schiavo poteva venir ceduto in cambio di cibo o di protezione ed era parte della dote matrimoniale. Ma proprio in quanto “uomo” era schiavo: era la sua condizione di uomo a renderlo schiavo. E come essere umano resistette alla propria schiavitù. Molte erano le forme di dipendenza: una persona poteva venire rispettata socialmente pur non essendo libera. La servitù per debito, il matrimonio forzato, il lavoro minorile sono oggi tutte forme di dipendenza e di relazioni asimmetriche assimilate alla schiavitù.

Conflitti ed economie furono — e sono ancora oggi — le fonti principali di diffusione della schiavitù nel mondo. Guerre e reti mercantili dedite alle tratte schiavistiche hanno consentito la proliferazione di regimi militari fondati sul traffico e sul commercio di schiavi. Tali reti intersecarono e innescarono domande provenienti da altri percorsi e da molti continenti. Processi politici espansivi, clan guerrieri, nuovi centri di scambi mercantili, e imperi diedero vita alla domanda di schiavi anche nel continente africano. Il colore della pelle non fu, e non è, connesso alla schiavitù. Si ritiene importante rammentare che vi fu una schiavitù asiatica che si “sostituì” durante alcune epoche storico-politiche a quella africana anche a causa dei progressivi provvedimenti e dei trattati per l’abolizione della tratta introdotti dalle nazioni europee. La schiavitù spesso terminava con la morte dello schiavo e non con la sua liberazione. La condanna da parte di numerose encicliche del passato e di Papa Francesco si è espressa nella dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leader religiosi il 2 dicembre 2014 in cui Papa Francesco rammentò che la schiavitù moderna continua ad essere un flagello atroce che è presente, su larga scala, in tutto il mondo.

di Beatrice Nicolini
Professore ordinario di Storia dell’Africa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore