Le esequie del cardinale George Pell celebrate dal decano del Collegio cardinalizio

Fedele a Cristo
anche nella sofferenza

 Fedele a Cristo anche nella sofferenza  QUO-011
14 gennaio 2023

Nella mattina di sabato 14 gennaio, all’altare della Cattedra della basilica Vaticana, Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio» al termine delle esequie del cardinale australiano George Pell, arcivescovo emerito di Sydney e prefetto emerito della Segreteria per l’economia, morto nella sera di martedì 10 a Roma. La liturgia funebre è stata celebrata dal decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re. Alla presenza, tra gli altri, del fratello e di alcuni familiari del defunto — le cui spoglie saranno sepolte nella cattedrale di Saint Mary a Sydney — hanno concelebrato 17 presuli e 32 cardinali: tra questi, Pietro Parolin, segretario di Stato, e Francis Arinze, accostatisi all’altare al momento della preghiera eucaristica. Hanno partecipato alla celebrazione, tra gli altri, gli arcivescovi Edgar Peña Parra e Paul Richard Gallagher, rispettivamente sostituto della Segreteria di Stato e segretario per i rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, con monsignor Joseph Murphy, capo del Protocollo. Tra i membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, l’ambasciatore d’Australia, Chiara Porro. Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal cardinale Re.

«Siate pronti... con le lucerne accese... in attesa che il Signore bussi alla porta, per potergli aprire senza indugio». Tenetevi pronti... perché non sapete né il giorno né l’ora» (Lc 12, 35-40).

Questo ammonimento, che è risuonato nel Vangelo qualche istante fa, è fra i più conosciuti della Bibbia e l’esperienza di ogni giorno ce ne conferma l’ineluttabile attualità.

L’inaspettato chiudersi dell’esistenza del Cardinale Georg Pell ci ha colti tutti di sorpresa, perché qualche giorno fa egli era presente con noi a concelebrare la messa esequiale per il Papa emerito Benedetto xvi sul sagrato di questa basilica e, nonostante i suoi 81 anni, sembrava in buona salute. Ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico all’anca, subentrarono complicazioni cardiache che ne causarono la morte.

Illuminati e confortati dalla fede in Cristo risorto, siamo raccolti attorno a questo altare e alla salma del cardinale Pell per affidare la sua anima a Dio, perché sia accolto nell’immensità del suo amore nella vita senza fine.

Lo facciamo animati e sorretti dalla certezza che ci assicura, come ci ha ricordato San Paolo nella prima lettura, che col venir meno di questa dimora terrena viene preparata una abitazione eterna nel Cielo, non costruita da mani d’uomo (cfr. 2 Cor 5, 6-10). Sono parole che ci pongono di fronte al nostro destino e che ci ricordano che le realtà visibili passano, mentre quelle invisibili sono eterne.

In questa prospettiva, anche se la prematura morte del cardinale ci ha lasciati sgomenti, nei nostri cuori c’è posto solo per la speranza, perché, come ci avverte sant’Agostino: «basati su una promessa veritiera, noi speriamo che da questa vita, dalla quale dovremo emigrare, e dalla quale, senza perderli, mandiamo avanti a noi alcuni compagni nel nostro pellegrinare, arriveremo a quella vita, dove essi ci saranno tanto più cari e meglio conosciuti e potremo amarli senza timore che abbiano a lasciarci» (Epistola 92, 1: pl 33, 318).

Questi pensieri guidano la nostra riflessione in questa liturgia in suffragio del cardinale Pell, che in molteplici situazioni fu protagonista volitivo e deciso, caratterizzato dalla tempra di un carattere forte, che a volte poteva apparire durezza.

Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da un’ingiusta e dolorosa condanna. Nel giugno del 2017 fu accusato di abusi sessuali in Australia e la conclusione del processo fu la condanna al carcere. Il cardinale Pell trascorse ben 404 giorni nella cella di due carceri di massima sicurezza, a Melbourne e poi a Barwon, anche con un periodo di isolamento.

Nell’aprile del 2020 l’Alta Corte australiana lo scagionò con sentenza di piena innocenza ed egli poté finalmente uscire dalla prigione.

Fu un’esperienza di grandi sofferenze, sopportate con fiducia nel giudizio di Dio, dando esempio di come accettare le pene anche ingiuste con dignità e pace interiore. La fede e la preghiera gli furono di grande conforto e sostegno in questa triste vicenda.

Al fine di far conoscere quanto la fede e la preghiera aiutino nei momenti difficili della vita ed anche per essere di sostegno a chi deve ingiustamente soffrire, ha pubblicato il diario dei suoi lunghi giorni di prigione.

Le tappe della sua vita sono note. Il cardinale Pell nel 1966 fu ordinato sacerdote in questa basilica di San Pietro dal cardinale Gregorio Pietro Agagianian. Si trovava in quegli anni a Roma per completare gli studi teologici presso l’università Urbaniana, qui inviato dal suo vescovo. Qualche anno dopo conseguì il dottorato di Filosofia all’università di Oxford.

Ritornato in Australia, dopo alcuni anni in cui fu docente universitario e poi parroco, nel 1987 fu nominato vescovo ausiliare di Melburne e, 9 anni dopo, arcivescovo metropolita della medesima sede. Nel 2001 divenne arcivescovo di Sydney.

In occasione della sua consacrazione episcopale scelse come motto: «Be not afraid», ricordando il «Non abbiate paura» di Papa Giovanni Paolo ii.

Guidò successivamente le due arcidiocesi con una leadership forte e chiara, come pure si impegnò con infaticabile dedizione nell’attività pastorale, manifestando grandezza di intelletto e di cuore.

Molti poi ricordano lo straordinario zelo e la capacità di parlare ai giovani che manifestò nel preparare la Giornata mondiale della gioventù a Sydney nel 2008, conclusa da Papa Benedetto xvi.

Dall’aprile del 2013 aveva fatto parte del Consiglio di cardinali incaricati di aiutare il Papa nel governo della Chiesa e, nel febbraio 2014, Papa Francesco lo nominò prefetto della Segreteria per l’economia.

Uomo di Dio e uomo di Chiesa, lo caratterizzò una profonda fede e grande saldezza di dottrina, che sempre difese senza tentennamenti e con coraggio, preoccupato soltanto di essere fedele a Cristo. Come ha rilevato più volte, lo addolorava l’indebolimento della fede nel mondo occidentale e la crisi morale della famiglia.

A Dio, buono e ricco di misericordia, affidiamo questo nostro confratello, pregando perché Dio lo accolga nella pace e nell’intimità del suo amore.