A colloquio con Brad Smith sulle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale

Per una tecnologia
guidata dall’uomo

 Per una tecnologia guidata dall’uomo  QUO-008
11 gennaio 2023

Brad Smith, presidente di Microsoft, è tornato in Vaticano a quattro anni dal suo primo incontro privato con Papa Francesco sulla necessità di un’antropologia digitale nell’era del tecno-umano. All’indomani del meeting “Rome Call” incontra «L’Osservatore Romano» nella cornice della Biblioteca apostolica vaticana. E spiega come questi quattro anni abbiano portato frutto sul fronte della ricerca di un’alleanza tra etica, politica e diritto .

Ci siamo lasciati nel 2019 sulla richiesta di lavorare insieme per il bene comune digitale. A che punto siamo?

È straordinario scoprire il cammino fatto negli ultimi 4 anni da quando iniziammo la nostra riflessione, anche con monsignor Vincenzo Paglia e padre Paolo Benanti. Noi di Microsoft abbracciammo l’idea, anche se non c’era ancora una chiara visione di dove saremmo arrivati oggi. Posso dire, innanzitutto, che sono nate una bellissima partnership ed amicizia, come visto in occasione della “Rome Call”. Del resto l’era nuova che viviamo lo richiedeva, come si richiedeva uno sforzo più ampio e unitario. L’evento di ieri ci dimostra ancora che un messaggio sempre più condiviso sta correndo per il mondo, raggiungendo anche altre religioni, andando oltre. E la sua corsa è all’inizio.

Già 20 anni fa Joseph Ratzinger, discutendo con il filosofo Habermas, parlava di un enorme svilupppo tecnologico al quale non corrispondeva un altrettanto importante progresso sul fronte etico. Oggi Papa Francesco ci parla di algoretica e del fatto che l’algoritmo non può giudicare l’uomo. L’algoretica è retorica o realtà pratica?

L’algoretica è un impegno cruciale e pratico allo stesso tempo. Vorrei riflettere su alcuni concetti emersi in questi anni. Il primo era già nelle parole che mi disse Papa Francesco stringendomi la mano nel 2019: «Non perdere la tua umanità». Supportare l’umanità è centrale per le nuove tecnologie ed è questo che l’algoretica fa. Ciò impone di ripensare alcuni concetti etici tradizionali come trasparenza e correttezza. Ma anche di valutare in maniera più ampia l’impatto della tecnologia sulla vita delle persone e come assicurare il supporto ai poveri, ai giovani, agli anziani. È un’urgenza ben espressa nella nostra discussione di ieri. Ed il 2023 sarà un anno di svolta per l’intelligenza artificiale così come per il suo impatto sulla vita delle persone. L’intelligenza artificiale sta esplodendo, nell’uso e nell’immaginazione popolare. La nuova era è qui e ci interroga. Negli ultimi due mesi la chat Gpt ha portato milioni di persone a dialogare, letteralmente, con il computer e con l’IA. Io stesso ne ho testato l’impatto già prima del suo rilascio e continuo a monitorarlo. Mi colpisce la sua incredibile utilità ma anche la necessità di usare avvedutamente il suo incredibile potenziale. Ogni cambiamento, con i benefici, comporta rischio, crea rischio. La tecnologia ci sta dando solo una prima idea di tutte le questioni che stanno diventando sempre più urgenti.

Come è possibile realizzare concretamente l’algoretica?

Negli ultimi quattro anni Microsoft ha sviluppato un’intelligenza artificiale basata su quelli che abbiamo chiamato Responsible Artificial Intelligence Principles. Abbiamo definito una policy che deve guidare il lavoro degli ingegneri e di chiunque nell’azienda, istituito corsi di formazione e creato strumenti tecnologici per testare quello che si sta realizzando e la sua coerenza con i principi base. Disponiamo di tipi di sistema adatti a governare la tecnologia: gli esseri umani guidano lo sviluppo tecnologico e non il contrario. Penso che questa sia la chiave per rendere questi principi reali e concreti.

La tecnologia può essere usata per manipolare l’uomo comune.

Fa bene a ricordarlo. E dobbiamo identificare i modi in cui la tecnologia può essere male usata o abusata. Penso alla diffusione di fake news e alle influence operations, talvolta opera perfino di certi governi. La buona notizia è che possiamo utilizzare la tecnologia per contrastare queste tecniche. Possiamo mettere in guardia ed informare le persone in modo tale che siano vigili. La minaccia non è nuova ma è più sofisticata. Dobbiamo essere anche noi più sofisticati.

Le religioni possono avere un ruolo nell’algoretica ed in una nuova antropologia digitale? Perché oggi lei è qui in Vaticano e non altrove?

Il ruolo delle religioni è decisivo. Abbiamo bisogno di mettere insieme le persone per condividere prospettive. Non possiamo essere sicuri che queste tecnologie serviranno l’umanità, a meno che le voci dell’umanità non abbiano un ruolo nella formazione di queste tecnologie. E i commenti di Papa Francesco, ieri, sono molto importanti. Soprattutto quando ci avverte che abbiamo bisogno di creare una cultura per essere sicuri di servire tutti, il bene comune dell’umanità nella nostra casa comune. In questo modo Papa Francesco ci fa riflettere sulla sostenibilità del pianeta. Credo che una cultura comune non sorga senza il sostegno di una grande idea condivisa fra religioni, filosofie, scienze umane e tecnologia. Il Vaticano, in questi quattro anni, non è solo stato il foro in cui tutte queste voci hanno trovato casa. È anche, come la storia della Chiesa insegna, il punto di diffusione da dove questo messaggio raggiungerà tutti nel mondo.

di Chiara Graziani