La missione di tre suore claretiane

Piccole (grandi) storie
dall’Amazzonia boliviana

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10 gennaio 2023

Siamo le religiose di Maria Immacolata, missionarie claretiane, presenti a Guayaramerín, vicariato apostolico di Pando, nella regione dell’Amazzonia boliviana. La nostra casa è a due isolati dal fiume Mamoré, che ci separa da Guajara-Mirim, comune brasiliano dello stato di Rondônia. In questa zona frontaliera e commerciale la gente parla fluentemente lo spagnolo e il portoghese, come noi tre: Josiane (brasiliana), Judith e Lucía (argentine). Siamo arrivate qui il 12 marzo 2020 senza conoscere nessuno e così abbiamo affrontato la pandemia di Covid-19. Non sapevamo neppure dove si trovasse l’ospedale, ma la Provvidenza divina ci ha sostenute, al punto che ora proviamo un’immensa gratitudine verso il Signore per il “tanto bene ricevuto”. La nostra attività è varia e i nostri apostolati comprendono la pastorale parrocchiale, la pastorale rurale, quella per l’infanzia e l’adolescenza, la pastorale giovanile vocazionale, la pastorale familiare, la pastorale educativa, e le attività legate a giustizia, pace e integrità del creato. In ognuno di questi ambiti cerchiamo di accompagnare e tutelare la fragilità dei nostri fratelli più vulnerabili nella realtà urbana e rurale: indigenti che vivono in strada, anziani abbandonati, giovani, adolescenti e bambini. La chiave del nostro lavoro è la formazione ai valori del Vangelo, a partire dalla vicinanza fraterna.

Qui a Guayaramerín il sole e il caldo sono molto intensi e perciò la gente si sposta con moto di ogni dimensione e colore. Persino i preadolescenti sono motorizzati! La gente parcheggia sui marciapiedi e lì nascono i “custodi delle moto”, adulti e bambini indigenti che, con cartoni raccolti nel mercato centrale, coprono le moto per proteggerle dal sole ed evitare che i sedili si arroventino. Per questo semplice servizio i custodi chiedono una fichita, ossia una piccola mancia. In altre occasioni queste persone, piene d’ingegno, usano quegli stessi cartoni per sventolare i turisti che si fermano per pranzare all’aperto, in strada. È un altro modo per guadagnarsi una “mancetta” in più, che chiedono con particolare garbo. In effetti la necessità fa nascere un’umiltà creativa. Chi potrebbe non riconoscere la dignità della persona e Gesù nascosto tra quegli stracci?

Uno dei luoghi che visitiamo regolarmente è la comunità contadina San José, dove la fede incrollabile della gente è commovente. Il più anziano di tutti è un signore che resta solo nella cappella a pregare a voce molto alta perché ha perso le sue capacità uditive. Trascorre lunghi periodi in solitudine cercando il Signore. Probabilmente è così che acquisisce quella pace e quella saggezza che trasmette alla comunità perché, anche se non sente, la gente lo ascolta con piacere. Questo anziano è solito prendere le sue decisioni insieme a un altro animatore anch’egli di età avanzata; sono entrambi generosi e solidali e insegnano alle persone a condividere e a donare, pur nella loro povertà.

Questa meravigliosa comunità riflette un forte senso di appartenenza alla Chiesa cattolica e si riunisce ogni domenica per condividere il pane della Parola e il pane dell’eucaristia. Si distingue inoltre per il suo attaccamento alla preghiera; si vede infatti che ama incontrare il Signore. Nella nostra ultima visita, durante un momento di adorazione del Santissimo, abbiamo osservato con ammirazione la devozione e il fervore che la caratterizzano. In un certo senso si poteva percepire la grazia di Dio presente e operante. È una benedizione per noi poter condividere questo con loro. Vivendo in Amazzonia, abbiamo accolto con entusiasmo e impegno le sfide che il Santo Padre ci ha posto riguardo alla cura della nostra casa comune. Questo ci ha portato a formare le nostre comunità alla consapevolezza che nella nostra terra tutto è interconnesso e, pertanto, ogni nostra azione e ogni nostro atto di solidarietà si ripercuotono sull’ambiente che ci circonda. Ogni piccolo gesto compiuto con amore può dare molti frutti.

Riguardo al Sinodo sulla sinodalità che viviamo come Chiesa universale, ci siamo impegnate con grande ardore nella tappa dell’ascolto, accompagnando le parrocchie. Puntando all’obiettivo ecclesiale di suscitare l’“incontro con la gente”, abbiamo pazientemente percorso distanze fino a 500 chilometri, il tutto attraverso cammini duri e impervi, cercando di trasmettere tale discernimento a comunità come El Sena, Porvenir, Villa Bush, Puerto Rico e Cobija. Ognuna di esse rappresenta una realtà diversa e offre una ricchezza culturale propria, caratteristiche messe in comune in modo cordiale e fraterno, in sintonia con la Chiesa. In quasi tre anni di servizio a Guayaramerín, come missionarie claretiane, abbiamo già accumulato innumerevoli esperienze condivise con le persone e le comunità. Storie di ogni giorno che restano impresse nei cuori di noi che abbiamo scoperto che ascoltare la chiamata del Signore è stata la cosa più bella che poteva accaderci.

di Lucía Galiccio


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