Suor Megan Rice e il trio «Transform Now Plowshares»

Non un’eroina
ma seme di girasole

 Non un’eroina ma seme di girasole  QUO-002
03 gennaio 2023

Potrebbe sembrare l’epica storia della fragilità estrema di una piccola donna di 47 chili e 82 primavere che da sola sconfigge, in un giorno glorioso, il moloch del nucleare statunitense, forte solo della sua fede in Gesù, al quale si era consacrata intorno ai 25 anni. Potrebbe e in parte lo è. Ma suor Megan Rice, nota alle cronache per aver violato nel 2012 con due compagni di avventura spirituale e civile il sito militare che concentrava il massimo del potenziale distruttivo atomico della superpotenza Usa, non era sola né fragile. Né, verrebbe da dire, inerme nella sua pacifica azione per il disarmo. La sua storia non è finita, in gloria, il giorno in cui la Corte d’appello per il sesto circuito l’ha assolta nel 2015 dalla fantasiosa accusa di sabotaggio che le era costata un’ingiusta condanna a tre anni di carcere, per punirla di essersi inginocchiata a pregare Dio nel tempio degli idoli della guerra. La sua, infatti, è la storia di chi ha scelto, dai tempi in cui faceva l’insegnante in Africa, di far parte di un’intelligenza collettiva d’amore che pensa, ama, discerne e agisce all’unisono. Un cerchio di persone dove, miracolosamente, la creatività di ogni individuo fa la differenza e fiorisce in mille, inattese, direzioni. Non singoli episodi di eroismo ma una collettività in cammino, dove ognuno fa la sua insostituibile parte e la storia non finirà se non raggiungendo la meta della giustizia.

In natura gli stormi di uccelli migrano come fossero un solo, grande individuo, proteggendosi e guidandosi a vicenda. Chi li osserva, in autunno, vede in cielo una sola, immensa, creatura fluida e dalle mille forme, misteriosamente una da centomila, come ricordano le strida infinite che lancia. Megan Rice, nata in una coltivata famiglia cattolica newyorkese nel 1930 («nel più profondo della Depressione», diceva lei, che aveva sempre il cuore alla giustizia sociale e alla sofferenza dei poveri), aveva scelto di unirsi al grande popolo degli uomini di buona volontà, cristiani, ebrei, musulmani, laici, desiderosi di pace. Tutti uniti dalla profezia di due uomini della Bibbia, Isaia e Michea, riconosciuti dalle tre grandi religioni. La guerra sparirà dalla terra, dicono i profeti, e gli uomini muteranno le lance in falci e le spade in vomeri, nessun popolo alzerà più la mano sugli altri popoli (Isaia, 2, 4; Michea, 4, 3). La recente biografia di Megan non poteva che essere, dunque, una biografia corale. Quella del movimento dei Vomeri (Plowshares) che, dal 1981 al 2021, per centouno volte ha pacificamente violato i templi della proliferazione nucleare negli Stati Uniti per celebrare, letteralmente, il sacramento della trasformazione della bomba della distruzione finale in uno strumento di vita. Pregare per trasformare, ora. Farsi arrestare per testimoniare, ora. Andare in galera per camminare, ora, con i poveri stritolati da un sistema penitenziario inumano con chi è debole.

Carole Sargent avrebbe dovuto raccontare in un libro la vita di Rice per la ricca collana “People of God” che la Liturgical Press (Collegeville, Minnesota) ha dedicato alle biografie di personalità cattoliche del xx secolo. Da Giovanni xxiii , Paolo vi , Papa Francesco, Oscar Romero a Dorothy Day, ogni titolo una vita. Ma suor Megan, scomparsa il 10 ottobre 2021, dopo aver attivamente collaborato alla stesura del libro, ha chiesto all’autrice qualcosa di «più ampio». Così nella collana “People of God” c’è un unico titolo: Transform Now Plowshares. Megan Rice, Gregory Boertje-Obed, and Michael Walli (Litugical Press, Collegeville 2022, 248 pagine, 19.95 dollari). Transform Now Plowshares è infatti il nome dell’azione del 2012, meditata e portata a termine da Michael Walli, Greg Boertje-Obed e Megan Rice shcj (detti dagli amici mgm ), che compaiono tutti e tre nel titolo completo come fossero una persona sola. Insieme riuscirono a introdursi, dopo aver tagliato i reticolati e marciato nella notte in un’area dove potevano essere uccisi a vista, nella Y-12 National Security Complex, di Oak Ridge, Tennessee. Un luogo dove gli Stati Uniti avevano stivato tutto l’uranio impoverito del Kazakistan all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica e che custodiva un potenziale nucleare in grado di devastare il mondo non una ma decine di volte. Nello zaino dei tre, fra l’altro, del pane, candele, quattro rose bianche, la Bibbia, un martello e una dichiarazione di messa in stato d’accusa per crimini di guerra e detenzioni d’armi di distruzione di massa.

Il libro di Sargent ci porta alla scoperta di una possibilità di trasformazione del mondo che è in marcia, ora, e che si basa sulla libera scelta di coscienza di tanti individui di percorrere insieme, come una comunità, la via della trasformazione delle armi in strumenti di pace e giustizia sociale. Una conversione di comunità che pretende di convertire, a sua volta, il mondo da un sistema economico basato sulla guerra a un modello che investe nella pace della casa comune. Secondo la profezia. Il movimento dei Vomeri non ha le caratteristiche di un esercito, non ha sedi, statuti, gerarchie interne. È una realtà solidale dove ognuno sostiene l’altro con le sue capacità e, nel nome della libera coscienza degli individui, pensa a come contestare al potere la blasfemia e – punto cruciale – l’illegalità della guerra. Suor Megan è entrata in questa comunità di coscienza collettiva spinta dall’amore di Cristo e ha messo al servizio del popolo le sue armi: la fede, la cultura, la storia politica e, diceva e ripeteva, i suoi privilegi. Bianca, istruita, suora, appoggiata dalla rete Plowshares, aveva più chanche di difesa e di, per così dire, attacco. Imputata con i suoi due amici, mise in stato d’accusa a sua volta, il Governo, impugnando la Costituzione, il primo emendamento, la sentenza di Norimberga e l’accordo di non proliferazione del ’68. Una delicatissima partita legale a scacchi che costrinse il potere all’arrocco giudiziario (l’assurda contestazione di sabotaggio) e che potrebbe domani portare allo scacco matto: il riconoscimento della produzione di armi nucleari come crimine di guerra e contro l’umanità.

Suor Megan non è un’eroica, pittoresca, piccola suora che si è guadagnata una medaglia. Per usare un’immagine sua, è un seme di girasole che, crescendo, purifica i campi e li riempie di bellezza. Insieme a milioni di altri semi. Ora.

di Chiara Graziani


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