Parole e gesti di Papa Francesco

I colori del domani

 I  colori  del domani  ODS-006
30 dicembre 2022

Roseo oppure nero: solitamente, il futuro non sembra avere altri colori. I luoghi comuni gliene regalano soltanto due, senza possibilità di sfumature, e il domani rimane sospeso tra due poli diametralmente opposti. In realtà, l’avvenire è ricco di tinte e gradazioni differenti, ma per saperle cogliere dobbiamo avere lo sguardo e l’atteggiamento giusto. Come fanno i pittori, insomma, che inquadrano il soggetto in prospettiva per metterlo a fuoco e ritrarlo al meglio. Ma come possiamo imparare a riconoscere i colori del domani? Una buona “road map” ce la offre Papa Francesco, il quale, con il suo magistero, ci insegna che «il futuro comincia oggi, comincia da noi» e che quindi spetta proprio a noi essere «artigiani di una storia nuova, tessitori di speranza, costruttori di futuro, operatori di pace».

Due sono i presupposti fondamentali dai quali parte il Pontefice: la superiorità del tempo rispetto allo spazio e l’importanza di avviare processi. Di conseguenza, per Francesco il futuro sarà sempre un “work in progress”, un orizzonte in perenne movimento verso il quale l’uomo deve mettersi in cammino e mantenersi costantemente in un percorso di crescita. Non solo: l’avvenire ha anche moltissimi colori che ne arricchiscono il significato per ciascuno di noi.

Bianco come la fede

Il primo colore suggerito da Papa Francesco per il futuro è il bianco, il bianco luminoso della fede. Nell’Enciclica Lumen fidei scrive infatti: «La fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro “io” isolato verso l’ampiezza della comunione. La fede non abita nel buio; essa è una luce per le nostre tenebre». In quanto «risposta a una Parola che precede», inoltre, la fede sarà sempre «un atto di memoria» che «diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via. Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, sia strettamente legata alla speranza». Ed è quest’ultima, poi, che nell’unità con la fede e la carità «ci proietta verso un futuro certo, in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo», donando «nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano». Per questo, Francesco lancia un forte appello: «Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino. Il tempo proietta verso il futuro e spinge a camminare con speranza».

Rosa come la famiglia

Al concetto di futuro il Papa lega fortemente anche quello della famiglia, il cui domani immaginiamo tinto di rosa. Nell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, il Pontefice afferma che «il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa» e che «il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore». Per educare nel modo migliore, continua il Santo Padre, occorre che una famiglia abbia memoria del passato: «I racconti degli anziani fanno molto bene ai bambini e ai giovani, poiché li mettono in collegamento con la storia vissuta sia della famiglia, sia del quartiere e del Paese. Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro». Anche in questa Esortazione, inoltre, risuona forte l’invito alla speranza «che mette in moto ogni aspettativa per mantenersi in un cammino di crescita, che ci invita a vivere in pieno il presente, mettendo il cuore nella vita familiare», perché «il modo migliore di preparare e consolidare il futuro è vivere bene il presente».

Verde come il Creato

Indubbiamente, poi, nell’idea di prospettiva, di domani, di avvenire indicata dal Pontefice c’è la salvaguardia del Creato, che si può racchiudere nel colore verde. Tale connubio è ben espresso nell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, in cui Francesco rivolge «un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti». Esortando, quindi, a una «nuova solidarietà universale», il Papa sottolinea in particolare che «i cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei più poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli». Per chi ha perso tutto, infatti, il domani sembra non arrivare mai.

Condiviso da tutti

Il Papa è consapevole anche della “stanchezza” con cui la società guarda a ciò che deve ancora avvenire: «La gente ormai non sembra credere in un futuro felice, non confida ciecamente in un domani migliore a partire dalle attuali condizioni del mondo e dalle capacità tecniche — sottolinea Francesco —. Prende coscienza che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità e della storia, e intravede che sono altre le strade fondamentali per un futuro felice. Ciononostante, neppure immagina di rinunciare alle possibilità che offre la tecnologia». Questa “cecità” nel domani provoca nell’uomo contemporaneo l’incapacità di pensare alle future generazioni, nonché l’impossibilità di «ampliare l’orizzonte delle preoccupazioni e pensare a quanti rimangono esclusi dallo sviluppo». Per questo, il Santo Padre lancia un appello all’umanità, affinché cambi, assumendo «la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti».

Giallo come i giovani

A contrastare la disillusione del mondo contemporaneo, fortunatamente, c’è la solarità, il “giallo sole” dei giovani, che non sono solo il futuro del mondo, ma anche «l’adesso di Dio». «I giovani sono il presente, lo stanno arricchendo con il loro contributo», scrive il Pontefice nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit. Oggi i ragazzi cercano una propria strada, aggiunge Francesco, vogliono «volare con i piedi, affacciarsi sul mondo e guardare l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti».

Costruttori del mondo

Promesse e gioia, forza e speranza, tenacia e un pizzico di follia: sono queste le parole che il Papa usa per descrivere il domani dei giovani, soprattutto di quelli che «vogliono essere protagonisti del cambiamento» e attraverso i quali «entra il futuro nel mondo». «Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore — dice loro il Pontefice, con tono accorato —. Cari giovani, per favore, non guardate la vita “dal balcone”, ponetevi dentro di essa. Ma soprattutto lottate per il bene comune, siate servitori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale».

Ali e radici

Allo stesso tempo, come gli alberi hanno bisogno di radici, così le prossime generazioni necessitano dell’esperienza e della saggezza degli anziani per poter costruire un futuro forte e duraturo: «Gli anziani hanno sogni intessuti di ricordi, delle immagini di tante cose vissute, segnati dall’esperienza e dagli anni — scrive il Papa —. Se i giovani si radicano nei sogni degli anziani riescono a vedere il futuro, possono avere visioni che aprono loro l’orizzonte e mostrano loro nuovi cammini. Ma se gli anziani non sognano, i giovani non possono più vedere chiaramente l’orizzonte». Ecco, dunque, quell’alleanza intergenerazionale così spesso auspicata dal Pontefice: un cammino fianco a fianco di giovani e anziani che, ben radicati nel presente, imparano dal passato per «frequentare il futuro, alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze».

La tradizione, garanzia
del futuro

«Il futuro è dei giovani — ribadisce ancora Francesco —. Attenzione però! Giovani con due qualità: giovani con le ali e con le radici. Con le ali per volare e le radici per stare in terra. Le ali per volare, sognare, creare; e le radici per ricevere dagli anziani la saggezza che vi offrono. Guardare in alto ma con le radici. E il segnale che le radici stanno bene è se tu sai capire e avvicinarti ai nonni e parlare con i nonni». «La tradizione è la garanzia del futuro — spiega ancora il Pontefice —. Non è un pezzo da museo. È ciò che ti dà vita, purché ti faccia crescere. Tutt’altra cosa è andare indietro, il che è un conservatorismo malsano. Io vado all’essenza del dialogo dei giovani con gli anziani, perché è da lì che nasce il vero significato della tradizione. Non è tradizionalismo. È la tradizione che ti fa crescere».

I mille colori della fraternità

Il “futuro secondo Francesco” ha anche mille altri colori, perché esso — come si legge nell’Enciclica Fratelli tutti — «non è “monocromatico”, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!». «Un popolo vivo, dinamico e con un futuro è quello che rimane costantemente aperto a nuove sintesi assumendo in sé ciò che è diverso — continua il Papa —. Non lo fa negando sé stesso, ma piuttosto con la disposizione ad essere messo in movimento e in discussione, ad essere allargato, arricchito da altri, e in tal modo può evolversi». L’augurio del Papa, dunque, è che nel cuore delle nostre società stiano venendo alla luce «gli eroi del futuro», ovvero «coloro che decideranno di sostenere con rispetto una parola carica di verità, al di là degli interessi personali», perché se una società vuole avere un futuro, allora dovrà maturare «un sentito rispetto verso la verità della dignità umana, alla quale ci sottomettiamo». Insomma: il Pontefice ci dice che solo «i seminatori di fraternità saranno raccoglitori di futuro», «perché il mondo avrà futuro solo nella fraternità».

Chiamati
a sognare insieme

In quest’ottica, nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2021, il Santo Padre auspica un mondo sempre più inclusivo, che sappia «camminare verso un noi sempre più grande, ricomporre la famiglia umana e costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso». «Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori” — aggiunge Francesco —, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace. Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli».

Il futuro di Bergoglio

A questo punto, verrebbe spontaneo chiedersi: «Ma il presente di Papa Francesco corrisponde al futuro che lui stesso aveva immaginato?». La risposta la si può trovare in un’intervista rilasciata dal Santo Padre all’agenzia di stampa argentina Télam il primo luglio 2022: «Bergoglio non avrebbe mai immaginato di finire qui. Mai — racconta —. Sono arrivato in Vaticano con una valigetta, con i vestiti che avevo addosso e poco più. Inoltre, ho lasciato a Buenos Aires le prediche preparate per la Domenica delle Palme. Ho pensato: nessun Papa inizia il suo ministero la Domenica delle Palme, quindi tornerò a casa il sabato. In altre parole, non avrei mai immaginato che sarei stato qui». E alla domanda su quale sarà il suo domani, il Papa risponde: «Lasciamo che lo dica Lui lassù». Un futuro bianco come la fede, appunto.

di Isabella Piro