DONNE CHIESA MONDO

L’Intervento
La vita consacrata nella dinamica tra servizio dell’autorità e chiamata alla libertà. Riflessioni di una missionaria

Ma tra voi non è così

 Ma tra voi non è così    DCM-001
07 gennaio 2023

All’interno delle comunità di vita consacrata il tema della leadership è sicuramente uno dei più controversi. La vita consacrata femminile, in particolare, vive questa esperienza come costante sfida sia nelle realtà di servizio che si svolgono, e che richiedono competenze sempre maggiori e capacità organizzative e manageriali, che al suo interno nel legame con quella dimensione carismatica e misterica che si esprime nel voto di obbedienza.

Così scriveva Sandra Schneiders nel 1986: «poche aree della vita religiosa contemporanea sono risultate così conflittuali per i religiosi sia come comunità che come individui che quella dell’obbedienza. Mentre è sicuramente vero che l’obbedienza non è mai stata facile, è probabilmente corretto affermare che, per la maggioranza dei religiosi prima del Vaticano ii , è stata relativamente semplice. Obbedienza significava conformità con gli ordini dei superiori e le prescrizioni della regola/costituzioni» [Sandra Schneiders New Wineskins, Re-imagining Religious Life Today, Paulist Press].

Già la scelta di utilizzare una parola nuova, leadership, esprime l’esigenza di un cambiamento, di un rinnovamento dei comportamenti e delle modalità di attuazione, correndo anche il rischio di utilizzare modelli più comprensibili nella nostra epoca.

La leadership all’interno delle congregazioni religiose femminili, quindi, rappresenta, con una parola moderna, qualcosa di vissuto e praticato nei secoli, che nasce come un desiderio di realizzazione personale e comunitaria all’interno di un progetto comune fondato sulla sequela Christi e sulle sue espressioni carismatiche. L’autorità nella vita consacrata era immaginata nel passato come una forma attraverso cui ci si consegnava ad un progetto fuori di sé, attraverso la mediazione di altre, per poter crescere, mentre oggi si comprende, dentro e fuori i conventi, come un sistema che opprime lo sviluppo e la libertà individuali.

Il problema della leadership nelle congregazioni è un problema che nasce dal dopo concilio Vaticano ii e dopo che i movimenti della rivoluzione studentesca misero in discussione un’autorità con potere quasi-divino e la conseguente crisi del patriarcato come modello di autorità.

La ricerca di una concezione di autorità/leadership che risponda all’oggi sociologico, storico e antropologico, coinvolge sia coloro che sono in autorità come coloro che partecipano alla vita di una Congregazione attraverso il voto di obbedienza. Lo stesso modello di Chiesa-Comunione esige una prospettiva diversa da cui partire e in cui sviluppare la riflessione, come affermava la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica nel 2017: «Ciò che funzionava in un contesto relazionale di tipo piramidale e autoritario non è più né desiderabile né vivibile nella sensibilità di comunione del nostro modo di sentirci e volerci Chiesa» [ Civcsva , Per vino nuovo otri nuove, 2017].

È così che le giovani generazioni di donne consacrate si pongono di fronte all’autorità con modalità critiche ma anche all’interno di modelli personali, culturali e comunitari ancora molto segnati dall’idea di autorità come “potere assoluto”.

In questo contesto il desiderio personale di autorealizzazione, così determinante nella società odierna, si scontra con i bisogni amministrativi e programmatici, oltre che con la chiamata stessa.

Una crisi di fiducia profonda in un sistema asimmetrico di relazioni che viene condivisa dalla stessa leadership, la quale sente sempre più il peso di una difficile struttura di rapporti tra le sorelle, oltre che a problemi gestionali e amministrativi.

La complessità del mondo moderno, la fatica sempre più presente di rispondere ai bisogni delle attività che si seguono, ha trasformato la leadership delle congregazioni religiose rendendole sempre più coinvolte in forme di amministrazione delle attività a discapito dell’attenzione alla crescita dei membri. Mi sembra che la crisi odierna sia proprio legata alla tensione tra la libertà di essere, crescere, realizzarsi e la libertà per un progetto al di fuori di sé.

Questa tensione non riguarda, tuttavia, solo due individualità ma si gioca all’interno delle dinamiche comunitarie e della stessa visione carismatica e della missione.

Le domande che mi sento rivolgere da molte giovani religiose sono: perché le superiore non ci coinvolgono nelle decisioni? Perché quando una suora diventa superiora pensa di sapere tutto?

Certamente, ci sono molte forme di cattivo esercizio dell’autorità con la tendenza da parte di coloro che vengono investite di questa forma di potere a gestirla in forme personalistiche e/o autoritarie, senza che vi sia spazio per un dialogo interno nella gestione, sia delle dinamiche carismatiche considerate fondanti che della vita comunitaria quotidiana.

L’espressione della leadership all’interno delle comunità di vita consacrata è legata alla realtà complessa di donne che vivono in comune e che condividono una comune progettualità legata al carisma. È un’obbedienza condivisa, un’obbedienza comune al comune progetto/carisma così come alla vita quotidiana vissuta insieme.

La complessità della vita consacrata si esprime quindi, in modo particolarmente urgente e significativo, proprio nelle dinamiche che si collegano alle relazioni e che non si limitano solo alle relazioni orizzontali ma che richiamano una relazione principale, spesso dimenticata. Diverse giovani suore hanno espresso questo elemento parlando di un “problema delle relazioni” perché la leadership non coinvolge i membri, si separa da essi e non si impegna in cammini di collaborazione. La frustrazione è dietro l’angolo nei membri che si sentono impossibilitati a partecipare attivamente nelle scelte della comunità e che si percepiscono semplicemente come pedine nelle scelte fatte da altre. A questo si aggiunga una formazione che non promuove l’obbedienza critica, liberante di chi si sente parte attiva nei processi di crescita della propria comunità religiosa, ma preferisce comportamenti ossequianti e acritici.

Presa dagli impegni comunitari e di missione/apostolato la vita consacrata femminile sembra aver dimenticato che al centro esiste un’obbedienza comune alla volontà di Dio. La centralità del voto di obbedienza non riguarda in principio un rapporto asimmetrico tra due individui ma un processo di ricerca continua nella quotidianità e nella storia della presenza di Dio che chiama ad un’azione comune per la crescita del Regno.

Per uscire dalle fatiche e dalle critiche della leadership occorre una ricerca comune della volontà di Dio per ciascuna persona e per la comunità religiosa a cui si appartiene. Per fare questo è importante recuperare l’educazione ad una responsabilità comune, a una condivisione vera e attuale della leadership. La vita comunitaria non può rimanere il luogo della mera suddivisione di lavori e impegni ma deve divenire in realtà un cammino di fraternità, guidato dalla comune scelta, che si apra alla missione a cui ogni comunità è chiamata e di cui ogni membro è responsabile. Occorre uscire dalla lettera delle Costituzioni, uscire dalla tendenza che ogni Istituto ha di perpetuare sé stesso per rimettere al centro il dinamismo dello Spirito che solo permette di coinvolgere ogni sorella.

Sono necessari percorsi di rieducazione per garantire che si possa uscire dall’idea che la leadership rappresenti qualche cosa di sostanzialmente differente, un organismo separato dalla comunità stessa che, guidato da un istinto di protezione diminuisca, in realtà, il possibile coinvolgimento di tutte, per divenire un mezzo di mediazione, cura e facilitazione del vivere insieme.

È importante, inoltre, che in una riflessione sulla leadership all’interno delle comunità di vita consacrata si riporti al centro il Terzo presente nelle dinamiche relazionali tra membri e leaders. È questo terzo che permette un’obbedienza comune e responsabile, una solidarietà possibile per vivere una vita evangelica, legata ad un sogno e desiderio comune di vita abbondante per tutti, perché, come disse Gesù: «tra voi non è così» (Marco 10, 43).

di Mariolina Cattaneo
Suora Missionaria Comboniana


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