La realtà del conflitto
Dall’Ucraina la riflessione del vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia

Il dono di sperimentare
la presenza del Signore

 Il dono di sperimentare  la presenza del Signore  QUO-293
23 dicembre 2022

«Stanotte non faceva molto freddo, erano soltanto -4°C e adesso il termometro segna +2°C e c’è il sole». A parlare è monsignor Pavlo Goncharuk, vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia. Se non ci fosse la guerra, per gli abitanti di Kharkiv, nell’est dell’Ucraina, come anche degli altri luoghi del Paese, questa sarebbe un’ottima giornata per prepararsi al Natale. «Ieri ho parlato con un ventenne: i suoi genitori — racconta il presule — sono stati uccisi, la casa è stata distrutta, lui è rimasto completamente da solo, vive in una stazione della metro e ogni giorno deve pensare a come procurarsi cibo e vestiti. Storie del genere ce ne sono tante. Però grazie a Dio lui è vivo ed è in salute. Molti invece hanno perso la vita o sono rimasti feriti, anche con gravi disabilità». Che senso può avere, gli chiediamo, festeggiare la nascita del Figlio di Dio in tali condizioni? E spesso sotto i missili che cadono, tra le case distrutte, tante volte senza luce, al freddo, con il dolore nel corpo per le ferite subite e con la sofferenza per la perdita dei propri cari? «Il Natale — afferma monsignor Goncharuk — ci fa pensare alle fondamenta della nostra fede, alla presenza del Signore, ci ricorda l’importanza di stare con Lui perché Lui è con noi, anche se a volte siamo distratti dalle nostre preoccupazioni. L’esperienza della Sua presenza, il Suo respiro ci donano la forza, la gioia, la pace e la speranza, tutto quello che ci aiuta a superare queste difficoltà e reggere il colpo che riceviamo dalla crudele realtà che viviamo. In queste difficili condizioni, apprezziamo il dono della fede che ci aiuta a sentire la presenza del Signore. Questo è lo spirito con il quale ci stiamo avvicinando al Natale».

La diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia comprende sette delle venticinque regioni (“oblast”) dell’Ucraina: Kharkiv, Luhansk, Donetsk e Dnipro all’est, Zaporizhzhia al sud, Sumy al nord e Poltava al centro del Paese. Il vescovo ausiliare, Jan Sobiło, risiede a Zaporizhzhia, dove si trova la concattedrale. Una parte del territorio della diocesi è sotto occupazione russa dal 2014, altri luoghi sono stati occupati dopo il 24 febbraio scorso, in molte parti passa la linea del fronte e altri centri abitati subiscono continui bombardamenti.

«La situazione — riferisce il vescovo Goncharuk — è molto complicata e diversa in ogni parte della diocesi, però grazie a Dio ci sono tanti volontari e benefattori che ci sostengono, anche se negli ultimi mesi gli aiuti sono diminuiti e con l’arrivo del freddo i bisogni delle persone aumentano». Tutta la comunità è comunque mobilitata nel distribuire cibo, vestiti, medicine, prodotti per l’igiene e per la prima infanzia, nonostante sorgano pure nuovi problemi logistici: «Per portare i carichi, per esempio dalla Polonia a Kharkiv (oltre 1000 km), gli autisti — aggiunge — devono affrontare avverse condizioni climatiche e prestare molta attenzione nelle zone precedentemente occupate, perché ai margini delle strade potrebbe essere ancora rimasto del materiale esplosivo».

Il vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia dice che a Natale celebreranno la messa, ma non di notte. All’ultimo momento saranno fissati gli orari per le celebrazioni liturgiche, che si svolgeranno nel formato più contenuto, facendo attenzione alla sicurezza dei partecipanti. Monsignor Goncharuk aggiunge che, da un lato, le persone si stanno preparando al Natale perché vogliono vivere l’atmosfera festiva, sperimentare un po’ di gioia e distrarsi, almeno per un attimo. Dall’altro lato, però, c’è grande paura per nuovi possibili attacchi russi. «Vedremo come andrà, è difficile prevedere e pianificare qualcosa perché il Natale è ancora molto lontano», riflette il vescovo nella conversazione avuta il 20 dicembre. «Qui tutto cambia molto velocemente».

Rivolgendosi ai cattolici di tutto il mondo, monsignor Goncharuk chiede di non rimanere indifferenti. «Di fronte alla sofferenza umana, a volte — osserva — ci sentiamo impotenti, non è facile trovare un modo per aiutare gli altri, oppure ci stanchiamo di questa ricerca e cerchiamo di fuggire». Questa fuga, secondo il vescovo, si manifesta attraverso l’indifferenza. Pertanto, è importante capire i motivi del nostro agire. «L’indifferenza è contro l’amore», sottolinea. «Se invece vogliamo aiutare, dobbiamo guardarci intorno e chiederci: “Cosa posso fare? Come posso aiutare?” Ci sono diverse forme di aiuto. Ciò che è a disposizione di tutti è la preghiera: individuale o comunitaria. Un’importante modalità di sostegno è anche parlare e non dimenticare ciò che sta accadendo, mostrare la compassione e offrire il proprio tempo a chi soffre. A volte basta semplicemente ascoltare una persona e abbracciarla, perché in alcuni casi le parole sono inutili e sbagliate».

In questo tempo di Natale monsignor Goncharuk chiede inoltre di non dimenticare i bambini che più di tutti soffrono in questa guerra e a volte non riescono ad esprimere a parole il loro dolore. «Il nostro atteggiamento verso i più piccoli — spiega — manifesta quello nei confronti della vita. I bambini sono completamente dipendenti dagli adulti e hanno bisogno di attenzione e cura. Quindi chiedo di non lasciarli soffrire in solitudine, ma di stare al loro fianco e di ascoltarli». Anche un semplice regalo, come quello consegnato dalla Caritas locale alla vigilia di San Nicola, qualche dolce e dei giocattoli, può far tornare il sorriso sui loro volti.

di Svitlana Dukhovych