Un padre scrive al figlio

Vent’anni

 Vent’anni  QUO-292
22 dicembre 2022

«Io c’ho vent’anni perciò non ti stupire se dal niente faccio drammi». In un episodio della serie televisiva Tutto chiede salvezza — e nel finale del trailer che la presenta — irrompe l’inconfondibile voce di Damiano David, frontman del gruppo romano dei Måneskin. E allora comincio a capire.

È un processo che ha richiesto un certo sforzo a chi, come me, ha avuto vent’anni ormai troppo tempo fa; tanto da aver dimenticato cosa significhi quella meravigliosa età, ricca di futuro, ma anche piena di paure. Forse è per questo, caro figlio mio, che a volte “dal niente fai drammi” e io non mi capacito come sia possibile: minimi inconvenienti che diventano montagne da scalare, piccoli passi falsi che si trasformano in fallimenti epocali nella tua testa.

Ma ora inizio a comprendere: grazie a quel gruppo musicale di tuoi coetanei, che durante il lockdown imposto dal covid-19 hanno saputo tradurre nel bellissimo pezzo Vent’anni le ansie da isolamento della generazione z.

In tutte le epoche, ti sei sentito dire, i giovani hanno vissuto tragedie; come la guerra per esempio. Ma tu rispondi con una scrollata di spalle o sollevando il cappuccio della felpa e alzando il volume delle immancabili cuffiette. Come se non ti importasse delle guerre. Mentre ti interessa eccome; e magari vorresti dire che anche tu ne hai vissuta una, senza il fragore delle armi, ma che ti ha costretto a restare da solo con te stesso troppo a lungo, in una stagione in cui invece avresti dovuto vivere nel mondo, viaggiare, fare esperienze, toccare con mano. Ti hanno imposto un tempo che sembrava infinito di confinamento tra le mura di casa e forse qualcuno si è illuso che i social potessero sopperire alla mancanza di un contatto diretto, di un bacio della ragazza che ti piace, di un abbraccio da un amico nei momenti di sconforto, della carezza di una nonna, persino di una preghiera in chiesa. Ma oggi abbiamo la certezza che non è andata proprio così. Un malessere strisciante turba, soprattutto i più fragili, tra i quali ci sono proprio i giovani, interrogando e preoccupando psicologi, sociologi e non solo. Anche Papa Francesco lo ha detto e scritto a più riprese, come di recente nel messaggio per la prossima Giornata mondiale della pace: «Il Covid-19 ci ha fatto piombare nel cuore della notte... destabilizzando la nostra vita ordinaria e generando disorientamento e sofferenza» in «tante persone e famiglie».

Chiedo scusa per aver cominciato a capire solo ora, grazie alla canzone Vent’anni e alle scene per cui è stata scelta come colonna sonora. Sono ispirate dall’autobiografia di Daniele Mencarelli, poeta contemporaneo più vicino alla mia generazione che alla tua in verità, il quale a vent’anni è stato sottoposto a un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) in una clinica psichiatrica, raccontando quell’esperienza nel libro Tutto chiede salvezza. E proprio le toccanti immagini della serie televisiva che ne è stata tratta mi riportano indietro con la memoria ai miei vent’anni, in un’altra era geologica, prima dell’avvento di internet, ma pure un periodo di grandi speranze seguite alla caduta del Muro di Berlino e al conseguente crollo dell’Impero sovietico. Eppure, nonostante ciò, ora lo ricordo nitidamente, anche io, come il protagonista alter ego di Mencarelli, avevo le mie ansie, le mie insicurezze, i miei timori su un domani che non riuscivo a immaginare. E forse come Damiano avrò domandato a me stesso se correre «diretto al sole oppure verso il buio»; scegliere «amore o diamanti, demoni o santi», così come starai facendo tu adesso.

Per questo figlio mio l’augurio che ti faccio per Natale lo prendo in prestito da quella canzone ed è che tu sia «pronto per lottare, per cercare sempre la libertà». Quella libertà che Dio ha donato a ogni uomo facendosi bambino in suo figlio Gesù.

di Gianluca Biccini