Il magistero

22 dicembre 2022

Sabato 17

Musiche
e canti
per allargare
il perimetro
della fraternità

La pace è la sintesi di tutte le cose buone che possiamo desiderare e per essa vale la pena di spendere il meglio delle nostre energie materiali, intellettuali e spirituali.

La pace si costruisce giorno per giorno, è un desiderio che accompagna e motiva il nostro vivere quotidiano.

Purtroppo, in questo momento storico, la pace è anche un’emergenza, come dice lo slogan che promuove il progetto solidale abbinato al Concerto.

In Ucraina, i salesiani di “Missioni Don Bosco” sono accanto alle popolazioni, lavorano per l’accoglienza dei rifugiati e per la distribuzione di cibo e medicinali.

Con questa iniziativa li vogliamo sostenere; ma tutti siamo chiamati ad essere artigiani di pace, a pregare e a lavorare per la pace.

L’adesione di tanti artisti a questo progetto testimonia la volontà di partecipare alla solidarietà con i fratelli e le sorelle che soffrono per la guerra, e che il Natale ci invita a sentire più vicini.

Il messaggio che la Parola di Dio ogni anno ci rivolge nel tempo di Avvento non è di rassegnazione o di tristezza, ma di speranza e di gioia, un messaggio da interiorizzare e comunicare.

E in questo entrano in gioco anche la musica e il canto. La liturgia e le tradizioni popolari del Natale sono piene di musica e di canti.

Lo stesso racconto evangelico ci parla dell’inno degli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Voi contribuite a diffondere questo messaggio di amore e di vita, arrivando a toccare tanti cuori e allargando il perimetro della fraternità.

Così Dio opera nella storia umana, anche in scenari dolorosi e desolati: con misericordia chiama tutti noi, si serve dei nostri talenti come dei nostri limiti, e vuole salvare l’umanità di oggi. Come a Natale, ogni giorno!

Il vostro talento è un dono e una responsabilità, di cui essere grati e consapevoli.

La musica rasserena, dispone al dialogo, favorisce l’incontro e l’amicizia.

In questo senso è una via aperta per la pace.

(Agli artisti del concerto di Natale
in Vaticano) 

Domenica 18

Aprirsi
alle sorprese
della vita

Oggi, ultima domenica di Avvento, la liturgia presenta la figura di san Giuseppe, uomo giusto, che sta per sposarsi.

Possiamo immaginare che cosa sogni per il futuro: una bella famiglia, con una sposa affettuosa e tanti bravi figli, e un lavoro dignitoso.

Sogni della gente semplice e buona.

Improvvisamente, però, questi sogni si infrangono contro una scoperta sconcertante: Maria, la sua promessa sposa, aspetta un bambino e questo bambino non è suo!

Che cosa avrà provato Giuseppe? Sconcerto, dolore, smarrimento, forse anche irritazione e delusione

Ha sperimentato che il mondo gli crolla addosso!

La Legge gli dà due possibilità. La prima è denunciare Maria e farle pagare il prezzo di una presunta infedeltà.

La seconda è annullare il loro fidanzamento in segreto, senza esporre Maria allo scandalo e a conseguenze pesanti, prendendo però su di sé il peso della vergogna.

Giuseppe sceglie questa seconda via, la via della misericordia.

Il sogno
di Giuseppe

Ed ecco che, nel cuore della crisi, Dio accende nel suo cuore una luce: in sogno gli annuncia che la maternità di Maria non viene da un tradimento, ma è opera dello Spirito Santo, e il bambino che nascerà è il Salvatore.

Maria sarà la madre del Messia e lui ne sarà il custode.

Al risveglio, Giuseppe capisce che il sogno di ogni pio Israelita — essere il padre del Messia — si sta realizzando per lui in modo inaspettato.

Non gli basterà appartenere alla discendenza di Davide ed essere un fedele osservante della legge, ma dovrà fidarsi di Dio, accogliere Maria e suo figlio in modo diverso da come si aspettava e da come si era sempre fatto.

Giuseppe dovrà rinunciare alle sue certezze rassicuranti, ai suoi piani perfetti, alle sue legittime aspettative e aprirsi a un futuro tutto da scoprire.

E a Dio, che scombina i piani e chiede di fidarsi, Giuseppe risponde sì.

Il coraggio di Giuseppe è eroico e si realizza nel silenzio: si fida, accoglie, non domanda ulteriori garanzie.

Cosa dice Giuseppe oggi a noi? Noi pure abbiamo i nostri sogni, e forse a Natale ci pensiamo di più.

Magari rimpiangiamo alcuni sogni infranti e vediamo che le attese devono confrontarsi con situazioni sconcertanti.

Quando questo accade, Giuseppe indica la via: non cedere a sentimenti negativi, come la rabbia e la chiusura!

Occorre accogliere le sorprese della vita, anche le crisi.

Con un’attenzione: quando si è in crisi non bisogna scegliere di fretta secondo l’istinto, ma lasciarsi passare al setaccio, come Giuseppe e fondarsi sulla misericordia di Dio.

Quando si abita la crisi senza cedere alla chiusura, alla rabbia e alla paura, ma tenendo aperta la porta a Dio, Lui può intervenire.

Lui è esperto nel trasformare le crisi in sogni: apre le crisi a prospettive che non immaginavamo, magari non come noi ci aspettiamo, ma come Lui sa.

Questi sono gli orizzonti di Dio: sorprendenti, ma infinitamente più ampi e belli dei nostri!

Maria ci aiuti a vivere aperti alle sorprese di Dio.

( Angelus in piazza San Pietro)

Mercoledì 21

Nella Parola
un anticipo
di paradiso

Stanno finendo le catechesi sul discernimento e [qualcuno] potrebbe forse pensare: ma che pratica complicata!

In realtà è la vita a essere complicata e se non impariamo a leggerla, rischiamo di sprecarla, portandola avanti con espedienti che finiscono per avvilirci.

Avevamo visto che ogni giorno compiamo atti di discernimento, in quello che mangiamo, leggiamo, sul lavoro, nelle relazioni.

La vita ci mette sempre di fronte a scelte, e se non le compiamo in maniera consapevole, alla fine è la vita a scegliere per noi, portandoci dove non vorremmo.

Il discernimento però non si fa da soli.

Alcuni aiuti
per discernere

Oggi entriamo in merito ad alcuni aiuti che possono rendere più agevole questo esercizio indispensabile della vita spirituale.

Un primo aiuto è il confronto con la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa [che] aiutano a leggere ciò che si muove nel cuore, imparando a riconoscere la voce di Dio e a distinguerla da altre voci, che sembrano imporsi alla nostra attenzione, ma lasciano confusi.

La voce di Dio risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio.

Pensiamo all’esperienza del profeta Elia: il Signore gli parla non nel vento che spacca le pietre, nel fuoco o nel terremoto, ma in una brezza leggera.

La voce di Dio è discreta, rispettosa, umile, e per questo pacificante.

Solo nella pace possiamo entrare nel profondo di noi stessi e riconoscere i desideri che il Signore ha messo nel nostro cuore.

Tante volte non è facile entrare in quella pace del cuore, perché siamo indaffarati.

Ma per favore, calmati... Due minuti, fermati. Guarda cosa sente il cuore.

Facciamo questo, ci aiuterà; perché in quel momento di calma sentiamo la voce di Dio che dice: “buono questo che stai facendo”.

Piccoli
telegrammi
di Dio

Per il credente, la Parola di Dio non è semplicemente un testo da leggere, è una presenza viva, un’opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro.

Leggere la Bibbia, uno o due pezzetti, sono come piccoli telegrammi di Dio che arrivano subito al cuore.

La Parola di Dio è un vero anticipo di paradiso.

Lo aveva ben compreso un grande santo, Ambrogio, vescovo di Milano, che scriveva: «Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre».

Con la Bibbia noi apriamo la porta a Dio che passeggia.

Questo rapporto affettivo con la Scrittura, con il Vangelo, porta a vivere una relazione affettiva con il Signore Gesù!

Il cuore parla al cuore.

Molte volte possiamo avere un’idea distorta di Dio, considerandolo un giudice arcigno, severo, pronto a coglierci in fallo.

Gesù, al contrario, rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza, pronto a sacrificare sé stesso pur di venirci incontro, proprio come il padre della parabola del figlio prodigo.

Una volta, uno ha chiesto — non so se alla mamma o alla nonna — “Cosa devo fare, in questo momento?” — “Ascolta Dio, Lui ti dirà cosa dovrai fare. Apri il cuore a Dio”.

Ricordo un pellegrinaggio di giovani al Santuario di Luján, a 70 km da Buenos Aires.

Io avevo l’abitudine di confessare. Si è avvicinato un ragazzo tutto con tatuaggi... E m’ha detto: “Sono venuto perché ho un problema grave e l’ho raccontato alla mamma e la mamma mi ha detto: ‘Vai dalla Madonna, fai il pellegrinaggio, e la Madonna ti dirà’. E sono venuto.. Qui, ho ascoltato la Parola di Dio e mi ha toccato il cuore”.

La Parola ti cambia la vita. Io l’ho visto tante volte.

Perché Dio non vuole distruggerci, vuole che siamo più forti, più buoni ogni giorno.

In preghiera
con
il Crocifisso

Chi rimane di fronte al Crocifisso avverte una pace nuova, impara a non avere paura di Dio, perché Gesù sulla croce è l’immagine dell’impotenza totale e insieme dell’amore più pieno, capace di affrontare ogni prova per noi.

I santi hanno sempre avuto una predilezione per Gesù Crocifisso.

Il racconto della Passione di Gesù è la via maestra per confrontarci con il male senza esserne travolti.

In essa non c’è giudizio e nemmeno rassegnazione, perché è attraversata dalla luce della Pasqua, che consente di vedere in quelle azioni terribili un disegno più grande, che nessun impedimento, ostacolo o fallimento può vanificare.

La Parola di Dio apre tutte le porte, perché il Signore è la porta.

Prendiamo la Bibbia in mano: cinque minuti al giorno.

Portate un Vangelo tascabile e quando sarete in viaggio prendetelo e leggete un po’.

Vedrete come cambierà la vostra vita con la vicinanza alla Parola di Dio.

“Sì, Padre, ma io sono abituato a leggere la Vita dei Santi”: questo fa bene, ma non lasciare la Parola di Dio.

Prendi in Vangelo e leggilo anche solo un minuto.

È molto bello pensare alla vita con il Signore come una relazione di amicizia che cresce giorno dopo giorno.

L’amicizia con Dio ha la capacità di cambiare il cuore; è uno dei grandi doni dello Spirito Santo, la pietà, che ci rende capaci di riconoscere la paternità di Dio.

Abbiamo un Padre tenero, affettuoso, che ci ama: quando se ne fa esperienza, il cuore si scioglie e cadono dubbi, paure, sensazione di indegnità.

Nulla può opporsi a questo amore dell’incontro con il Signore.

In ascolto
dello
Spirito Santo

E questo ricorda un altro aiuto, il dono dello Spirito Santo, che è presente in noi, e che ci istruisce, rende viva la Parola di Dio, suggerisce significati nuovi, apre porte che sembravano chiuse, indica sentieri di vita dove sembrava ci fossero solo buio e confusione.

Voi pregate lo Spirito Santo? Ma chi è questo grande Sconosciuto? Noi preghiamo il Padre Nostro e Gesù, ma dimentichiamo lo Spirito!

Tante volte lo Spirito Santo è come se fosse una Persona che non conta.

Lo Spirito Santo è quello che dà vita all’anima! Lasciatelo entrare.

In Lui c’è la forza della Chiesa, è quello che porta avanti.

Lo Spirito Santo è discernimento in azione, presenza di Dio, è il regalo più grande che il Padre assicura a coloro che lo chiedono.

Gesù come lo chiama? “Il dono”: “Rimanete qui a Gerusalemme aspettando il dono di Dio”, che è lo Spirito Santo.

Portare la vita in amicizia con lo Spirito Santo: Lui ti cambia, ti fa crescere.

Il discernimento ha lo scopo di riconoscere la salvezza operata dal Signore nella mia vita, mi ricorda che non sono mai solo e che, se sto lottando, è perché la posta in gioco è importante.

Lo Spirito Santo sempre è con noi.

(Udienza generale nell’Aula Paolo vi )