Un anno fa la morte del biblista Frédéric Manns

Leggere il Vangelo
con lo sguardo del cuore

SBF. Inauguration of the academic year 2009-2010 in Saint Savior Convent, with Claudio Bottini, ...
21 dicembre 2022

C’è ancora spazio oggi per l’immaginazione? Viviamo in un tempo storico nel quale, grazie alle tumultuose innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, ci viene annunciato che potremo vedere tutto, toccare ogni cosa, provare qualsiasi esperienza. E farlo “per davvero” (non è in fondo questa la grande promessa del Metaverso?). I film in 3d, i videogiochi dalla grafica sempre più definita e avvolgente, le esperienze sonore immersive suscitano già un grande fascino in ambiti sempre più ampi della popolazione, soprattutto tra i giovani. Eppure questo progresso nella percezione delle cose sensibili (vediamo meglio, sentiamo in modo più chiaro), sottrae inevitabilmente spazio ad una delle facoltà che più caratterizzano l’essere umano: quella di immaginare. Di “vedere con la vista dell’immaginazione”, per riprendere Sant’Ignazio di Loyola. L’immaginazione “costa fatica”, richiede uno sforzo di creatività, non accetta vincoli prefissati. L’immaginazione mette in gioco il cuore. E quest’ultimo, diversamente dall’intelligenza, rifiuta ogni accostamento all’aggettivo artificiale.

Sono riflessioni, queste, che nascono dalla lettura del volume Raccontando la Bibbia, edito dalla Lev, raccolta degli scritti pubblicati su «L’Osservatore Romano» del francescano Frédéric Manns, che il 22 dicembre di un anno fa — nella sua amata Gerusalemme — moriva all’età di 79 anni, di cui oltre la metà vissuti intensamente (e gioiosamente) in Terra Santa. «Padre Manns — ha detto di lui il Papa — ti fa vivere la Bibbia. I personaggi di cui scrive te li rende vivi, te li fa incontrare». Parole che richiamano una delle questioni fondamentali per la nostra fede, ovvero la nostra capacità come cristiani — di tutti, perché la Chiesa come ci ricorda Francesco non sono “solo” il Papa, i vescovi e i sacerdoti — di incontrate il Signore e di farlo incontrare agli altri. Di essere dunque lievito e sale, lampada e balsamo per l’umanità del nostro tempo.

Senza ricorrere ad effetti speciali, padre Manns ha aiutato generazioni di pellegrini di ogni nazionalità a conoscere e amare Gesù attraverso i luoghi che ne hanno visto il passaggio terreno. Lo ha potuto fare non solo perché aveva studiato (e in un modo che resterà a lungo come eredità, ben oltre i confini dello Studium Biblicum Franciscanum del quale è stato direttore), ma innanzitutto perché aveva incontrato il Signore e questo avvenimento aveva impresso la direzione alla traiettoria della sua vita. Padre Manns — ha osservato il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton — ha guidato migliaia di pellegrini, toccando la Parola di Dio nella “bidimensionalità della scrittura” e nella “forma tridimensionale” dei luoghi biblici. Lo ha potuto fare, ed emerge dai suoi scritti, perché viveva con gioia la “prima dimensionalità”, quella dell’amore per la Parola di Dio. Una Parola che non è un codice sigillato nel passato, ma è fatta di carne. È impastata di lacrime e sudore. Ha l’odore della fatica e il profumo della festa. È Parola viva che genera immagini e immaginazione. È sogno e profezia.

Nella prefazione del volume, curato da Roberto Cetera, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, annota efficacemente che padre Manns traccia «pennellate sulla vita dei personaggi biblici e in filigrana anche su di noi». Sì, perché anche noi — almeno una volta — ci siamo sentiti increduli come Tommaso, indaffarati come Marta, impauriti come Pietro, confusi come i discepoli di Emmaus. Ci siamo, attraverso l’immaginazione del cuore, immedesimati con i compagni della vita di Gesù, sentendoli non più come personaggi relegati in un tempo lontano ma nostri contemporanei, con cui poter dialogare e averli accanto come compagni di strada. Ecco allora, sembra suggerire padre Manns, l’invito a non fermarsi solamente a leggere il testo della Bibbia, a restare fissi sulla pagina, ma a fare un passo oltre chiudendo gli occhi e affidandosi alla lettura del cuore.

di Alessandro Gisotti