No a un mondo che mette
«“Fare squadra”, per scoprirci fratelli e sorelle in un mondo che tende a isolarci, a dividerci, a metterci l’uno contro l’altro»: è la consegna che Papa Francesco ha affidato ai ragazzi dell’Azione cattolica italiana, ricevuti stamane, 15 dicembre, nella Sala del Concistoro, in occasione della tradizionale udienza pre-natalizia. Ecco il discorso consegnato dal Pontefice ai presenti.
Cari Ragazzi dell’acr (Acierre), buongiorno e benvenuti!
Mi fa piacere incontrarvi in questa circostanza pre-natalizia, tanto attesa e desiderata da tutti voi. Venite da diverse Regioni e siete accompagnati dal Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, dall’Assistente Generale, Mons. Gualtiero Sigismondi, dai Responsabili dell’acr e dai vostri educatori. Li ringrazio per quello che fanno e, tramite loro, voglio dire grazie a quanti si adoperano per la vostra crescita umana e cristiana.
Ad accompagnarvi, in quest’anno associativo, ci sono anche delle parole. Poche, ma forti. Sono alcune parole che Gesù dice ai suoi discepoli, a ciascuno di noi: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28, 19). È una richiesta che il Signore fa ad ogni cristiano in ogni tempo. Gesù utilizza un verbo facile ed essenziale: “andare”. Qualcuno potrebbe pensare che per essere dei bravi cristiani occorra soprattutto riflettere, meditare. Invece Gesù dice: Andate! È un verbo decisivo, perché trasforma il discepolo in apostolo, lo rende missionario. E anche voi, cari amici, siete chiamati ad andare, perché a Dio non piace quando stiamo a impigrirci sul divano; Lui ci vuole in movimento, in cammino, pronti e ben disposti a metterci in gioco.
Andate! Ma verso dove, verso chi? Verso gli altri, verso — dice Gesù nel Vangelo — tutti i popoli, senza escludere nessuno. Il Signore non vuole che trascorriamo le giornate restando chiusi in noi stessi. E questo è un grande rischio per un ragazzo e una ragazza oggi: passare le giornate tenendo davanti agli occhi lo schermo di un telefonino. No, i nostri occhi sono fatti per guardare quelli degli altri. Non sono fatti per guardare in basso un mondo virtuale che teniamo tra le mani, ma per alzare lo sguardo al cielo, a Dio, e per guardare negli occhi chi ci vive accanto. Il nostro sguardo, i nostri occhi sono fatti per trasmettere la gioia sperimentata dall’aver incontrato Gesù, quell’amicizia che trasforma l’esistenza, che ci fa abbracciare la vita e ci permette di scoprirne la bellezza. Perché, ragazzi, è bello seguire Gesù; è bello scoprire il grande amore che Lui nutre per ciascuno di noi; è bello avventurarsi nel progetto di felicità che ha pensato per me, per te, per ognuno; è bello scoprire i regali che ci fa con grande generosità, le sorprese che riempiono di stupore e speranza le nostre vite, che ci fanno crescere liberi e felici.
Ma per questo bisogna andare, e — notate — non andare da soli, ma insieme. Andate, dice Gesù, al plurale, a tutti i discepoli insieme, non a ciascuno isolatamente. Per testimoniare l’amore di Gesù, bisogna “scendere in campo” non individualmente, ma insieme, come gruppo. Bisogna, in altre parole, “fare squadra”, per scoprirci fratelli e sorelle in un mondo che tende a isolarci, a dividerci, a metterci l’uno contro l’altro; che ti dice: “pensa a te stesso e non preoccuparti degli altri”. Invece, il segreto è proprio prendersi cura degli altri. E così ci si prende cura anche di sé stessi. Si parte da qui, dal vedere in ogni persona non un avversario, ma un compagno di squadra, un figlio di Dio: ecco lo spirito con cui vincere l’indifferenza. Ecco che cosa ci insegna Gesù con il suo sguardo, che è uno sguardo di predilezione. Per Lui ciascuno è importante, ma ci sono alcuni che ama in modo particolare. Sapete chi sono? Non i ricchi e i potenti, non chi sta già sulle copertine delle riviste patinate o in televisione, ma i più piccoli, i poveri, i dimenticati, gli scartati, quelli di cui nessuno si cura. Pensare a loro e a quello che serve e a loro, anziché a quello che manca a noi, è il segreto per rendere più bello, giusto e pacifico il nostro mondo, che di pace ha tanto bisogno. E io per questo mi affido a voi, al vostro sguardo d’insieme sul futuro, alla vostra forza di andare e soprattutto alla vostra preghiera per la pace, che è potente e può fare grandi cose!
Non dobbiamo avere paura di scendere in campo, di metterci in gioco: “Vai — ti ripete Gesù ogni giorno — non fermarti e non spaventarti mai, perché io sarò sempre con te!”. Davvero, Lui è sempre al nostro fianco, nei momenti belli e in quelli tristi. La festa del Natale, ormai vicina, ci ricorda proprio questo: che Dio entra nel mondo e ci dona la forza di andare, di camminare con Lui. A Natale ci ha raggiunti, è diventato nostro compagno di viaggio. E mai e poi mai ci abbandonerà. Non vede l’ora di accompagnarci nelle nostre vicende, in tutte le vicende della vita, per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore. Per rialzarci dopo ogni caduta e proteggerci in mezzo a ogni tempesta. Non è bello camminare con un Dio così, con un Dio che è nostro amico, l’Amico del quale sempre fidarci?
Allora Andate, cari amici! La vivacità e i talenti che ciascuno di voi ha — tutti ne abbiamo, nessuno è privo di grandi talenti, non dimentichiamolo! — siano a disposizione di tutti e portino frutto! Vi auguro, insieme a un santo Natale, di testimoniare ogni giorno questa speranza. Ed estendo gli auguri alle vostre famiglie e all’intera Azione Cattolica. Vi benedico tutti di cuore; e vi chiedo un favore: non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!