Il monastero Mar Nohra avvia un progetto con pannelli solari

Le energie rinnovabili
per fermare la crisi economica in Libano

 Le energie rinnovabili per fermare la crisi economica in Libano   QUO-286
15 dicembre 2022

A trenta chilometri a nord di Beirut, in Libano, lontano dal caos della capitale, sorge il Monastero Mar Nohra dell’Ordine Antoniano Maronita. Un luogo di culto, abbandonato da secoli e poi ristrutturato qualche anno fa, le cui mura trasudano storia e spiritualità, e dove la comunità monastica, ormai stabile e feconda di nuove vocazioni, vive in perenne armonia con il Creato.

Mar Nohra, vicino al più noto santuario della Madonna di Harissa, domina il paesaggio circostante da una collina di 600 metri e si estende, guardando il Mar Mediterraneo, su un terreno di 23 ettari completamente ricoperto di querce, pini e cedri, con una parte coltivata ad orto. Molte specie animali qui hanno trovato il loro habitat e indisturbate, accanto all’uomo, trascorrono le loro giornate. A vederlo così, sembrerebbe un’oasi felice e soprattutto “verde” ma, ogni medaglia ha il suo rovescio e anche questo monastero subisce gli effetti della pesante crisi economica che dal 2019 ha colpito il Paese. Nell’anno precedente la pandemia da covid-19, la valuta libanese ha infatti perso oltre il 90 per cento del suo valore di acquisto. Il tracollo economico — uno dei peggiori al mondo dal 1850 — conseguente all’instabilità politica e ai perenni conflitti, ha ridotto circa quattro milioni di famiglie alla povertà. E mentre l’economia va a picco, i prezzi dei beni di prima necessità salgono alle stelle, a causa di un’inflazione al 138 per cento, così sempre più persone si trovano nella condizione di dover scegliere tra pagare l’affitto o comprare cibo, acqua e medicine per vivere. Il governo tra le altre drastiche misure ha optato per il razionamento di gas, elettricità e in alcuni posti pure dell’acqua potabile, concedendo alla popolazione solamente un’ora di energia elettrica al giorno.

Anche il Monastero subisce questa condizione e i frati sono costretti a comprare l’elettricità dai gestori privati dei generatori di corrente i quali però devono fare ormai i conti con la mancanza di diesel e l’aumento esorbitante del suo costo sul mercato, come pure con le spese di manutenzione delle macchine stesse. Da qui l’idea di virare verso le energie rinnovabili e realizzare un progetto di efficientamento energetico dell’intera struttura, utilizzando i pannelli solari e caldaie di nuova generazione. «I lavori sono già iniziati e sembrano procedere bene», racconta a Vatican News e a «L’Osservatore Romano» padre Maged Maroun, procuratore generale dell’Ordine Antoniano Maronita (Oam) presso la Santa Sede e rettore del Collegio di Sant’Isaia. L’economato dell’Ordine ha infatti deciso di coprire il 10 per cento dei costi del progetto, mentre il grosso del finanziamento è stato preso in carico dalla Roaco, (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali), organismo che fa capo al Dicastero stesso. «Ho trascorso le ultime due settimane in Libano e passato qualche giorno al Monastero di Mar Nohra — prosegue padre Maroun — e ho potuto constatare con i miei occhi che è impossibile andare avanti così. Per tutti, per la gente che non arriva a fine mese, per le generazioni future, e anche per i frati. L’idea di questo progetto è nata per diversi motivi. Primo, garantire la missione del monastero stesso: mi riferisco alla missione religiosa ma anche pastorale ed educativa. Attualmente infatti il monastero accoglie sia monaci studenti durante l’anno di diaconato, sia laici per ritiri spirituali o convivenze di formazione. E poi c’è un’importante scuola di iconografia; in più i monaci si dedicano all’educazione e formazione dei giovani per trasmettere loro il bagaglio religioso e antichissimo di questo Paese e dell’essere cristiani». «Infine — aggiunge — hanno un’attività di agricoltura, coltivano terreni in autonomia e si nutrono, secondo una prassi altrettanto antica, del lavoro delle loro mani. Il monastero non può vivere senza acqua e corrente, perciò, visto il razionamento drastico attuato dallo Stato, abbiamo pensato ad un’energia alternativa, per sopravvivere noi e per far stare meglio anche la gente che viene da noi per chiedere aiuto, per imparare, per pregare, vogliamo mettere in funzione un “generatore di salvezza” per l’uomo e per l’ambiente e la scelta delle rinnovabili è l’unica possibile oltre che doverosa, anche perché qui se c’è una cosa che non manca quasi mai, essendoci un clima prevalentemente mediterraneo, è la luce del sole». A Mar Nohra dunque ascoltando la volontà di Papa Francesco, espressa chiaramente nelle Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, si sta riscrivendo un “pezzetto di futuro” per alleviare la sfiducia, la frustrazione e la fatica che i libanesi tutti stanno vivendo ormai da tanto, troppo tempo.

di Cecilia Seppia