Il primo vertice paneuropeo del dopoguerra

 Il primo vertice paneuropeo  del dopoguerra  QUO-284
13 dicembre 2022

Fondamentale ed evocativo quanto dato erroneamente per scontato negli ultimi anni, l’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa è stato firmato a Helsinki nel 1975 da trentacinque Paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Sovietica, Italia e Santa Sede. «Un faro della storia diplomatica» lo ha definito Matteo Luigi Napolitano, professore dell’Università degli Studi del Molise, nell’incontro che si è tenuto oggi all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Per la prima volta, ha proseguito Napolitano durante il suo inquadramento storico, «Stati europei di entrambi i blocchi concordavano su un comune futuro. Per i Paesi socialisti si trattava di veder riconosciute come immutabili le frontiere europee del dopoguerra, inclusa la divisione della Germania. Per gli occidentali si trattava di contrastare la lotta ideologica ingaggiata da Mosca. Era il primo vertice veramente paneuropeo del dopoguerra». Forse avvertendo che l’opera di riappacificazione iniziata nel 1945 era incompiuta, il primo agosto 1975, dopo due anni di lavoro, principi e obiettivi di Helsinki furono chiariti: «Uguaglianza sovrana degli Stati, non ricorso alla forza, inviolabilità delle frontiere, principi di negoziato, non ingerenza negli affari interni, diritto di autodeterminazione dei popoli, diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (anche religiose) e altri principi di cooperazione. La dichiarazione generale diffusa dal delegato sovietico Andrey Gromyko era un terreno seminato di speranze». Che progressivamente sono diventate certezze grazie a «movimenti, gruppi, pensatori, attivisti» i quali «hanno dedicato la vita all’unico scopo di veder realizzati i principi consacrati nell’Atto finale di Helsinki». Perché, ha ricordato Napolitano, «nulla hanno potuto la repressione poliziesca, il controllo delle “vite degli altri” e la minaccia di emarginazione sociale. I principi di Helsinki hanno fatto il loro corso. Diplomazia e società civile si erano alleate in loro difesa».

Da Mosca a Leningrado, da Sverdlovsk a Kiev: erano ormai tanti i “figli di Helsinki” consolidati dai vertici della csce (oggi osce ). Tra questi, Mikhail Sergeyevich Gorbaciov che, ha sottolineato Napolitano, «avrebbe portato vento nuovo nelle relazioni internazionali». Il leader sovietico favorì un «terreno di dialogo e larga partecipazione» quando, ad esempio, «a Vienna nel 1989 fu menzionata per la prima volta la “dimensione umana”, pilastro indispensabile di quella nuova “casa comune europea” reclamata da molti». Ecco infine emergere l’agenda per la pace globale. Senza tempo, colma di prospettive, densa di fiducia. Napolitano la identifica nelle carte di monsignor Agostino Casaroli, a guida della delegazione vaticana a Helsinki: «Al motto “se vuoi la pace prepara la guerra” si tratta di sostituire lo slogan: “se vuoi realmente la pace, preparala”». (guglielmo gallone)